L’imprevisto
Esulta l’inflessibile Signora
e a furor di pancia
presto (dice)
sul piatto della bilancia
il peso della pena
eguaglierà al misfatto
ma … considerato l’atto
(dovuto)
e l’ampia forbice di tempo
(con salto di secolo)
dal popolo pare voglia
l’osanna
con messa cantata e aureola
applausi infiniti si aspetta
medaglie al valore
farà coniare per gli addetti
e a faccia tosta
definisce “imprevisto”
l’insolente gesto
che al danno ha aggiunto
la beffa
un quid illegittimo
(a voce di tutti) figlio
d’ intese e poteri occulti.
Ѐ colma l’iride e la misura
turbinoso il vento
il muro del limite … infranto!
A imperitura vergogna
d’ambo le parti
quel bacio farabutto
sarà in grassetto scritto
tra le pagine della storia
alla gogna … alla gogna Signora!
Nota
Pubblico volentieri
sul mio blog questa elegante e misteriosa poesia di G. Sicura, facente parte della raccolta ancora inedita, citata nel titolo.
Poesia misteriosa
specialmente in virtù della raffinata costruzione allegorica che si estende per
l’intero componimento.
L’allegoria è, come
è noto, una figura retorica che espone, attraverso uno o più significati
superficiali, dei significati reconditi. In certo senso è simile alla metafora.
Ma, mentre questa riguarda un’espressione singola, l’allegoria concerne i
traslati di un intero discorso. Inoltre, mentre il significato metaforico può
essere colto per via intuitiva o emozionale, l’allegoria richiede
un’interpretazione razionale che si fonda su un bagaglio di conoscenze e di
raffigurazioni assai elaborato.
In questo caso ciò
che dovrebbe orientare l’inizio dell’interpretazione è il sostantivo
personificante Signora, volutamente
“maiuscolato” e accompagnato da aggettivo (inflessibile),
quindi da verbi e sostantivi che accentuano la personificazione con accenti verbali
di autorevolezza (dice, vuole l’osanna,
farà coniare, definisce) che presto diventano pretese autoritarie, al punto
che un atto poi definito “imprevisto” , manifestamente “insolente, illegittimo” scaturisce da
intese innominabili. Dunque la Signora ha partorito, per relazione illecita, un figlio imprevisto, il cui padre deve
restare ignoto.
Ma a questo punto
del discorso, a ben intendere, s’è introdotta di soppiatto un’istanza
giudicante che non è la Signora, non è il genitore ignoto, ma una terza entità che irrompe con piglio autoritario, non si qualifica, quasi che non
ce ne fosse bisogno, e, come fosse appostata lì da indefinito tempo per
osservare e sancire, ha l’audacia di dichiarare come visibile ed esecrabile ciò
che, pur essendo stato visto, non si stagliava nel reale come effetto
illegittimo e beffardo, quale in effetti è sotto il suo sguardo di colpo severo. Chi sarà mai questa terza istanza
innominata che insiste pronunciando la
sua filippica con una mitragliata di bellissime metafore nell’unica terzina
della composizione? E che, sedendo tra “le
parti” (presumo tra la Signora e
il suo oscuro partner), sancisce che il figlio
è un “bacio farabutto” , la cui esistenza illegale sarà evidenziata
negli annali della storia, a perenne infamia della Signora? Forse è l'onestà.
Lascerei agli
eventuali lettori l’identificazione delle varie entità qui allegorizzate, oltre
le cui “maschere” o assenze di volto, potranno
riconoscere entità perverse variamente
complici nella gestione criminogena del potere nel mondo attuale e entità collettive
sane, a cui sembra non resti altra sorte che quella del dissenso morale rispetto
alle infamie, e l’impegno a curarne la sanzione negativa negli annali
della storia.
Comunque la si
pensi, è impossibile non cogliere in questa poesia una vis critica profondamente
sofferta, che non intende fotografare i
connotati visibili ed evidenti del mondo reale, piuttosto proporsi come una sua
crucciata radiografia.(Bianca Mannu)