lunedì 2 settembre 2024

Una comunicazione a tu per tu coi miei lettori - Bianca Mannu

Nel 2010 pubblicai il mio più voluminoso romanzo presso La Riflessione Davide Zedda Editore.  Aveva per titolo "da nonna Annetta" secondo decisione dell'editore che adottò il mio logo di Salvazione. A me non è mai piaciuto perché applica al racconto un pregiudizio tematico: come se la storia narrata si risolvesse in quel solo rapporto. 

Al momento della presentazione - dicembre 2010 - il sig. Davide diede forfait e dopo dovetti incontrare solo l'editrice subentrante che avrà forse letto (sono generosa) una sessantina di pagine  e continuò per quell'ora di incontro pubblico  a giocherellare con una me, fantasma infantile, innamorata di nonni e ziette, come se così avessi raggiunto per sempre il paradiso degli affetti. 

La sparizione dell'editore e il suo divenire fantasma (complice la combriccola che lo rimpiazzò) mi spiacque molto, perché il libro mi era costato quasi dieci anni di fatica per raccogliere e organizzare i materiali di memoria e di riferimento spaziotemporale, per decidere l'intreccio degli eventi e le cronologie interne, per rinfrescare le narrazioni ricevute da mio padre e tentare di ricreare alcune delle felici atmosfere in cui il trasferimento verbale e prossemico avvenne.  Avendo a che fare con una me stessa alle prese con le diverse fasi dell'esistenza, dovevo anche trovare il calibro psicologico con cui costruire le mie diverse replicanti, per non schiacciarle o su una psicologia infantile da fiaba (avrebbe suonato falsa) o condannare la PM in crescita mentale a sopportare il peso di una "grassa", ma non tanto, però pesante Matrioska sessantenne. Il mio ex marito si complimentò con me dopo averlo letto, il libro. Ma io mi sentivo come se fossi uscita da una pira, ustionata come il mio libro coi riccioli neri dei suoi fogli usti. Feci anche il giro delle librerie per vedere  se qualche copia fosse comparsa. Sì, qualcuna c'era, poco visibile tra l'ombra degli altri e il colore spento della sua copertina, salvata in extremis da un insulto peggiore. Però il mio libro, forse nato vivo, era morto. Non lo cercai più.  

Ogni tanto  aprivo una delle poche copie rimaste sul mio scaffale per chiedermi: dove sarà finito? Dei miei undici testi stampati era quello che compariva di meno in qualche libreria di Internet: resti, dicevo. Recentemente ho pensato ad esso come a un aborto e pertanto che forse avrei dovuto riconsiderarlo per capire se qualcosa di vitale lo abitasse: decisi che sì, potevo rianimarlo togliendo diverse  giaculatorie apotropaiche che non avevano scongiurato la sua cattiva sorte.

Mi sono rimessa a leggerlo più e più volte  e ho deciso che avrei lavoricchiato sull'ortografia e sulla sintassi verbale, che avrei ben controllato il lessico, ma sopra tutto avrei bocciato il vecchio titolo e gliene avrei proposto uno più rispettoso dei suoi attorcigliamenti temporali e in sintonia con le sventure dei suoi ospiti nominali. Così un po' rianimato, ho deciso di offrirgli un padrino meno cinico del primo, dopo essermi accertata che non avesse ricevuto  l'ISBN. In tal caso avrei cercato un nuovo e più affidabile editore. Che cosa ho trovato?

Che aveva nome, quello che non mi piace, e il suo cognome l'IBSN,  che frequenta  librerie importanti e case editrici di grido, di quelle che forse mi avrebbero sbattuto in faccia le loro porte telematiche perché io non sono di quelle/i che porta clienti a prescindere; e perciò da non giocarcisi la partita E però se i libri che ho scritto, tasto dopo tasto e 50 ritorni indietro, sono accolti, significa che  qualcuno dei miei dieci titoli si vende. E se si vende chi s'intasca le mie royalty? Il sig. Davide Zedda o le botteghe delle case editrici?  E allora, chi sono io? Una che non esiste, una schiava della penna informatica da strizzare come un limone. Qualche goccia ingrassa il casuale padrone. Lo sfruttamento è lo spirito animatore dell'eterno  momento. Complimenti, cari editori, nobili o plebei.  E magari siete capaci di sentenziare che il mio idioletto è troppo referenziale. Grazie a chi legge e magari lascia un segno!

Bianca Mannu                            

1 commento:

  1. Questo è quello che capita all'ottanta per cento (mi tengo bassa!) degli scrittori. Praticare le lettere è un esercizio duro , la cui strada è sempre in salita e non arriva mai a una vetta ma sempre a nuove e più irti salite. Perciò, cara Bianca è meglio, molto meglio non pubblicare se non si ha la fortuna di imbattersi in un editore che apprezza la nostra opera e ci pubblica gratuitamente senza chiederci proprio nulla. In caso contrario, non pubblicare o pubblicare in proprio su internet. La tua storia è emblematica: un bel libro misconosciuto.

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