venerdì 21 aprile 2017

Una piccola dichiarazione "artistica" e politicamente umana di Bianca Mannu

Questo è il mio piccolo manifesto poetico-politico, che ,su un foglietto, da qualche anno, mi sta appeso difronte quando scrivo. Ciò che vi sta scritto e rappresentato si è agitato a lungo dentro di me. Ma come tutte le cose profonde e che si sono a lungo intessute con le anse cerebrali e le carni, ha impiegato tempo a configurarsi con l'apparente semplicità e immediatezza, quasi come una banalità.
B.M.  

giovedì 13 aprile 2017

Bianca ha letto e riletto IL GIORNO DEL GIUDIZIO di Salvatore Satta


 Un occhio, lì per lì anonimo, come una macchina invisibile del tempo, dei luoghi e dell’anima, che, oscillando tra dentro e fuori, tessa l’arazzo mobile di un piccolo agglomerato umano, a cominciare dalla geografia di un interno significativo, caput mundi (casa e studio notarile, con notaio e famiglia),  che rotoli  a tentoni verso un passato introvabile nel cimitero di croci smemorate, e da lì verso un presente, già storicamente morto, eppure obbligato da una regola invisibile a perpetuarsi sui tracciati fisici del discrimine sociale: la tronfia evidenza delle magioni patrizie che si fronteggiano sul Corso, i manufatti abitativi spontanei di Seùna, gli ampi fortilizi dei pastori a San Pietro, tutti a significare ordinamenti, proibizioni e induzioni, che solo i nativi  assumono come propria terribile pelle.
Il ricordare è attivare due logiche, quella tra il mito e l’oggettività dei fatti di cui si è stati testimoni, e quella interrogante, soggettiva, esterna e giudicante. Quest’incontro rende possibile la narrazione scritta, che estrae nodi logici e attribuisce evidenza a tratti comportamentali e motivazioni che muovono il mondo e le vite dalla soglia inferiore della parola.
Nuoro, la vera  protagonista del racconto, è divisa in tre parti come la Gallia di Cesare. Esse rispecchiano le tre categorie sociali che le abitano:   contadini, pastori e signori. Nuoro è Nuoro ed è mondo, “nido di corvi”, cioè patria di uomini che - malgrado l’ubbidienza all’uso di “fare le parti” con l’eccedenza di un bene, oppure fare «sa paradura» col dono di bestiame a chi, per disgrazia, ne rimane privo - “non hanno amici”, non conoscono la compassione per lo sfortunato o l’ impoverito. 
Si direbbe che quel mondo, di poco più di 7.000 anime, manchi di un minimo di coesione sociale; invece, paradossalmente, trova il suo collante nella pressione dell’interesse acquisitivo individuale verso beni materiali altrui, perché il raggiungimento, legale o meno, di quel possesso, suscitando intorno desiderio e invidia, incrementa la stima  sociale per il possessore o il pretendente vittorioso, indipendentemente dal valore effettivo dell’oggetto agognato. 
Un’avidità triste e perversa pervade  e avvelena le motivazioni degli individui di tutte le categorie sociali, come delle loro larvali associazioni, le quali si rivelano strumentali all’interesse immediato di un maggiorente o di un prepotente. L’avidità è il sintomo tragico che pervade la vita di tutti, trovando il suo compimento nella morte fisica, preceduta dallo sfacelo economico, personale e talora familiare, mentre sprofonda senza residui nella cimiteriale mancanza di memoria civile e storica.
Nuoro è sede vescovile. E si deve al trasferimento vescovile da Galtellì a Nuoro, la trasformazione del villaggio in capoluogo. Dunque le gerarchie religiose hanno una singolare importanza nella vita della città e sono viste come ascensore sociale da certi piccoli proprietari dei paesi circonvicini o famiglie di signori decaduti, ma i gradi superiori (vescovi e arcipreti ) sono ancor più un obiettivo di potere  che facilita il rientro nella legalità delle stirpi pastore asserragliate dentro le loro case alte, circondate da cortili ampi come tanche e difese da recinti e portoni.
Che ne è, in simile contesto, delle relazioni tra uomini e donne, su cui dovrebbe fondarsi la continuità culturale e storica del gruppo sociale?  Pressoché prive di reciproca empatia, quelle relazioni sembrano non avere esito diverso dalla procreazione e dalla rigida trasmissione  de “su connotu”, l’etos tradizionale sotto il segno della legge patriarcale più impermeabile, la quale si combina, presso i più  poveri, con la massima espropriazione di lavoro e l’assoluta subalternità femminile. Le donne, di stirpe plebea o patrizia, non hanno statuti di dignità sociale. Sono strumenti per altri fini, e come strumenti si percepiscono e soffrono senza capire la logica della loro condizione.
 Però, come talora accade anche nelle più rozze formazioni sociali, dai loro trascurati o marginali interstizi emerge il fermento d’una possibile resistenza (per esempio la resistenza recessiva di donna Vincenza); oppure sorge, mediante la carne e la mente di un singolare vivente, l’inquietudine analitica e dirimente che cerca in sé o attorno a sé un senso;  magari tenta di inventarselo.  Ma l’innegabile insensatezza della natura e dell’uomo, pur nel cambiamento dei moduli sociali e culturali per via di adattamenti legnosi a richiami d’oltremonte o d’oltremare, continuerà come tale, per incoercibile  costituzione dell’umano. Sebbene agiamo come se perseguissimo uno scopo, esso non è nell’obbligato traguardo del vivere (cioè la morte, il nulla), è nel tempo sospeso della durata della vita e nei modi, terragni o elevati, di spenderla, secondo quanto le qualità individuali e le circostanze consentono, stando alla concezione dello Scrittore.
Toccherà proprio a Sebastiano junior, allo Scrittore che cela dietro quel nome la condizione di figlio, appunto … È suo l’occhio anonimo, è sua la mente trasformata in macchina del tempo e dell’anima; tocca a lui ricomporre col ricordo la Nuoro del suo tempo fanciullo, l’antitesi di Atene, la ferita ombelicale dell’umano consorzio . E di tale esumazione fa il suo scopo e il suo premio, certo inutili secondo il nostro Autore, in quanto non mutano la natura e gli effetti dei fatti, ma forse gettano luce d’intelligenza sulle umane cose, mentre dura la vita di chi considera e riflette.        
Ultimo nato della numerosa prole del citato notaio - in virtù della sua naturale sensibilità e di un salvifico distacco culturale e morale, germinato sul crinale dell’incipiente conflitto sociale e culturale (sub specie di disaccordo coniugale) tra suo padre, Don Sebastiano,  e sua madre, Donna Vincenza. Un distacco maturatosi con gli studi giuridici, i contatti con altre costumanze e una eminente tensione etica e poetica. Con   tale supporto si fa  capace di ricomporre e in qualche modo ridare vita e umano congedo alla congerie nuorese pre e postbellica  del Primo Novecento.
Il predetto conflitto coniugale tra Don Sebastiano e la consorte  Donna Vincenza , il matrimonio imploso e la sostanziale incomunicabilità del fratello Ludovico con Celestina Mannu, così come la folle alienazione di Gonaria e di altre donne destinate alla perdita totale del perimetro personale,  non sono le eccezioni  a una regolazione tranquilla dei rapporti sociali e di genere, sono gli effetti devastanti della logica strutturale divisiva e gerarchica del Padre legislatore (il grande Altro, direbbe Lacan) che si impone come la forma naturale assoluta del mondo. Lo specchio dentato entro il quale la metà compressa ed espropriata del mondo si percepisce, cioè le donne, è una macchina deformante in cui il mandato patriarcale continua a infilarle e  manipolarle,  e che il motto di don Sebastiano verso sua moglie ben compendia: “Tu sei al mondo perché c’è posto”. La natura astratta del “posto” implica  il dissolvimento di ogni tensione e criterio autoctoni del femminile, riconducibili a istanze che il predominio patriarcale non sa e non vuole considerare .
 Nota
 Devo alla mia amica Maria Concetta Rosa Giannalia questa mia attuale rilettura del formidabile scrittore, giurista di professione, il quale negli ultimi anni della sua vita, mosso dall'insistenza dei suoi ricordi giovanili, ci ha regalato uno dei più bei romanzi italiani del Novecento.
La Prof. Giannalia ha recentemente inaugurato presso la Biblioteca Comunale di Quartu Sant'Elena un corso di animazione culturale volto alla promozione della lettura di opere di qualità e di stile.