domenica 22 marzo 2015

Altro estratto da I RACCONTI DI BIANCA - MANNU

Da La domenica di Marta


Intravide il grigiore del cielo senza sollevare le palpebre verso le fessure dell’avvolgibile. Richiuse gli occhi dopo aver sbirciato l’orologio grande sul comò. Si massaggiò le tempie doloranti, le palpebre che sentiva grevi e gonfie come vesciche. Le strizzò per farne uscire un po’ di lacrima stagnante. Si voltò contro il muro per sfuggire al chiarore latteo del giorno e crearsi una notte fittizia. Sentiva di essere pallida e gonfia e sapeva che, se si fosse guardata allo specchio, avrebbe visto la ruga segnare più nettamente del solito, sulla violacea trasparenza dell’occhiaia, l’orbita dell’occhio destro: quasi una profonda cicatrice. E avrebbe colto l’espressione attonita e contrariata del medesimo occhio nel guardare se stesso irrimediabilmente imprigionato dentro quel solco curvo.
Si accoccolò forgiandosi un grembo di lenzuola sulle reni, esauste per la pressione della vescica. Doveva alzarsi. Lo fece piano tenendo gli occhi chiusi: una sonnambula. Entrò nel bagno, evitò lo specchio e si abbandonò a quel po’ di benessere espulsivo. L’odore della terra umida s’era infilato dallo spiraglio della finestra. Se pioveva, pioveva senza rumore.

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