Da bambina
la conobbi in foto
che
sorrideva – mitica –
a una
primavera in grigio
Di lei –
si diceva – s’erano innamorati
come di
una bella Circe
sciami di
giovani che chiusero la guerra
Alquanti
perciò dormivano
eterni
ragazzi
sotto alle
croci nella terra
Di lei si
malignò per lungo tempo
come di
una bella indocile
che a
tanti disse no
Ora si
curva il mio canuto capo
sull’impietrito
onore
ma non
trova asilo
nel più
antico rancore.
A me era
dato un tempo
che aveva
il fiato corto
della
fatica giornaliera
dell’andare
avanti
calciando
sassi contundenti
d’una
assonnata compassione
che
procedeva torpida
ed anche
un po’ puttana
pronta al
baratto
di pezzi
d’anima e lumi di cervello
Sessant’anni
di niente
per andare
a cavallo d’una pertica
dal niente
al nulla
come se
avessi da sempre
vissuto dormendo
tra gli
stracci della culla
Nota - Perché mitica? Perché ero piccola ed ero sarda: un lichene su una costa d'arenaria. Mitica malgrado i libri di storia, mitica per via delle riduzioni, mitica per il suo cuore ideale ed etico-politico testimoniato dal tributo di sacrifici e di sangue, mitica per le immancabili aderenze con la sporca guerra alla quale fascismo e nazismo costrinsero i popoli. Mitica perché di nuovo i negazionisti sembrano avere il fiato degli addormentati sul cuscino deì leaderismi più sbracati, mitica perché "il prima noi" fa paio col "prima io" a giustificazione razionale (falsa razionalità!) ed etica perversa delle abissali differenze sociali, e si unisce a spregio della salvaguardia del pianeta. Mitica perché il sogno di Olimpia viene frequentemente tradito negli stadi. Mitica perché lo spirito gregario e semplicistico attraversa molti gangli istituzionali e la così detta "opinione pubblica" sembra avere sussurri di fronda e grondare fede mitologica in chi urla :io voglio, io faccio, io per tutti. E ogni riferimento a 360° non è casuale. (b.m)
Nota II, riferibile a quest'autunno postelettorale del 2022 e dopo aver dovuto sopportare lo sconcertante e perfino buffonesco teatrino messo su da una nutrita parte dei politici nazionali. Come infinite altre volte, ho assistito alla commedia degli inganni, in cui parole e gesti risultano merci di scambio per la messa in scena successiva. Cari comunicatori e non onesti chiosatori, inamidati Commessi istituzionali, siete l'immagine speculare d'un popolo confuso e incolto, al quale continuate a dare "circenses" al posto dell'essenziale. Ma nemmeno un popolo ingannato può considerarsi e dirsi innocente. (b. m.)
A furia di vedere e di sentire melasse e cattiverie m'è passata la fame di commentare oltre.
RispondiEliminaPerché reale? Perché eri una piccola sarda abbarbicata al sapere per isolarlo dalle convinzioni folcloristiche e da ideologie tiranniche nonché da ipocrite adesioni alle leggi del potere.
RispondiEliminaPerché reale? Perché hai scritto e continui a scrivere le tue idee per una società migliore senza mediazioni diplomatiche.
Un commento! Bellissimo! Dunque sono viva! A viva da vivo. Due che si parlano sulla carta virtuale...Che miracolo! T'ho riconosciuto, sai, Antonio! E circola non solo inchiostro nelle nostre vene! Qualunque cosa circoli tra cervello e cuore, noi resistiamo!
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