domenica 24 aprile 2016

Dove trasvola il falco:Messaggi dagli "altrove" - Bianca Mannu

Premessa

" Messaggi dagli "altrove" è la seconda sezione della raccolta.  Che cosa sono gli "altrove"?
Non sono esattamente dei luoghi fisici, ma situazioni che ci relegano - momentaneamente -dalla esasperante connessione con il pubblico,  con il sociale quotidiano. Sono bensì parte, talora importante, del nostro "giorno per giorno", ma di cui sembra che non si possa andar "fieri". Perché essere fieri o sembrarlo è una delle occupazioni fondamentali per "vendersi bene", per essere in e non aut. 
Si può essere aut, dunque soli, dunque preoccupati, quando il nostro corpo si logora, manda segnali inquietanti e noi non siamo, non possiamo essere-sembrare compagnoni, ridanciani, animali da compagnia. E in quel caso intratteniamo persino speciali relazioni col senso della verità. E allora sì che diventiamo "scomodi", pericolosamente vicini al politicamente scorretto...
Si è aut quando chiamandoci fuori dalla folla, intercettiamo personaggi comuni che prendono rilevanza al nostro sguardo disincantato e indagatore. E allora scopriamo di far parte della serie, a tal punto che di ciascuno possiamo indovinare le sequenze che tengono dietro a un tic, a un motto, a un atteggiamento...
Si è aut quando la nostra sensibilità vive gli eventi naturali comuni come metafore del proprio scontento o della propria esaltazione. Si è aut perché abbiamo contratto il vizio di scrivere versi. Niente come scrivere e, ancor più, aver la fissa di scrivere versi, ti costringe a valutare il senso di ogni relazione e dunque a viverla e guardarla attraverso il fondo d'un bicchiere e sentirla come se si addossasse a tutti i tuoi orifizi della sensibilità...  
Beh, ecco qualche stralcio di alcune  composizioni. 


La piscina incantata

Sm … ar – smar …  ri – i … ta a a…
prima per sorte
e poi per scelta.
                                                
…Mi sono smarrita…
tra le radiografie
dove già sono scheletro.

…Mi sono smarrita…
tra le ricette crittografate
tra le «impegnative»
che sciupano
il tessuto sottile
dei miei contatti umani
che sfibrano
la mia esistenza sociale.

… Mi ero assopita …
tra le voci del corpo
come fossero liberi suoni
privi di destino e di scopo.
Ma erano oscuri richiami
trasfusi in un vento
oblioso e sicario.

Campane a martello
-idioma perduto-
traversano la mia storditezza.
Costretta.

All’ufficio protesti
riscuoto -con tassa di mora-
avvisi inerti e negletti.
M’imbatto nei miei malumori -
strinata e straniata in frammenti -
senza potermi incontrare.

Li bagno e li assemblo
con liquide liane
adoprando l’umore smorfioso
d’una piscina deserta...


 L ira - antiPoettica[1] - della sera 

La sera – questa sera –
ha messo su
un grugno ispido di vento.
Si è data in più
un ceffo da bandito.
E da dietro la schiera
dei cespugli ha inquisito
col suo fiato violento
gl’intrepidi sportivi della passeggiata.
“Nessuno – in serata –
si professi innocente!
Siano i venti a concerto!

Che questa gente
torni al suo coperto
per levarsi i bruscoli dagli occhi
e – se li ha – dalla testa i pidocchi.
I pochi - colti in flagranza di cernecchi-
ricorrano all’uso degli specchi
appesi alla parete dell’ingresso
per non spaventare
i pantofolai che stanno al cesso -
per non turbare
i saggi abitatori di poltrone
sistematicamente - e non per caso -
intenti a scaccolarsi il naso
davanti alla televisione.
 
Invece fidanzati e affini –
quelli che non piangono bambini -
sono autorizzati temporaneamente
- occupando panchine o sedili –
a stropicciarsi reciprocamente…
                                                                                                         

E resto là : un calamo
al confine incandescente dello stagno
dove cola insonoro il sangue
d’un sole guasto che si svena.

Là – dove a occhio nudo c’è vita
che impura s’altera e rinasce -
anche il torrente meridiano
di certe mie indicibili visioni
sfocia e – come in un grembo -
si raccoglie a lievitare.






[1] Gioco di parole con cui si allude all’umore (l’ira) e alle sonorità dell’ora, ma anche, tanto all’antipoeticità dei temi del testo quanto al nome proprio, «Poetto», del lungomare e della spiaggia di Cagliari e di Quartu Sant’Elena. N. d’A. 

<a href="http://www.net-parade.it/risorse/registrazione_motori"><img alt="motori di ricerca" src="http://tools.net-parade.it/images/bottone.gif" style="border:0px"></a>

mercoledì 13 aprile 2016

Minuscola riflessione umana e politica: è morto un uomo.

Mi concedo un piccolo intervallo, non letterario, di riflessione umana e politica in senso lato.
È morto un uomo che senza dubbio ha avuto un'inedita parte nella vita politica italiana e in un modo assolutamente singolare: forse mosso da un impulso etico politico, ha guardato oltre la soglia della sua azienda (soglia informatica, peraltro, e  molto sintomatica),  ha "visto" le inquietudini e la possibilità di richiamare alla politica un'amplissima porzione della popolazione italiana che, espropriata e tradita dai partiti tradizionali, sembrava aver perso ogni possibilità di incidere positivamente nella vita e nelle scelte sociopolitiche del Paese.
Personalmente, sapendo poco e niente dei suoi fondatori, ho guardato con molta simpatia al sorgere e allo svilupparsi del M5S, ma essendo rimasta irrimediabilmente innamorata dell'analisi marxiana sul "Modo di produzione capitalistico" e degli sviluppi teorici che diversi studiosi - ahimè, poco letti - le hanno impresso, non mi sono sentita di abbracciare in senso totale  quella che io ritengo la "debolezza politica" del movimento stesso per mancanza di cultura teorico-politica. Ciò che tuttavia manca agli esponenti dei partiti tradizionali.
Detto questo, sia reso onore all'uomo Gianroberto Casaleggio per la sua insostituibile opera, per la sua sommessa generosità umana e sociale.
Ma ciò che ha motivato questa mia espressione è il moto di indignazione suscitato in me dai diversi "coccodrilli" televisivi, radiofonici, della stampa nei suoi confronti.
Mai animatore politico fu più silenzioso (e così è apparso) e mai fu più malignamente presentato e speso, mai così sprezzato, sbeffeggiato, ignorato... Ogni problema, ogni impasse che abbia segnato la vita del M5S gli fu attribuita come colpa.
Dove erano i suoi sedicenti amici ed estimatori postumi quando si vendeva la sua - ora ripescata - onestà  a un tanto al chilo? Perché i giornalisti, amici e non, hanno eluso in modi grevi il dovere di fornire una informazione più ragionata e politicamente complessa di questa personalità al popolo italiano? Perché solo ora, magari in attesa di eventuali (ghiotti) sbandamenti? 
Bianca Mannu

giovedì 7 aprile 2016

Nozze da Sogno (drag and drop)- da DOVE TRASVOLA IL FALCO di B. Mannu - Edizioni Thoth




 Offro in lettura un brano di NOZZE DA SOGNO, dalla sezione Donne e madonne della silloge DOVE TRASVOLA IL FALCO, p.38. È un apologo in versi (circa 114) che allegorizza certi aspetti della condizione psicologica femminile nell’Occidente evoluto, così come viene 
stimolata e controllata dai grandi comunicatori, i quali in modo impersonale e culturalmente organico al sistema economico-politico vigente, canalizzano non solo bisogni, gusti e desideri di cose da parte degli individui, ma costruiscono veri e propri modelli di comportamento e di autopercezione del sé profondo, a cui il soggetto viene chiamato a corrispondere per sentirsi persona. In particolare ci si rivolge al femminile, da sempre assoggettato e assoggettabile alla preminenza del modello sociale patriarcale. Questa manipolazione, con partecipata complicità (parzialmente conscia), serve al coronamento della visione ideologica del mondo attuale, e fornisce l’immagine riposante di una piena realizzazione della libertà e dell’autorealizzazione personale. Ciò che è invece falso e riguarda forse, ma con forti condizionamenti problematici, una schiera esigua di privilegiati.
 
Nozze da sogno (drag and drop)
Nozze da sogno!-
reclama il deretano del bus
che t’impegna la carreggiata
Per questo solo cenno e ben poco di più
trasbordi imbambolata
dal retro del tuo parabrezza
quasi dentro l’immagine gridata
È il richiamo d’una fotografia da studio
che s’accompagna a una banale surah:
“Nozze da sogno”   - insiste

Ti dici che la ignori e invece
ti s’impone - ti fa da orizzonte –
occhieggia – cazzeggia –
t’avvolge e coinvolge
nel tripudio dei suoi fiori finti –
fiori d’arancio e giacinti
rose bianche e sanguigne –
pulsanti
al riverbero dei catarifrangenti
tra le occhiatine
dei semafori ruffiani
e gli sfiati dei freni
Tu fremi
e inutilmente premi
sull’acceleratore

Ma t’impedisce il bus 
di colpo in sosta forzata
per avere agganciato
col retrovisore
tutto intero il bucato
steso di contrabbando
tra una finestra e l’altra
di un piccolo ammezzato
Si sacramenta da quel deflettore
a un altro - in omaggio
allo stile stradale  del momento -
e intanto
l’autobus ha svoltato.

Invece lei –l’ectoplasma della foto –
ha preso esistenza d’anima
insiste ed esiste dentro la tua retina
perché tu possa giocare alla fiaba
di quell’ Addormentata 
-Sì. Ma fino al prossimo stop?

- Forse  Vedrò.
.....................................
Nota:*Anche gli aspetti marginali della cronaca politica di questi giorni (aspetti gossip) ci raccontano l’orrore del ruolo femminile in prossimità col potere!*
 Il sottotitolo dell’apologo fa ironicamente riferimento, tanto alla pratica del copia e incolla, invalsa nel paesaggio informatico sempre più abitato e ambiguo, quanto alla penetrazione subliminale degli imput ideologici e psicologici (oltre che rozzamente commerciali) che la rete ricicla acriticamente fino alla noia, fra i quali primeggia l’idea (non vera) della raggiunta condizione paritaria dei generi e altre idee, archiviate sotto il nome di “valori”, a cui non corrisponde nessuna reale prassi.
Sono sarda e abito in Sardegna.  In quanto isola questo luogo è un crocevia di situazioni aporetiche socialmente penalizzanti, dove si intersecano affermazioni miopi, per non dire reazionarie in materia di politica e amministrazione, dove tesi contradditorie e conflitti reali  pulsano paralleli, dove la povertà divide in gruppetti contrapposti le popolazioni e uccide la voglia di informazione e di lettura, dove si è paurosamente abbassato il livello delle competenze intellettuali fra i giovani e dove si coltivano nostalgie per un passato che non fu mai il regno della nostra identità isolana, caso mai quello del nostro asservimento o della nostra passività.
Qualcuno potrebbe chiedermi: “ Ma tu scrivi versi a tesi?”
La mia risposta è no. Scrivo per un bisogno interiore, per trovare senso, per fare e farmi domande e per offrirmi… chi sa? una cima a cui annodare qualche possibilità di riflessione e colloquio con altri da me.  Non vivo rintanata nel mio stomaco e neppure nei miei personali affetti. B. Mannu