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sabato 20 gennaio 2024

GIRAVOLTA - inediti di Bianca Mannu

 




Una giravolta del tempo

arriva così:

un ansare di vento

dalle cime alle gole dei colli

strappa alla spossata pagina

lo straniante congedo dalle cose

(cose solite e insolite

senza più domande)

Spoglia d’autunno

di sé indolente

per altrui sensi “cosa/cose”

in ordinari frammenti.

 

lunedì 2 ottobre 2023

Vertigine - graffito in Quot dies - Bianca Mannu

 VERTIGINE

 

Ritagliava uno spazio

d’orrore euclideo

sotto i passi …

Come un pane,

azzimo e raffermo,

il colle, camuffato

nella precarietà perenne

dei nuovi abituri,

di colpo mostrava

- sfacciatamente glauca -

la mollica a perpendicolo

su un fondo d’acqua

ruvida di sassi

verdemente lanuginosi

d’umida vecchiezza.

In quell’iride cieca

precipitava per l’aperto ciglio

un’angusta misura d’assoluto:

obliqua aleggiò l’ombra

d’un possibile volo …

- Un balzo, poi … più niente.

E la madre, grande,

si stagliò nera sull’orlo

e follemente giocò

con la vertigine bianca

della bimba senza gridi.

sabato 10 dicembre 2022

Lei andava - inedita di Bianca Mannu

 



Lei andava – un petalo bianco

nel vento –

aleggiava sbandando - il cuore

in fermento –

nel sole – all’incontro

della sua primavera.

 

Dal calamo casto disciolta -

smarriva

turgore e profumo -  sconvolta

annusava

nell’aria l’autunno -

intriso di cenere e fumo.




Noticina- Ringrazio di cuore Pinterest

per questo prelievo. (bm) 








domenica 21 agosto 2022

amo il maestrale - versi inediti di Bianca Mannu


                                                                 








                                                                     e amo il maestrale

quando involve il vespro viola

e da quel lontano sito

prende fiato di mare

e rotolando per le plaghe

d’erbe morte e sassi

arriva a me – amorosa spiona –

stridendo allegro e sfrontato -

tra le stecche delle mie persiane

 

ancor più lo godo

quando tutti pori mi spalanca

per penetrarmi di sé

e cacciarne i fumi caldi

accaniti sulle mie più interne foglie

affiochite da una sete incapace

di valersi d’un’acqua

subitamente malevolmente

 calda e d’altri eccessi infetta     

 

tanto l’amo

e non gli ascrivo a colpa

i suoi impazziti soffi

sui più pazzi fuochi

bestialmente umani

 

e tanto l’amo

che sotto la sua danza indocile

- incurante sonno –

docilmente m’abbandono.


 











                                              👀 Ringrazio per queste splendide immagini (b.m.)

martedì 26 luglio 2022

Vibrazioni - versi inediti di Bianca Mannu





Vibra di cromo il giallo euclideo

indosso alle scarpate vergini.

Severe fioriture – albini grumi –

vestono gli ulivi di canizie

che il vento – pettinando - depone

sulle zolle già rasate e smosse

dentro recinti riassestati

a scongiuro di fiammifere intenzioni.

Verzicando in silenzio

spiattellano alla precocità

della calura i loro pampini dentati

le vigne in parata sulle zolle -

d’ogni altro stelo ossessivamente ripulite - 

aleggiano come ombrelli

i loro palmi tra le spire

dei cirri e su corimbi neonati

che già cullano umorali eventi.

Immensi e sonoramente atavici

sfilano nel vespro i greggi:

smagrite perché di vello

hanno i pastori denudato le bestie -

lunghi musi penitenti

nel saio assottigliato

color dell’acqua sporca.

Dimessa veste conviene

forse a questa stasi: covato

“en plaine air” il tramenio della fatica

si spinge l’occhio esoso al frutto

che un poco sguscia dall’ambigua

digitalità di Crono e molto oscilla

 sulla stadera indecifrabile di Ade.  

Noticina o piccola premessa di ordine personale - Data la mia età o, forse, la mia noia verso un presente che non si decide a passare per incontrarsi faccia a faccia con una più consapevole logica, ho diradato la mia navigazione in fb e persino la mia attività in questo blog. Però penso e scrivo ancora testardamente. Il luogo dove attualmente risiedo s'impone alla mia riflessione emotiva; questa, incurante della poeticità generalmente praticata, si fa strada verso una parola che vorrebbe essere qualcosa di più elaborato rispetto, sia al pianto nostalgico per un eden perduto, quanto un dire cauto verso il sorriso di chi si esalta compiacendosi di dar voce al bello assoluto. Altresì rivendico la distanza  da  una nota spese o da un promemoria per gli acquisti: cerco di ricuperare la carica simbolica della mitologia per alludere al nostro dramma attuale.  (BM)

venerdì 17 giugno 2022

Metafora per oggidì - Guerra ... purchessia - inedita di Bianca Mannu

 

Hai un cognome strano! –

 è un pretoriano d’oggidì

venuto ad apostrofarmi

da sotto i galloni del kepì

« Ecco …  - ride per allettarmi - 

ecco - una stellina gialla

t’appunto sul pastrano … »

 

Ed io: - Rifiuterei il galano

« Niente di personale – dice -

solo un piccolo segnale

per i distinti da implicare

in questa  - qui o là – semplice

 guerra universale -

impossibile glissare»

 

Sarò merla o gazza?

 - Ora con la stellina finto oro (!) -

e il nome un po’ balzano …

… in quale guerra m’insinuo

con gli attributi di razza?

« Aspetta un semestrino – dice -

ché ti spedisco a Gaza!»

 

Penso:- Con gli occhi a mandorla

e la pelle tinta d’Africa

potrei fingermi creola

ma penserei che la metrica

dell’idioma mio parlato

non corrisponda al fatto

 

Ecco - perciò stesso

sarò statua di gesso

davanti al quesito censorio

del milite littorio

Se fossi come non vorrei e sono

mi darebbero della poco di buono

sarei spinta giù con acribia

in fondo al rione Carestia 

E dopo – se un po’ ci pensi –

dubito che scamperei alla follia

d’esser preda della guerra a pezzi

o della guerra  … purchessia

 

È stato già:

per astratta remissione

nella seconda ventina

del secolo ventesimo -

meno che bambina

sullo scalino dell’ impossibile

privo di proporzione

e di coerenza matematica -

vi sono rimasta statica -

una briciola indefinibile -

un ente trascurabile

inviato per inerzia pulsante

ad arrestarsi sull’ orlo beante

del buco madornale

dell’irragione generale

apertasi nell’anno 1939:

bellicista arrogante!

 

Era greve  - armato

fino all’ultimo dente -

un rullo semovente -

 un’immane mitraglia

caricata per lasciare il niente

ed offrire la Terra alla gentaglia

 

Pure l’orrore procede

per respiri ed apnee:

bisogna che fino alla noia

ce lo raccontiamo – o mondo boia -

con molto suo contorno

il crollo all’inferno ed il ritorno

perché abbia anche senso

l’estremo nostro giorno. 

Noticina -Niente ricorso alle immagini. Bloccare la coazione a ripetere.  Trovare subito la breccia per il ritorno e negare possibilità alle riedizioni : bisogna espungere dal DNA bestiale dell'uomo la soluzione ultimativa e riprogettare il senso della coesistenza orientata alla risoluzione concordata dei conflitti politici e sociali, essendo figli d'una sola madre terra.(BM) 

domenica 22 maggio 2022

Fiaba triste - inedita di Bianca Mannu


 

Una mattina il sole fece l’occhietto

all’uomo con gli stracci e lui non si levò

Col suo più lungo raggio - il sole

frugò tra l’erba dell’aiola:

perché tinto di rosso  vide il sasso.

Con quel rosso il sasso si spiegò.

Arrivarono uomini in divisa:

confusione tanta anziché no.

Al sasso fu data la qualifica di arma:

ma chi nella notte quell’arma sollevò?

Interrogato - il vento rispose “niente so”.

Al sole né quesito né risposta

proprio razionale non sembrò.

Morta – per sé con voce calma

allungando i raggi commentò

 disponendosi a calare …

“Neppure il sole ci sta più con la testa!”

deplorò un brandello di straccio

rimasto a penzolare tra il cespo

di fiori bianchi dell’unico oleandro nano

che dava il suo amaro a una pattuglia d’api.

“La testa ci sta, ma è sbagliata la lettura

del commento: morta  è la verità

ancora prima del colpo di teatro”-

Così pareva che il sole rispondesse.

Ma era l’effetto d’un cirro agitato e scuro

che il vento lanciava sul disco allucinato.

Così fu stabilito e rubricato.

Eppure il guizzo della nuvoletta

con roco accento affiorante dalla pancia

sembrava a pochi umani sentenziare:

“Solo chi ha ben vissuto può morire

e muore vagliandone il perché.

Tanti di noi umani – svuotato il cranio

da ogni accurata riflessione -

tremiamo ad ogni schiocco -

ma morire non possiamo:

da sempre morti siamo!”

 


giovedì 5 maggio 2022

Nientificazione / Soglia e soglie - poesia inedita di Bianca Mannu

 


Nientificazione

 

Sulla soglia d’un paesaggio

fintamente usuale

lievita spettrale

il suo fondo disastrato:

lì mi blocca lo sgomento

per il mio inutile cimento

per la mia onirica insistenza

nel tentare d’afferrare qualche istanza

su cui issarmi in trasparenza

dal mio caos esistenziale

 

Mi sveglio per abitudine ancestrale

sull’incipiente ritorno della luce

che – presumo a caso – cuce e ricuce -

raccolti dal pantano –

alcuni sensi laceri

d’un tempo precristiano

e intrugli di frantumi

in malsicuri barlumi

di cristianesimo nostrano

 

Cerco nell’orcio d’un antico garbuglio

la perdurante sodezza d’una parola d’ordine

che ripristini l’argine all’odierno subbuglio …

E invece mi tremano in disordine

voci straniere e insensate -

nella foresta vergine

di prode scalcagnate

 

Vivendo così dove gli enti

e i quadri del vedere –

parendo fedeli documenti

in date timbri e firme di accreditamenti -

mentono da filibustiere –

assumi per vero ed essenziale

solo il tuo ultimo raschio catarrale


In questa soglia di dormiveglia -

che a tratti mi nega la fede

anche sulla fisicità della soglia

sotto malfermo piede -

incappo nell’esperienza

della massima stranianza

 

Da qui ricade frammisto

di sudore all’umido fluente

oltre l’intimo abisso

questo residuo di niente.






Mininota - Beh, penso non sia necessario nessun commento: che mi riferisca all'oggi mi pare evidente, come risulti lapalissiana la propensione a negare cittadinanza a ogni ideologia minimizzante.(B.M.)


lunedì 25 aprile 2022

Unda e ispunda di Antonio Altana postata a cura di Bianca M.

 Unda e ispunda


Sa pedra sempre trastu a morte posta
non dat signu de bòidu fitianu
su distratu non l’idet cosa tosta
si non b’iscudet forte s’ossu umanu
Ma pro chie in eremu b’at sosta
o chie no at tèula ne cabanu
est balu unu pedrone de su nodu
o prima fortilesa de s’aprodu

in tremulosu sinu ‘e congiuntura
e intimidade fisica impressida
tra apretadas e istabilidura
in fundu de una forsi iscadriada –
fuida a dotes de sa congetura –
giogat vida tra sicas e undada
chi t’enit dae me e torrat poi …
cal’est motivu chi s’achidat goi

dae sogetu a benner ogetu
si no fit pro efetu diferente
de calecunu tribuladu apretu?
Ma chie mai detzidit repente
de leare de fossile s’aspetu
ue vida isfiorat frecuente
ispinghende continu cale unda
como in custa poi s’atera ispunda.







Noticina - Propongo il post precedente come traduzione di questa fisicamente parlante. Buona lettura a coloro che un po' s'azzardano a compitare il Logudorese. B. M. 

giovedì 21 aprile 2022

Onda e sponda - inedita di Bianca Mannu

La pietra  - oggetto

sempre pensato morto –

non dà segno di vuoto

per chi incurante passi -

non dà segno di pieno

se non c’inciampa

l’altrui vivente  osso.

Ma per l’anacoreta

o l’uomo senza tetto

era áncora - il sasso - ed è

la principiante sodezza dell’approdo

nel malfermo grembo della contingenza -

è l’immediata fisica intimità

tra pulsione e fissità.


Sul fondo sdrucciolevole

dell’eventualità - sfuggita

al civile imperio della causalità -

la vita si gioca nella secca di vortice

che va da me a te - da te a me …

Che cosa cambia il turno

del soggetto e dell’oggetto  

se  non l’effetto diseguale

d’un fortunoso impatto?

Ma chi farà mai da fossile

dove la vita lambisce

pulsando  come onda

or l’una or l’altra sponda?


martedì 12 ottobre 2021

Visite di Atropo - inedita di Bianca Mannu


 Visite di Atropo

 

Incappucciata e in veste nera se la figura ognuna/o

tremando infantilmente al ritorno del mitico profilo

quando  - compagno di letto - uggiola come noia

un male indeciso e pellegrino  che ninnando vocalizza:  

“Non ora - c’è tempo – c’è … tempo – ancora … non è l’ora …”

E sul frizzo birichino più dolce signoreggia il sonno.

 

Ma più funereo straccio torna  a claudicare

sui bordi semispenti delle ciglia

quando la vita inclina alla fatica

dello stare in giaciglio incattivito

dopo il più cattivo giorno capovolto:

così straniata/o che non ti riconosci più.

 

Sulla tua china trascolora la luce

ancor di più verso un livore d’ombra 

che gela gli alfabeti sulla soglia.

Tu fuggi all’indietro sulla capriola

dell’inganno - ma il gioco scioglie le corde

 all’uragano degli assurdi: triste

saltimbanco di volizioni postume.   

Non c‘è rimedio a questa solitudine ventosa –

non altra logica se non questa:

di uscire dal tempo nel singolare

modo del gatto – allungarsi del muso

a cogliere l’attimo unico ed eterno

di tepore in una traccia di sole

o in un baffo sbiadito di memoria

dove dilegua il tuo graffito d’esistenza

con la prescrizione assoluta

d’ogn’ istanza.

 

 

 

Noticina- Ringrazio di cuore i siti che mi hanno permesso di usare le immagini 
 

giovedì 20 maggio 2021

All'ultima svolta - inedita di Bianca Mannu

Affiochite o semispente
le luci della tua città interiore -
prendi un cammino  ignoto
che sgrana frane di fuliggine.
Di vele e remi il moto è messo ai ceppi
forse da un Dio che non ti ama
forse dal Caso che non si dichiara.
Eppure l’asperità caparbia del respiro
eccita tuoi obsoleti lembi 
a remare e remare
verso il Capolinea detestato.
È questa l’umanità del Fato: 
vedere l’invisibile – ignorare il prevedibile
e poi – forse - volere l’irrefutabile.
Misterioso nel tempo e nella prassi
fu impresso a caldo il Fato
con cadenza irreversibile
sul rigoglio di appetiti inoculati –
ancora un poco vivi – adesso rastremati –
che paghi a boccate d’aria stanca.
 
Era appena l’alba quando ti raggiunse
come rivelazione la Novella.
Il tempo fiammante di sorprese e giochi
era tuo senza frontiere - a verde aiola:
senza patemi potevi vagheggiare
la tua assenza priva di spavento –
come bigiare una giornata a scuola.
Rassicurata: avresti avuto ali -
se morta - e ogni bene mondano
avresti beatamente sorvolato –
così come - mentendo - la nonna
ti persuadeva che volando da lassù
avrebbe seguito ogni tua gioia
ogni tuo verde spasso su ogni prato
ogni tuo dubbio sul mondo di quaggiù.
 
L’ingordigia e la deità di Crono
chiudono  in mito l’angoscia della specie.
Ma tuo è il tempo faticoso della coda:
non resta che andare rimanendo -
a soffi e sbuffi  - in folle il cardias –
smaniosa in fondo a un letto -
divisa in ansie contrapposte:
se affrettarti alla Stazione ovvia
o fingere di scucire al Fato esoso
una o più soste speranzose …
Come se il semplice Poi
potesse con le spine dare rose.
Come se quel Poi potesse aprire
il chiuso pugno per donarti d’un colpo
 - ora! – quel bene senza nome -
 quello – non confessato –
che al Poi segretamente hai riservato 
come saldo di conto
per altro scampo dalla finale sorte.
Inutilmente!- come sapevi e sai.
 
Noticina - Il nostro tempo godereccio, dietro la stretta museruola del covid, impatta nella repulsione di considerare le svolte terminali, lunghe o brevi, tranquille o dolorose. E d'impulso cancella dall'orlo del pensiero quell'inquietudine che è particolare dei vecchi. Essi (io sono tra loro) un po' s'afflosciano ai raggi del loro sole moribondo, un po' si rizzano protervi ad afferrare raggi mattutini che esistono solo nel ricordo.        

domenica 11 aprile 2021

Un certo vento- inedita di Bianca Mannu

                                             

                                                       Un  

                                                                            certo                                                                                                                                                 vento                                 

 Labbri stretti

arpeggiava orizzontale
insidie vaporose
un certo vento
 
Obbediente a sé - il corpo d’aria -
mi trascorreva sulla pelle ottusa
insistendo sulla nota
dello stesso pentagramma
come se altra non fossi
che stoppia di campo
e non qual ero:
cucciola chiusa
in amato altrove
 
Ancora replica senza mutamento
il querulo soffio
 e non importa il luogo
e non importa la stagione
né quante ne possa io contare
in termini di solchi 
sul volto e sulla fronte
 
Mi geme ancora addosso
il suo compito lagnoso
e m’inquina di  carenza
l’obliosa mia latenza
 d’ogni senso
quando nell’animo
assomiglio a quella me
che non sapeva
 
E ancora arpeggia
tenere insidie vaporose
quel vento
puntando con la sincope
al cuore del risveglio
ghermendo per la gola
la mia cara alienazione
 
Lo sgomento del lutto
il miele ignaro d’una volta
insapora per sempre
 d’assenzio repentino:
 mitico nodo delle braccia
mitica età raccolta in occhi chiusi
per sempre cari
 - Assenti -
 
Mailnconia

Noticina - Ringrazio per la generosità chi ha accolto la richiesta del
prestito delle immagini.(BM)