Il cammino delle donne nella storia?
"Cammino" implica un andare verso, come se davvero la specie Homo e
poi quella Sapiens sapiens e poi quella parte della specie Sapiens sapiens
foemina, custode inerme dell'evento terrifico e osceno della morte (menarca e
parto all'insegna del sangue) - e perciò
deprivata di e esclusa da l'amministrazione del sacro, del sé e del potere -
avesse chiaro, fin dalla sua notte, un proprio fine...
Neppure adesso la gente femmina sa i suoi sé, né
dove cammini bene non sa, né con chi e per chi, come neppure i suoi omologhi
maschi. Diciamo che avanza e arretra, ristagna inquieta attraversata com'è dai
contrasti di classe e di cultura; inciampa sui simulacri che la abitano,
s'interroga, forse per interposte persone, su
come fabbricarsi i ruoli da comprimaria in un mondo che rumina e
violentemente risponde senza corrispondersi...
I "Fogli d'album" sorvolano un cielo
molto perturbato, sono il sogno appiccicato
dentro le nostre palpebre tatuate, infibulate durante rituali inventati
da sedicenti dei che scambiarono per scettro un pene vacillante.
Perché
ci raffiguriamo come se fossimo dentro un quadro simile a quello - Quarto stato
- di Giuseppe Pellizza da Volpedo, come se fossimo il quinto stato?
Siamo
prese forse dal parossismo della gioia onirica che sovrappone alle parti un
tutto che non c'è? Celebriamo forse la nostra forzata esclusione, come se
l'avessimo scelta e fosse il monumento della nostra ambita identità?
Nessun commento:
Posta un commento