giovedì 23 marzo 2017

Col solito giro di chiave - poesia inedita di Bianca Mannu

La condizione umana dei Nessuno che frequentano il Presente


Col solito giro di chiave

Il solito giro di chiave
parendo atto decisivo
di lungimirante prudenza
degrada a gesto di scongiuro
con rinnovo a scadenza




Pare - perciò non è garante
 di Sicurezza alcuna - un cane finto
accucciato sopra lo zerbino
dove il mio vizio si converte
 in gioco all’inganno 
del tempo  sulla sorte - ogni  sera -
prima di andare in braccio
alla mia piccola morte





Il  fermo dello scrocco
scatta a sanzione della  Solitudine
che circola da padrona
in ogni mio ambito -
che mi sfida sorniona
balzando dall’andito
fino alla mia poltrona -
che mi insegue persino
sull’avvallo del mio capo
sul cuscino del sogno
e il suo naufragio mattutino



La “nata per accogliere” - sciupata -
reclama con premura
nuova veste
nel caso  che - il cielo lo volesse! –
un agognato ospite
si degnasse - per le feste –
di essere quarto con me
con la mia Solitudine bisbetica
e il mio  Guardiano di stucco
sul grembo suo bacucco.

Noticina- Ringrazio i siti che  mi hanno offerto in prestito le loro graziose e insostituibili immagini.(B.M.)

domenica 12 marzo 2017

Forse fu Giove - tratta da Alluci scalzi - silloge poetica di Bianca Mannu

Breve considerazione. Quest'anno l'8 marzo si è svolto con una forte varietà di iniziative e con una specifica connotazione di lotta culturale-politica, con risvolti anche sindacali. E finalmente abbiamo avuto la sensazione che non fosse la stanca ripetizione di un rito. L'aspetto più immediato, e forse quello più direttamente connesso a una sensibilità diffusa, è quello contro il così detto femminicidio. Ma in qualche contesto si è percepita l'insistenza sulla spettacolarità dei fatti criminosi in ambito familiare, con una propensione al commento cronachistico suggerito dalle ricostruzioni televisive, e, ad opera della parola dei cosi detti esperti, abbiamo assistito a un'accentuazione dei connotati psichiatrici delle devianze caratteriali, tale che il legame con la quotidianità non criminale restava del tutto eclissata. In particolare veniva del tutto trascurato il nesso tra la natura ancora fortemente patriarcale e androgina del sistema storico-sociale esistente e i fatti aggressivi sulle figure femminili; e non si accennava minimamente all'importanza effettuale della trasmissione culturale e educativa, semiconsapevole o del tutto inconsapevole, dei modelli percettivi sui ruoli di genere, di cui le stesse donne, specialmente le madri, sono veicolo.

Nella cultura diffusa si continua a pensare, erroneamente, che l'elemento primario costitutivo del sociale sia l'individuo nel suo stato naturale di maschio o di femmina. Al contrario, è la forma sociale a decidere delle psicologie individuali e degli statuti che la società nel suo insieme conferisce loro. 

La composizione che segue, racconta metaforicamente come, tramite l'orientamento educativo specifico del soggetto femmina, si promuova anche la sua sussunzione - in posizione vicaria rispetto al legislatore maschio - sotto il ruolo di depositaria e guardiana dell'ordine stabilito. Detto altrimenti: io, femmina, sono testimone e custode della mia minorità.



Forse fu Giove


Forse fu Giove Compluvio -
con Eolo in combutta –
a spingermi
nell’alvo misterioso di Demetra -
giù giù - tra pietra e pietra

Certo fu lì che si disperse
l’ appetito studio per la frombola
a favore di quello per la "bambola"
Fu lì che una forma di telos -
ipogeica robusta e voluttuosa –
m’avvinse oscuramente
nell’arduo abc della creazione

Vi divento - tra presagio
di corpo ed agnizione -
docile grembo –
premuroso strumento -
per la specie e l’individuo -
e cane da branco persino -
se e quando occorre l’agio

E sono - già da sempre –presa
nell’enigmatico maneggio
che la natura intreccia
con le scaltre pretese
avanzate dai custodi di memoria
in nome e per conto della Storia

Eccomi dunque al compito
che mi pare persino un lieto gioco
che mi vede raccolta –
 in mano
l’ago il filo e qualche scampolo -
a fabbricarmi una Mariona
che m’assomigli un poco.