Visite
di Atropo
Incappucciata e in veste nera se la
figura ognuna/o
tremando infantilmente al ritorno del
mitico profilo
quando - compagno di letto - uggiola come noia
un male indeciso e pellegrino che ninnando vocalizza:
“Non ora - c’è tempo – c’è … tempo –
ancora … non è l’ora …”
E sul frizzo birichino più dolce
signoreggia il sonno.
Ma più funereo straccio torna a claudicare
sui bordi semispenti delle ciglia
quando la vita inclina alla fatica
dello stare in giaciglio incattivito
dopo il più cattivo giorno capovolto:
così straniata/o che non ti riconosci
più.
Sulla tua china trascolora la luce
ancor di più verso un livore d’ombra
che gela gli alfabeti sulla soglia.
Tu fuggi all’indietro sulla capriola
dell’inganno - ma il gioco scioglie le
corde
all’uragano degli assurdi: triste
saltimbanco di volizioni postume.
Non c‘è rimedio a questa solitudine
ventosa –
non altra logica se non questa:
di uscire dal tempo nel singolare
modo del gatto – allungarsi del muso
a cogliere l’attimo unico ed eterno
di tepore in una traccia di sole
o in un baffo sbiadito di memoria
dove dilegua il tuo graffito d’esistenza
con la prescrizione assoluta
d’ogn’ istanza.
Noticina- Ringrazio di cuore i siti che mi hanno permesso di usare le immagini
Bellissima poesia, come sempre, Bianca.
RispondiEliminaIl tema della morte è sempre rimosso da una strana ma comprensibilissima allergia.E invece la morte è nostra compagna estrema. E' lì in agguato. Ma chi dice che sia proprio una nemica? Se arriva al momento giusto, è la benvenuta. Può liberarci da una esistenza che ormai ci annoia e che non ci stupisce più.
Arriva quando vuole lei, non sempre gradita, più dagli altri che da chi è già arrivato all'ultimo suo momento. Abbiamo paura? Non saprei dirlo. Però è un pensiero che ci riguarda.
Credo di aver risposto ringraziando e manifestando la mia stima per Maria Rosa Giannalia, lettrice e scrittrice di squisito intendimento come dimostrano i suoi testi e la bravura con cui ha guidato diversi gruppi di lettura e di approfondimento.
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