venerdì 19 agosto 2016

La nave non va - Piccola riflessione di B. Mannu sul Presente

Era, è platealmente una bugia scrivere che “la nave va”, usando l’espressione come metafora di un mondo che, nel nostro guercio immaginario, procede lungo la mediana tra peggio e meglio.
 “La nave va” era, è, se non sbaglio, il titolo di quel bellissimo film di Federico Fellini. Sì, una fiaba, appunto,  costruita con la nota grande maestria e ironia. Ma  con buona pace di Fellini, nemico di letture dietrologiche,  a me è  rimasto impresso il significato ossimorico  del titolo, il quale prese a risonare con tragica ironia, nella mia mente,  appena sulla privatissima, sontuosa e godereccia navigazione funebre (funerale da Belle Époque) irruppe l’inizio della tragedia vera: lo scoppio della 1^ Guerra Mondiale.  E ricordo che la visione dell’intero film andò a rapprendersi, ancora nella mia mente, come immagine metaforica dell’Europa incapace di rendersi conto della sua imminente rovina. Del rinoceronte-simbolo non ricordo niente …
 E se la mia lettura del film risultava, e risulta, inficiata dalla sovrapposizione di simbologie tratte da altri contesti, non è del tutto falsa l’idea che la storia particolare del film si sia prestata e possa ancora prestarsi a simboleggiare l’irragionevole vanità di coloro che, beneficiati dalle fortune economiche e sociali e dal caso,  continuino a ignorare l’urlo di coloro che le stesse fortune non hanno e anzi vivono i massimi pericoli, per tacere di coloro che, invece, proprio sui disastri naturali e umani fondano le loro immense fortune .
Tutto ciò vado dicendo  anche per sconfessare, in quella poesiola, una mia volontà di disimpegno, – nel caso che qualcuno  vi avesse letto un tal significato.
No, purtroppo e decisamente, la nave non va, nel senso che il mondo è qualcosa di sgangherato che si agita e genera ogni specie di degradazione. Ci agitiamo, nel modo in cui sappiamo, forse poco volendo: ancora una volta siamo piccole comparse, talora recalcitranti, ma in qualche modo infelici complici di eccidi e catastrofi, che si collocano nella “migliore” tradizione  dei conflitti bellici mondiali. Eppure le piccole barche di ciascuno di noi del “primo mondo”  sembra che vadano …  Ma vanno? E dove?
Mi indigno quando nei telegiornali della nostra Isola si esulta perché i turisti sono arrivati, quindi c’è lavoro per un pugno di camerieri. Arrossisco davanti alle “balentìe” da cartolina che procurano orgasmi a piccole folle di compaesani  che si credono catapultati in un’era di “felice identità”.  M’indigno e mi vergogno, perché dalla nostra Isola, a pochi chilometri dalla mia città, si alzano in volo i seminatori di morte a favore di uno dei paesi più retrivi della platea internazionale.
La stampa e la TV sono affette da inguaribile  strabismo e noi con esse: malattia contagiosa che cerca vie consolatorie alla nostra rimossa disperazione.   

lunedì 15 agosto 2016

La nave va - Bianca Mannu



La nave va

...ha preso l’abbrivio il vento
stamattina
pasticcia il cielo con le nuvole
per voglia
di bugia
Rifatta amica con le pulizie -
ride la casa con le finestre
 e va
come una nave di legni antica
e vele
dialoga col vento dalle imposte
cigolando di senile beatitudine
i legni annosi …
… la nave va …
lungo la gora che si crede
un mare.

Noticina - Dirsi qualche innocente bugia, sapendola tale e per tale amandola,in tempo di crisi aiuta a vivere.B.M.