Breve considerazione. Quest'anno l'8 marzo si è svolto con una forte varietà di iniziative e con una specifica connotazione di lotta culturale-politica, con risvolti anche sindacali. E finalmente abbiamo avuto la sensazione che non fosse la stanca ripetizione di un rito. L'aspetto più immediato, e forse quello più direttamente connesso a una sensibilità diffusa, è quello contro il così detto femminicidio. Ma in qualche contesto si è percepita l'insistenza sulla spettacolarità dei fatti criminosi in ambito familiare, con una propensione al commento cronachistico suggerito dalle ricostruzioni televisive, e, ad opera della parola dei cosi detti esperti, abbiamo assistito a un'accentuazione dei connotati psichiatrici delle devianze caratteriali, tale che il legame con la quotidianità non criminale restava del tutto eclissata. In particolare veniva del tutto trascurato il nesso tra la natura ancora fortemente patriarcale e androgina del sistema storico-sociale esistente e i fatti aggressivi sulle figure femminili; e non si accennava minimamente all'importanza effettuale della trasmissione culturale e educativa, semiconsapevole o del tutto inconsapevole, dei modelli percettivi sui ruoli di genere, di cui le stesse donne, specialmente le madri, sono veicolo.
Nella cultura diffusa si continua a pensare, erroneamente, che l'elemento primario costitutivo del sociale sia l'individuo nel suo stato naturale di maschio o di femmina. Al contrario, è la forma sociale a decidere delle psicologie individuali e degli statuti che la società nel suo insieme conferisce loro.
La composizione che segue, racconta metaforicamente come, tramite l'orientamento educativo specifico del soggetto femmina, si promuova anche la sua sussunzione - in posizione vicaria rispetto al legislatore maschio - sotto il ruolo di depositaria e guardiana dell'ordine stabilito. Detto altrimenti: io, femmina, sono testimone e custode della mia minorità.
Forse fu Giove
Forse
fu Giove Compluvio -
con Eolo in combutta –
a spingermi
nell’alvo
misterioso di Demetra -
giù
giù - tra pietra e pietra
Certo fu lì che si
disperse
l’ appetito studio per
la frombola
a favore di quello per
la "bambola"
Fu lì che una forma di
telos -
ipogeica robusta e voluttuosa
–
m’avvinse oscuramente
nell’arduo abc della
creazione
Vi divento - tra
presagio
di corpo ed agnizione -
docile grembo –
premuroso strumento -
per la specie e
l’individuo -
e cane da branco
persino -
se e quando occorre
l’agio
E sono - già da sempre –presa
nell’enigmatico maneggio
che la natura intreccia
con le scaltre pretese
avanzate dai custodi di
memoria
in nome e per conto della
Storia
Eccomi dunque al
compito
che mi pare persino un
lieto gioco
che mi vede raccolta –
in mano
l’ago il filo e qualche
scampolo -
a fabbricarmi una
Mariona
che m’assomigli un
poco.