Si dice che le nuove strade o quelle
migliori siano aperte per opera dei coraggiosi … Attenzione! talora il coraggio
è indicato come arma maschile, che nasconde bene l’aggressività egoistica, la
furia competitiva che il maschio inocula nell’androgino, cioè nella femmina che
assomiglia di più all’ideale maschile proiettato su di lei, nel modo che ho
accennato. Il coraggio più autentico è quello che hanno sviluppato molte donne,
proprio quelle che il fosso più profondo ha diviso da se stesse, dalla propria
autonomia, ma che resistono alla pressione esercitata su di loro dai potenti per
farne le suddite passive. In somma, sono i transfughi, anzi le transfughe a
trasformare la mappa umana sul mondo.
Me le figuro quelle che si svegliano
all’ultima aggressione padronale e dicono no. Lasciano il vecchio mondo che
gira sui ruoli pietrificati, appena s’allenta per caso la stretta. Cercano
altri varchi, consapevoli dei pericoli, della loro relativa debolezza fisica
che è capace di convertirsi in pensiero
più acuto, in pratica logica e lavoro. Gli oppressi si alleano e lasciano il nido del cuculo,
cioè i regni che o non reggono o sono mostruosi. Con chi si accordano per la
fuga e inventarsi una nuova vita? Donne con uomini della medesima condizione. È
avvenuto così mille volte, ma la storia non ha registrato, ha spesso
cancellato le donne …
Ex contadini ed ex serve di camera o di stalla, serve tuttofare hanno
talora scelto la difficile ventura di mettere radici altrove e adattarsi a un
precariato più libero. In Italia questo spappolarsi delle corti del
feudatario-padre è avvenuto dopo il primo millennio dell’era cristiana Si
formarono le repubbliche comunali:
vivere in comunità di simili, decidendo le nuove regole sociali nell’Arengo,
lo spazio per le discussioni collettive.
Ma le donne questa partita la persero quasi subito. Dal tempo di
San Paolo, guida delle comunità ristrutturate dopo le prime persecuzioni, le donne
si erano piegate al silenzio, all’esclusione dalle cose pubbliche. Lavorarono
senza aver parte, ma certo in casa non le mandavano a dire ai loro uomini
presuntuosi e aggressivi! Sono state lavandaie, guardiane di pollai, donne di
fatica per i nuovi signori di città. I feudi si
spopolano e collassano.
Seicento anni dopo anche i monarchi, cioè i patriarchi, accentratori dei feudi locali, diventando re assoluti, mandano in default lo stato. Troppe spese per guerre, bassa produzione, popolazioni affamate in rivolta per il pane. Il monarca vuole che il popolo gli risolva il problema: scoppia la rivoluzione e si erigono le ghigliottine.
Ed ecco che l’elemento femminile si rimette in moto, come genere e come persone speciali. Cito l’antesignana del femminismo quando questa parola non era stata ancora inventata. Marie Gouzes, trasformatasi da borghese in persona che si nobilita per essere presa sul serio, Olympe De Gouges, si butta a fare un mestiere maschile. Ma è serissima, rivoluzionaria e anche scrittrice di drammi e saggi importanti. Scrive Dei diritti delle donne e delle cittadine, per ricordare ai rivoluzionari l’esistenza delle donne e il loro valore. E scrive anche sui diritti degli uomini neri e degli uomini schiavi. Notare l’uso del linguaggio: schiavi e neri, ma uomini. A significare che lei, già 250 anni fa era antirazzista e antischiavista, quando persino fior di rivoluzionari pensavano di attivare la tratta degli schiavi, già fiorente e lucrosa, per rinsanguare l’erario statale.
Olympe
sosteneva questo: vale per tutti, anche per le donne, il diritto di salire sul
patibolo, a patto che le stesse donne possano gridare in piazza la loro
opinione, cioè partecipare attivamente alle decisioni pubbliche. Morì
ghigliottinata nel 1793, quarto anno della Rivoluzione.
Nel secondo paragrafo si fa preciso riferimento ai periodi di transizione da un'epoca all'altra rispetto ai modi dei raggruppamenti sociali dovuti alle ondate migratorie interne (contado - città o viceversa) o migrazioni di massa in seguito a guerre, carestie, pesti o altri malesseri di ordine sociale.
RispondiElimina