Tu, bijou
Caramellina, hm! Caramellina mia!
Già inventata e vestita come lui
crede di volere fin da ieri
quando succhiava al seno
col latte di sua madre
il gusto del futuro
desiderio
Tu- invece - “sans souci”
tu - che dicono mancante di concetto -
tu - nata per dispetto alla madre
sognante una procura
col sigillo d’un re –
un re di nobile casato –
sia pure d’orizzonte limitato …
Tu – nata contro la voglia del padre
di guardarsi nello specchio replicato
da un Delfino vergato
che ascenderà rampante
a un trono più … importante!
Tu - entità mutante
in bestiola seducente -
già loquace sgambetti
– perle/ rose/confetti -
tra le braccia di papà.
Incredibilmente fresca –
spuntata a sorpresa
dal riso d’una nuvola –
tu mattutina allodola -
tu goccia curiosa
del mondo di quaggiù -
sognavi e ancora sogni
che il Destino oppure il Fato
t’abbia scelto e designato
da sempre e per l’eterno
sulla Terra e nell’Averno
al ruolo vivente di bijou.
Molto bene ora sai tu
come finisce il decoro
che decorare non può più.
Nota - La cultura dell'immagine. Le donne, specialmente giovani e belle, diventano oggetti decorativi. Quasi inavvertitamente si finisce per cancellare nell'immagine la donna reale. Talora la stessa donna reale mostra, in vari casi, di aver difficoltà a distinguere il suo essere reale, nodo di problemi e relazioni complesse, con l'immagine fissa, depurata della fisicità e della psiche viventi. L'immagine raggruma ed eccede. A ben riflettere è la proiezione astratta di desideri, concezioni, finalità, costruiti altrove e per scopi anche molto diversi da quelli che le immagini sembrano rappresentare.
Che cosa volevo significare partendo dalle immagini che invadono lo sfondo fisico in cui ci muoviamo? Volevo far notare che siamo tanto colpiti stravolti e contemporaneamente anche attratti dall'orrore per l'irreversibilità dell'atto di violenza, che culmina con l'aggressione fisica, da avere difficoltà a ravvisare il filo tenace della continuità che collega quell'atto alle negazioni, alle denigrazioni e omissioni di rispetto quotidiani, reiterati in un' atmosfera di tolleranza silenziosa che rasenta la rassegnazione e la cecità.
La violenza si alimenta di quotidianità malate che si vivono come questioni banali che, forse, non bisogna enfatizzare e forse - crediamo - di poter anche ignorare per evitarci il dolore, la mortificazione che salta fuori di brutto quando interroghiamo dappresso la nostra quotidianità relazionale.
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