Macchinismo
una statale appena - sognandosi autostrada -
ferocemente scuoia i suoi budelli …
Avvolge di furia indietro
la sua di piombo lunga
faccia in stato di fusione
Tra rombi e strida
la sua mascella si mantiene
ortogonale
ai raggi della stella meridiani
ostentando proterva la squisita
insegna
dell’artificio umano
Nessuna affinità con l’innocenza
assassina
dell’acqua stravolta e senza sguardo
figlia di terra che strapiomba
in teoremi d’obliato senso
Scroscia e stride indiscussa
l’arroganza piena d’occhi invece
del nostro familiare manufatto
che ci traveste da dei
pronti al misfatto.
Scroscia e stride vellicando
il fondo del diaframma viscerale
sulle nostre paure addormentate
dentro i crani disattivi
blindati in credenze … d’arredo
Sbraita oltre gli orli degli sperefundos [1]
l’arroganza – gasata e tronfia –
del Divus Tecnologicus –
pastore di customer senz’anima
Suonano ignote in quei baratri
delle nostre sciagure multiformi sirene
e di cani abbandonati arbitrarie
echeggiano canee
allo scoccare d’ogni solstizio estivo
Svegliarsi – addormentarsi - svegliarsi
ri-addormentarsi e ri-svegliarsi
(orribile nenia pendolare) nella gola degli urti
tra i fumi dell’attrito e il singhiozzo
dei clacson –
tra ermetici silenzi e il pulsare dei
fari –
tra le sirene perforanti e l’intervallo
infetto
trafitto da voci – quasi pigolii pungenti
di atterrati moribondi e redivivi gementi
L’archiviazione postuma procede segnando
sul conto delle funeste coincidenze
l’ennesimo misfatto - quasi che
un possente vulnus - forse più
ineluttabile
della gagliarda perfidia personale -
sia fatalmente inscritto nell’umano come
tale
Così ogni figlio di madre bipede –
senza più domande – impara sul campo
a scassare gli ingranaggi della vita
a spostarli sul gaudioso menù
dell’idiozia
e ad archiviare esiti simili perversi
quali prodotti di detta variabile
spettrale
che cade pronta da un cielo sempre
verticale
a imprimere il suo definitivo ruggito
a calcoli … già perfetti! – … A meno che
Allah -
o chi ne ostenti la procura -
se ne attribuisca cura e “merito”!
Notarella -Non ho l’abitudine né la presunzione di
commentare in versi la cronaca del giorno. Ma come ogni poeta/scrittore o, se preferite,
battitore libero (Quanto mai suddita d’un
genere, la lingua!), battitore libero di testi, tasti ed erbe di brughiera,
esposta (bando alla concordanza!) al
cipiglio di scettrati e coronati, degna
del segno meno - con cui si decorano “les femmes” d’ogni classe – sono porosa a quanto vortica d’intorno,
specialmente agli effetti di certi meccanismi.
Oggi apprendendo svolgimento ed esito,
debitamente filmati e postati sui social, della folle corsa di due ultratrentenni
Peter Pan, sono tornata a questo mio testo, il cui senso mi auguro venga colto
nella sua allusiva esorbitanza dal gesto richiamato. (BM)
vivere non è limitarsi a commentare. Eppure la realtà appare come un manufatto che ci spiazza.
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