Da Fiela
Un tipo col
camice bianco e con una specie di fionda infilata a collana sul collo, assicura
che mi chiamo Giuseppa Antonia Bisolfa, nata, mi pare che abbia detto, a
Zerfaliu nel 1950 ( ma io non mi ricordo e dunque non confermo) da una certa
Antonia Palitta del luogo e da Pietro Bisolfa di Lugo di Romagna, persone e
luoghi che non credo di aver mai sentito nominare e di cui non ricordo neppure
un’ombra.
Ma questo bel
tipo in vestaglia bianca, che si fa chiamare Dootorerdas – che razza di nome! …
io ci metto in mezzo una “m” per farlo incazzare, quando sono di malumore
perché lui mi rompe i coglioni per forzarmi ricordare cose di quando ero poco
più che in fasce… - dice che le cose stanno così. Sì, anch’io penso che queste
tali Giuseppa, Antonia e anche Fiela abbiano avuto nascita e fasce. “Ma, caro
Dootorerdas , io che c’entro?”
“Uffa, non sono
Dootorerdas, ma Dottor Erdas, mettitelo in testa una volta per tutte!”
“Ok, ok! Ma non
strilli così, Dottorrrerdas, che mi fa mancare il respiro…”
Ecco lui a ribattere che là(?) c’è la chiave delle mie
stranezze, ma specialmente – insiste -
la “chiave di volta”…
Che roba è
questa chiave? Io conosco quella dell’uscio, quelle inglesi che servono per
stringere i dadi di un tavolino con i piedi di ferro, quella del gas, quella
del lucchetto dove stanno chiusi contatori della luce e dell’acqua … Quella di
volta, mai sentita nominare. Ma se la chiave è lì - Zerfaliu o Lugo di Romagna
oppure nel tempo andato ?- col cavolo che la ripeschiamo!
Una cosa vera –
magari non sarà tanto buona – l’ho imparata davvero da Dootoerdas: che quelli o
quelle che mi abitano hanno nomi. Una è
Antonia, un’altra Giuseppa e un’altra ancora, che è quella che mi frequenta di più e
più a lungo di tutte è Fiela. Questa è l’unica che mi piace.
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