domenica 21 agosto 2022

amo il maestrale - versi inediti di Bianca Mannu


                                                                 








                                                                     e amo il maestrale

quando involve il vespro viola

e da quel lontano sito

prende fiato di mare

e rotolando per le plaghe

d’erbe morte e sassi

arriva a me – amorosa spiona –

stridendo allegro e sfrontato -

tra le stecche delle mie persiane

 

ancor più lo godo

quando tutti pori mi spalanca

per penetrarmi di sé

e cacciarne i fumi caldi

accaniti sulle mie più interne foglie

affiochite da una sete incapace

di valersi d’un’acqua

subitamente malevolmente

 calda e d’altri eccessi infetta     

 

tanto l’amo

e non gli ascrivo a colpa

i suoi impazziti soffi

sui più pazzi fuochi

bestialmente umani

 

e tanto l’amo

che sotto la sua danza indocile

- incurante sonno –

docilmente m’abbandono.


 











                                              👀 Ringrazio per queste splendide immagini (b.m.)

domenica 14 agosto 2022

Flussi icone illusioni - inedita di Bianca Mannu

 Preambolino - Che cos'è? -si chiederà qualcuno già annoiato dopo le prime righe. Ciascuno decida per sé quel che si aspetta, vede o nega. Niente immagini. Intraducibilità iconica, per quel che mi riguarda. Sono il mio sguardo e il mio idioma a pesca in questo nostro "fumo". Questo sarebbe stato il titolo riassuntivo, ma poteva sembrare parola inadeguata.(B. M.)


Flussi icone illusioni  

 

Icona di flussi anonimi  -
il principe della contrada social
abita più mercati –
si vende a like monetizzabili
in siti/bancarelle di materia volatile -
esibisce come fregi
d’etica cutanea i nei
(da noi plurali astutamente camuffati
come insopportabili quando – spontanei –
deformano il liscio nitore
del vagheggiato nostro piglio …)
Li accogliamo  invece come raggi
riflessi dei suoi pregi:
solo così li amiamo su noi 
come emblemi di nobiltà … morale.
                                                                               
La Star del gruppo - in apparente
continuità di flusso e di radianza -
vive il suo ruolo social
in quella lontananza
da cui i devoti si lasciano irraggiare –
vive nel mistico divario
tra intermittenze di comete aliene
e fulvi ardori del suo presunto sprazzo.
E di ciò parendo munifico signore – il muser -
dispensa ai suoi fidenti
come doni cose-non-cose :
cenni - portamenti - entità fumose
in qualità di emissioni semiotiche
d'induzioni pragmatiche
viaggianti - cangianti - effondenti
perciò a rischio costante
d’imprevedibile volatilizzazione:
dipartita mediatica
con trapasso apatico.


(La tragedia e la morte
attraversano in onde corte
solo il privato spazio individuale:
solo lì – anzi qui – tu – influencer - collassi
senza fiamma e tutto solo -
bruciando a luci spente – trapassi). 

Solo lì – anzi qui – tu annerita stella –
senza fiamma tutta sola collassi -
bruciando a luci spente – trapassi.
Ma la rete altre frequenze tesse …
altre – inattese! - allestisce … messe!
E in questo tramutare – di te 
(chi sei mai? – comprato-
venduto- usato come fonte –
trasformato in ponte
per gente senza fronte) - di te
non resta ad indicare un vuoto
né una ninfea né un pallido loto
non la traccia d’una home
con facce divelte
o l’espiantata addome -
assente pure  l’ombra macilenta
d’una vuota cantina spenta.


Ecco – trasfusa tritata e confusa
nella congerie della fisicità
la pretesa traccia di spiritualità -
mentre ritti si sta
sull’apparente morbido crinale
della salute corporale –
ecco l’esperienza evanescente ! 
Di colpo pare perso
l’antico senso sotteso
all’innata propensione alla “supinità”:
come se dormire non avesse
attinenza alcuna col morire
e dunque si fosse destinati
in forma d’indefinibili entità
a un’aerea pellegrina eternità.
Invece siamo densi
( sciocchi e talvolta melensi) -
siamo di quel fango che ha paura
di esaminarsi addosso
e sapere che terra e lacrime
stanno impastati per carne e osso …
Eppure  quando il cielo nostro
sciorina col vento un drappo azzurro
o sballotta un nuvolo buzzurro -
ci pare tale … un precipitar di masso!
E ci pare – provenendo  da Dio –
ultimativo monito di scasso.

 


martedì 26 luglio 2022

Vibrazioni - versi inediti di Bianca Mannu





Vibra di cromo il giallo euclideo

indosso alle scarpate vergini.

Severe fioriture – albini grumi –

vestono gli ulivi di canizie

che il vento – pettinando - depone

sulle zolle già rasate e smosse

dentro recinti riassestati

a scongiuro di fiammifere intenzioni.

Verzicando in silenzio

spiattellano alla precocità

della calura i loro pampini dentati

le vigne in parata sulle zolle -

d’ogni altro stelo ossessivamente ripulite - 

aleggiano come ombrelli

i loro palmi tra le spire

dei cirri e su corimbi neonati

che già cullano umorali eventi.

Immensi e sonoramente atavici

sfilano nel vespro i greggi:

smagrite perché di vello

hanno i pastori denudato le bestie -

lunghi musi penitenti

nel saio assottigliato

color dell’acqua sporca.

Dimessa veste conviene

forse a questa stasi: covato

“en plaine air” il tramenio della fatica

si spinge l’occhio esoso al frutto

che un poco sguscia dall’ambigua

digitalità di Crono e molto oscilla

 sulla stadera indecifrabile di Ade.  

Noticina o piccola premessa di ordine personale - Data la mia età o, forse, la mia noia verso un presente che non si decide a passare per incontrarsi faccia a faccia con una più consapevole logica, ho diradato la mia navigazione in fb e persino la mia attività in questo blog. Però penso e scrivo ancora testardamente. Il luogo dove attualmente risiedo s'impone alla mia riflessione emotiva; questa, incurante della poeticità generalmente praticata, si fa strada verso una parola che vorrebbe essere qualcosa di più elaborato rispetto, sia al pianto nostalgico per un eden perduto, quanto un dire cauto verso il sorriso di chi si esalta compiacendosi di dar voce al bello assoluto. Altresì rivendico la distanza  da  una nota spese o da un promemoria per gli acquisti: cerco di ricuperare la carica simbolica della mitologia per alludere al nostro dramma attuale.  (BM)

venerdì 17 giugno 2022

Metafora per oggidì - Guerra ... purchessia - inedita di Bianca Mannu

 

Hai un cognome strano! –

 è un pretoriano d’oggidì

venuto ad apostrofarmi

da sotto i galloni del kepì

« Ecco …  - ride per allettarmi - 

ecco - una stellina gialla

t’appunto sul pastrano … »

 

Ed io: - Rifiuterei il galano

« Niente di personale – dice -

solo un piccolo segnale

per i distinti da implicare

in questa  - qui o là – semplice

 guerra universale -

impossibile glissare»

 

Sarò merla o gazza?

 - Ora con la stellina finto oro (!) -

e il nome un po’ balzano …

… in quale guerra m’insinuo

con gli attributi di razza?

« Aspetta un semestrino – dice -

ché ti spedisco a Gaza!»

 

Penso:- Con gli occhi a mandorla

e la pelle tinta d’Africa

potrei fingermi creola

ma penserei che la metrica

dell’idioma mio parlato

non corrisponda al fatto

 

Ecco - perciò stesso

sarò statua di gesso

davanti al quesito censorio

del milite littorio

Se fossi come non vorrei e sono

mi darebbero della poco di buono

sarei spinta giù con acribia

in fondo al rione Carestia 

E dopo – se un po’ ci pensi –

dubito che scamperei alla follia

d’esser preda della guerra a pezzi

o della guerra  … purchessia

 

È stato già:

per astratta remissione

nella seconda ventina

del secolo ventesimo -

meno che bambina

sullo scalino dell’ impossibile

privo di proporzione

e di coerenza matematica -

vi sono rimasta statica -

una briciola indefinibile -

un ente trascurabile

inviato per inerzia pulsante

ad arrestarsi sull’ orlo beante

del buco madornale

dell’irragione generale

apertasi nell’anno 1939:

bellicista arrogante!

 

Era greve  - armato

fino all’ultimo dente -

un rullo semovente -

 un’immane mitraglia

caricata per lasciare il niente

ed offrire la Terra alla gentaglia

 

Pure l’orrore procede

per respiri ed apnee:

bisogna che fino alla noia

ce lo raccontiamo – o mondo boia -

con molto suo contorno

il crollo all’inferno ed il ritorno

perché abbia anche senso

l’estremo nostro giorno. 

Noticina -Niente ricorso alle immagini. Bloccare la coazione a ripetere.  Trovare subito la breccia per il ritorno e negare possibilità alle riedizioni : bisogna espungere dal DNA bestiale dell'uomo la soluzione ultimativa e riprogettare il senso della coesistenza orientata alla risoluzione concordata dei conflitti politici e sociali, essendo figli d'una sola madre terra.(BM) 

domenica 22 maggio 2022

Fiaba triste - inedita di Bianca Mannu


 

Una mattina il sole fece l’occhietto

all’uomo con gli stracci e lui non si levò

Col suo più lungo raggio - il sole

frugò tra l’erba dell’aiola:

perché tinto di rosso  vide il sasso.

Con quel rosso il sasso si spiegò.

Arrivarono uomini in divisa:

confusione tanta anziché no.

Al sasso fu data la qualifica di arma:

ma chi nella notte quell’arma sollevò?

Interrogato - il vento rispose “niente so”.

Al sole né quesito né risposta

proprio razionale non sembrò.

Morta – per sé con voce calma

allungando i raggi commentò

 disponendosi a calare …

“Neppure il sole ci sta più con la testa!”

deplorò un brandello di straccio

rimasto a penzolare tra il cespo

di fiori bianchi dell’unico oleandro nano

che dava il suo amaro a una pattuglia d’api.

“La testa ci sta, ma è sbagliata la lettura

del commento: morta  è la verità

ancora prima del colpo di teatro”-

Così pareva che il sole rispondesse.

Ma era l’effetto d’un cirro agitato e scuro

che il vento lanciava sul disco allucinato.

Così fu stabilito e rubricato.

Eppure il guizzo della nuvoletta

con roco accento affiorante dalla pancia

sembrava a pochi umani sentenziare:

“Solo chi ha ben vissuto può morire

e muore vagliandone il perché.

Tanti di noi umani – svuotato il cranio

da ogni accurata riflessione -

tremiamo ad ogni schiocco -

ma morire non possiamo:

da sempre morti siamo!”

 


giovedì 5 maggio 2022

Nientificazione / Soglia e soglie - poesia inedita di Bianca Mannu

 


Nientificazione

 

Sulla soglia d’un paesaggio

fintamente usuale

lievita spettrale

il suo fondo disastrato:

lì mi blocca lo sgomento

per il mio inutile cimento

per la mia onirica insistenza

nel tentare d’afferrare qualche istanza

su cui issarmi in trasparenza

dal mio caos esistenziale

 

Mi sveglio per abitudine ancestrale

sull’incipiente ritorno della luce

che – presumo a caso – cuce e ricuce -

raccolti dal pantano –

alcuni sensi laceri

d’un tempo precristiano

e intrugli di frantumi

in malsicuri barlumi

di cristianesimo nostrano

 

Cerco nell’orcio d’un antico garbuglio

la perdurante sodezza d’una parola d’ordine

che ripristini l’argine all’odierno subbuglio …

E invece mi tremano in disordine

voci straniere e insensate -

nella foresta vergine

di prode scalcagnate

 

Vivendo così dove gli enti

e i quadri del vedere –

parendo fedeli documenti

in date timbri e firme di accreditamenti -

mentono da filibustiere –

assumi per vero ed essenziale

solo il tuo ultimo raschio catarrale


In questa soglia di dormiveglia -

che a tratti mi nega la fede

anche sulla fisicità della soglia

sotto malfermo piede -

incappo nell’esperienza

della massima stranianza

 

Da qui ricade frammisto

di sudore all’umido fluente

oltre l’intimo abisso

questo residuo di niente.






Mininota - Beh, penso non sia necessario nessun commento: che mi riferisca all'oggi mi pare evidente, come risulti lapalissiana la propensione a negare cittadinanza a ogni ideologia minimizzante.(B.M.)


venerdì 29 aprile 2022

Non hanno lo stesso colore - versi inediti di Bianca Mannu - riproposta per il 1° Maggio


Come non tutti - lui lei omo ermafrodito o trans – voi -

col sudore che vi scorre lungo le sopracciglia a grotta

sopra gli occhi intenti dietro la mani laboriose -

avete nozione di come il tempo vi consumi

secondo motivi incompatibili?

Sì - voi che avete scaldato i banchi della scuola

e quelli della chiesa - alla messa e al Dies irae -

voi che avete ascoltato o letto il racconto

d’un ente misterioso: di un senzafaccia

sulle ossa bianche come calce apparire

in  forma di sincope o spavento a decretarvi

la fine della gita in faticosa valle – voi

fortunati morirete vecchi e umani 

sul vostro giaciglio abituale - col prete

in stola ad amministrarvi l’olio santo

e a convincervi in extremis – data improbabile

ogni altra soluzione - che un mondo di là

vi aspetta migliore di questo immiserito

all’insopportabile gravezza del respiro.

Succede invece ad altri - solerti e maledetti -

di sapere in un lampo che “vivere” è ben diverso

che aspettare l’oltraggio della maschera di Atropo sul letto.

Ecco per costoro i “compiti in classe” giornalieri:

sul campo con le falciatrici e i rostri del trattore –

in cantiere tra schiacciasassi betoniere e gru –

 in fabbrica a scherzare coi forni e con le trance

ma anche con rulli ed orditoi della gentile tessitura ...

Proditoria registra il tuo profitto un’infinita solitudine di luce:

bianca e netta da ogni sacramento – spogliata dal

dovere di conferire un supplemento di prova

o un iter di nuovo apprendistato.

Lei non verrà come Sorella Morte – lenta

e in gramaglie francescane – a segnare

il commiato dell’uomo  con l’umano.

Invece sarà bianca: un foro glauco

su una coscienza dislocata sulla tovaglia

immacolata di un banchetto vegano.

Nota - Parlare di morti bianche significa che l'ipocrisia è al potere. Significa che una società è incapace di riconoscere e attribuire le responsabilità per i modi con cui viene richiesto erogato e gestito il lavoro, il quale viene valutato e concepito come cosa contabile e commercialmente valutabile; come cosa scissa dalla persona che, per sua condizione sociale, non può gestire e controllare le logiche e i modi della sua erogazione e destinazione.(BM)

 La ripropongo come segno e memoria della Festa Internazionale del Lavoro. Tristemente il lavoro si tramuta spesso in situazione mortifera per il lavoratore. Ma oggi più che mai il lavoro più favorito sembra quello capace di mandare a morte migliaia di vite umane, mettere in discussione la civiltà dell'umana convivenza e mandare gambe all'aria ogni civile manufatto e ogni giusta preoccupazione risanatrice verso la Terra che ci ospita e che risulta molto devastata e a rischio grave. Credo che almeno la terza parte degli otto miliardi circa di viventi potrebbero - incrociando le braccia per un'ora - costringere i guerrafondai di ogni sito a sedersi - disarmati e senza divise - attorno a un tavolo per stabilire nell'immediato ogni conflitto armato e produrre un organismo terzo, senza possibilità di veti da parte di nessuno, che vigili e coordini le discussioni per un nuovo e diverso ordine mondiale. Dite che sogno? Sì; da ottant'anni. (B. M.) 



 

lunedì 25 aprile 2022

Unda e ispunda di Antonio Altana postata a cura di Bianca M.

 Unda e ispunda


Sa pedra sempre trastu a morte posta
non dat signu de bòidu fitianu
su distratu non l’idet cosa tosta
si non b’iscudet forte s’ossu umanu
Ma pro chie in eremu b’at sosta
o chie no at tèula ne cabanu
est balu unu pedrone de su nodu
o prima fortilesa de s’aprodu

in tremulosu sinu ‘e congiuntura
e intimidade fisica impressida
tra apretadas e istabilidura
in fundu de una forsi iscadriada –
fuida a dotes de sa congetura –
giogat vida tra sicas e undada
chi t’enit dae me e torrat poi …
cal’est motivu chi s’achidat goi

dae sogetu a benner ogetu
si no fit pro efetu diferente
de calecunu tribuladu apretu?
Ma chie mai detzidit repente
de leare de fossile s’aspetu
ue vida isfiorat frecuente
ispinghende continu cale unda
como in custa poi s’atera ispunda.







Noticina - Propongo il post precedente come traduzione di questa fisicamente parlante. Buona lettura a coloro che un po' s'azzardano a compitare il Logudorese. B. M. 

giovedì 21 aprile 2022

Onda e sponda - inedita di Bianca Mannu

La pietra  - oggetto

sempre pensato morto –

non dà segno di vuoto

per chi incurante passi -

non dà segno di pieno

se non c’inciampa

l’altrui vivente  osso.

Ma per l’anacoreta

o l’uomo senza tetto

era áncora - il sasso - ed è

la principiante sodezza dell’approdo

nel malfermo grembo della contingenza -

è l’immediata fisica intimità

tra pulsione e fissità.


Sul fondo sdrucciolevole

dell’eventualità - sfuggita

al civile imperio della causalità -

la vita si gioca nella secca di vortice

che va da me a te - da te a me …

Che cosa cambia il turno

del soggetto e dell’oggetto  

se  non l’effetto diseguale

d’un fortunoso impatto?

Ma chi farà mai da fossile

dove la vita lambisce

pulsando  come onda

or l’una or l’altra sponda?


giovedì 17 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu ( quarta e ultima tranche)

 

Bisognerà aspettare quasi un altro secolo per vedere i primi segni della lotta delle suffragette in Inghilterra, e poi un altro secolo per vedere la nascita, nel 1946,  di un libro di forte impatto politico e culturale ad opera di una intellettuale e filosofa francese, Simone De Beauvoir . Il secondo sesso s’intitola questo modo rivoluzionario di descrivere di nuovo la condizione femminile, di suggerire le chiavi unificatrici degli sparsi gruppi di femministe incerte e richiamare l’attenzione sulla possibilità di valutare l’anello di giunzione tra le sempre più vivaci lotte femministe e le molto combattive lotte degli operai, ma non così preparati, costoro, alla parità di genere nel sociale e nel giuridico, sorvolando sull’atteggiamento culturale che fortemente caratterizzava (e ancora qualifica) gli incontri ravvicinati dei sessi.

La legge per l’estensione del diritto di voto alle donne fu varata in Italia  nel 1945 ad opera dei partiti antifascisti del Governo Provvisorio (Parri), poi  inglobata nella Costituzione Repubblicana del 1946 insieme agli articoli sulla parità dei generi quindi all’eguaglianza dei diritti di tutti gli umani sul suolo italiano. Ma le leggi dei codici erano ( e sono rimaste nei fatti) ben lontane da quell’ideale.

Difatti – era il 1965 - una giovane donna, allora minorenne, Franca Viola, rifiutò di sposare il suo violentatore con un matrimonio riparatore. Il codice penale poneva lo specifico sotto la specie dei reati contro la morale. Con tale meccanismo la parte lesa poteva dichiararsi consenziente e, sposandolo, liberare il reo dalla condanna. Ma  Franca Viola rifiutò di sentirsi disonorata e rigettò il disonore sull’aggressore. Lui e i suoi complici furono condannati.

La legge fu abrogata nel 1981. Solo nel 1996 il reato di stupro fu ascritto come reato contro la persona. E la strada è ancora lunga. 

 


mercoledì 16 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu (terza tranche)

 

Si dice che le nuove strade o quelle migliori siano aperte per opera dei coraggiosi … Attenzione! talora il coraggio è indicato come arma maschile, che nasconde bene l’aggressività egoistica, la furia competitiva che il maschio inocula nell’androgino, cioè nella femmina che assomiglia di più all’ideale maschile proiettato su di lei, nel modo che ho accennato. Il coraggio più autentico è quello che hanno sviluppato molte donne, proprio quelle che il fosso più profondo ha diviso da se stesse, dalla propria autonomia, ma che resistono alla pressione esercitata su di loro dai potenti per farne le suddite passive. In somma, sono i transfughi, anzi le transfughe a trasformare la mappa umana sul mondo.

Me le figuro quelle che si svegliano all’ultima aggressione padronale e dicono no. Lasciano il vecchio mondo che gira sui ruoli pietrificati, appena s’allenta per caso la stretta. Cercano altri varchi, consapevoli dei pericoli, della loro relativa debolezza fisica che è capace  di convertirsi in pensiero più acuto, in pratica logica e lavoro. Gli oppressi  si alleano e lasciano il nido del cuculo, cioè i regni che o non reggono o sono mostruosi. Con chi si accordano per la fuga e inventarsi una nuova vita? Donne con uomini della medesima condizione. È avvenuto così mille volte, ma la storia non ha registrato, ha spesso cancellato le donne …

Ex contadini ed ex serve di camera o di stalla, serve tuttofare hanno talora scelto la difficile ventura di mettere radici altrove e adattarsi a un precariato più libero. In Italia questo spappolarsi delle corti del feudatario-padre è avvenuto dopo il primo millennio dell’era cristiana Si formarono le repubbliche comunali:  vivere in comunità di simili, decidendo le nuove regole sociali nell’Arengo, lo spazio per le discussioni collettive.

Ma le donne questa partita la persero quasi subito. Dal tempo di San Paolo, guida delle comunità ristrutturate dopo le prime persecuzioni, le donne si erano piegate al silenzio, all’esclusione dalle cose pubbliche. Lavorarono senza aver parte, ma certo in casa non le mandavano a dire ai loro uomini presuntuosi e aggressivi!  Sono state lavandaie, guardiane di pollai, donne di fatica per i nuovi signori di città. I feudi si spopolano e collassano.

Seicento anni dopo anche i monarchi, cioè i patriarchi, accentratori dei feudi locali, diventando re assoluti, mandano in default lo stato. Troppe spese per guerre, bassa produzione, popolazioni affamate in rivolta per il pane. Il monarca vuole che il popolo gli risolva il problema: scoppia la rivoluzione e si erigono le ghigliottine. 

 Ed ecco che l’elemento femminile si rimette in moto, come genere e come persone speciali. Cito l’antesignana del femminismo quando questa parola non era stata ancora inventata. Marie Gouzes, trasformatasi da borghese in persona che si nobilita per essere presa sul serio, Olympe De Gouges,  si butta a fare un mestiere maschile. Ma è serissima, rivoluzionaria e anche scrittrice di drammi e saggi importanti. Scrive Dei diritti delle donne e delle cittadine, per ricordare ai rivoluzionari l’esistenza delle donne e il loro valore. E scrive anche  sui diritti degli uomini neri e degli uomini schiavi. Notare l’uso del linguaggio: schiavi e neri, ma uomini. A significare che lei, già 250  anni fa era antirazzista e antischiavista, quando persino fior di rivoluzionari pensavano di attivare la tratta degli schiavi, già fiorente e lucrosa, per rinsanguare l’erario statale.

 Olympe sosteneva questo: vale per tutti, anche per le donne, il diritto di salire sul patibolo, a patto che le stesse donne possano gridare in piazza la loro opinione, cioè partecipare attivamente alle decisioni pubbliche. Morì ghigliottinata nel 1793, quarto anno della Rivoluzione.