giovedì 25 novembre 2021

Tu, bijou - inedita di Bianca Mannu - Per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.





                                      Tu, bijou

 

Caramellina, hm! Caramellina mia!

Già inventata e vestita come lui 

crede di volere fin da ieri

quando succhiava al seno

col latte di sua madre

il gusto del futuro desiderio 

Tu- invece - “sans souci”

tu - che dicono mancante di concetto -

tu - nata per dispetto alla madre

sognante una procura

col sigillo d’un re –

un re di nobile casato –

sia pure d’orizzonte limitato …

Tu – nata contro la voglia del padre

di guardarsi nello specchio replicato

da un Delfino vergato

che ascenderà rampante

a un trono più  … importante!

Tu -  entità mutante

 in bestiola seducente -

già loquace sgambetti

– perle/ rose/confetti -

tra le braccia di papà.

Incredibilmente fresca –

spuntata a sorpresa

dal riso d’una nuvola –

tu mattutina allodola -

tu goccia curiosa

del mondo di quaggiù -

sognavi e ancora sogni

   che il Destino oppure il Fato

t’abbia scelto e designato

da sempre  e per l’eterno

sulla Terra e nell’Averno

   al ruolo vivente di bijou.

Molto bene ora sai tu

come finisce il decoro

     che decorare non può più.  



 Nota - La cultura dell'immagine. Le donne, specialmente giovani e belle, diventano oggetti decorativi. Quasi inavvertitamente si finisce per cancellare nell'immagine la donna reale. Talora la stessa donna reale mostra, in vari casi, di aver difficoltà a distinguere il suo essere reale, nodo di problemi e relazioni complesse, con l'immagine fissa, depurata della fisicità e della psiche viventi. L'immagine raggruma ed eccede. A ben riflettere è la proiezione astratta di desideri, concezioni, finalità, costruiti altrove e per scopi anche molto diversi da quelli che le immagini sembrano rappresentare. 

Che cosa volevo significare partendo dalle immagini che invadono lo sfondo fisico in cui ci muoviamo? Volevo far notare che siamo tanto colpiti stravolti e contemporaneamente anche attratti dall'orrore per l'irreversibilità dell'atto di violenza, che culmina con l'aggressione fisica, da avere difficoltà a ravvisare il filo tenace della continuità che collega quell'atto alle negazioni, alle denigrazioni e omissioni di rispetto quotidiani, reiterati in un' atmosfera di tolleranza silenziosa che rasenta la rassegnazione e la cecità.     

La violenza si alimenta di quotidianità malate che si vivono come questioni banali che, forse, non bisogna enfatizzare e forse - crediamo - di poter anche ignorare per evitarci il dolore, la mortificazione che salta fuori di brutto quando interroghiamo dappresso la nostra quotidianità relazionale.