domenica 21 aprile 2019

Mitica Resistenza - inedita di Bianca Mannu

Mitica R.  

Da bambina la conobbi in foto
che sorrideva – mitica –
a una primavera in grigio

Di lei – si diceva – s’erano innamorati
come di una bella Circe
sciami di giovani che chiusero la guerra

Alquanti perciò dormivano
eterni ragazzi
sotto alle croci nella terra

Di lei si malignò per lungo tempo
come di una bella indocile
che a tanti disse no

Ora si curva il mio canuto capo
sull’impietrito onore
ma non trova asilo
nel più antico rancore.

A me era dato un tempo
che aveva il fiato corto
della fatica giornaliera
dell’andare avanti

calciando sassi contundenti 
avvolti negli stracci logori
d’una assonnata compassione
che procedeva torpida
ed anche un po’ puttana
pronta al baratto
di pezzi d’anima e lumi di cervello

Sessant’anni di niente
per andare a cavallo d’una pertica
dal niente al nulla
come se avessi da sempre
 vissuto dormendo
tra gli stracci della culla



Nota - Perché mitica? Perché ero piccola ed ero sarda: un lichene su una costa d'arenaria. Mitica malgrado i libri di storia, mitica per via delle riduzioni, mitica per il suo cuore ideale ed etico-politico testimoniato dal tributo di sacrifici e di sangue, mitica per le immancabili aderenze con la sporca guerra alla quale fascismo e nazismo costrinsero i popoli. Mitica perché di nuovo i negazionisti sembrano avere il fiato degli addormentati sul cuscino deì leaderismi più sbracati, mitica perché "il prima noi" fa paio col "prima io" a giustificazione razionale (falsa razionalità!) ed etica perversa delle abissali differenze sociali, e si unisce a spregio della salvaguardia del pianeta. Mitica perché il sogno di Olimpia viene frequentemente tradito negli stadi. Mitica perché lo spirito gregario e semplicistico attraversa molti gangli istituzionali e la così detta "opinione pubblica" sembra avere sussurri di fronda e grondare fede mitologica in chi urla :io voglio, io faccio, io per tutti. E ogni riferimento a 360° non è casuale. (b.m) 
Nota II, riferibile a quest'autunno postelettorale del 2022 e dopo aver dovuto sopportare lo sconcertante e perfino buffonesco teatrino messo su da una nutrita parte dei politici nazionali. Come infinite altre volte, ho assistito alla commedia degli inganni, in cui parole e gesti  risultano merci di scambio per la messa in scena successiva. Cari comunicatori e non onesti chiosatori, inamidati Commessi istituzionali, siete l'immagine speculare d'un popolo confuso e incolto, al quale continuate a dare "circenses" al posto dell'essenziale. Ma nemmeno un popolo ingannato può considerarsi e dirsi innocente. (b. m.)     
  

giovedì 18 aprile 2019

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