venerdì 17 luglio 2015

Natura morta - da FABELLAE di Bianca Mannu -

Nota preliminare a Natura morta

Immagine consentita in uso da Google.Grazie

I dipinti di nature morte sono quanto di più sintetico ed evocativo riguardi la vita quotidiana delle persone.
Poiché l'uso e la destinazione dei prodotti del linguaggio umano, creativo e per così dire colto, sono stati privilegio delle classi agiate, è naturale che quei dipinti alludano a costumi quotidiani non universali.Quanto più è fuori quadro la diretta presenza umana, tanto più il riferimento è efficacemente allusivo della condizione del fruitore.
La colazione e il pasto giornaliero del contadino o, ancora più modesto e localizzato in ambienti alieni, quello dell'operaio di fabbrica o di miniera fino alla prima metà del secolo scorso, hanno sollecitato meno l'interesse creativo degli artisti professionisti e dilettanti. Anche perché avrebbero dovuto sottolineare la mancanza del pasto stesso, oppure l'atrocità della sua inadeguatezza in un contesto orribile e alieno. Mi torna in mente, ad esempio, il dipinto di Van Gogh, che non è la celebrazione astratta del rito conviviale in assenza dei consumatori. I mangiatori di patate non poteva che rappresentare il pasto dei poveri nella sua reale iscrizione nei volti e negli atteggiamenti corporei. 
E tuttavia i modelli comportamentali delle classi meno disagiate hanno attratto i desideri di chi ne era deprivato - quella che oggi viene molto furbescamente e negativamente indicata come "invidia sociale", benedetta sia! - e hanno anch'essi stimolato i movimenti di lotta, più o meno legali e consentiti, per arrivare a goderne, almeno come momento festivo.
Il caso di Natura morta di B. Mannu, vista oggi alla distanza di un quindicennio, è una composizione in versi che, dal mio punto di vista letterario, risulta omologa a un dipinto del nostro novecento.Quando è stata concepita e scritta (fine 1900) rappresentava una generalizzata piccola agiatezza, molto casalinga e discreta a fronte di un consumismo che illusoriamente pareva superarla per qualità ed estensione sociale. Oggi, se escludo i minimi e tremolanti agi,  per me retaggio del mio modesto lavoro di operaia dell'insegnamento, la concepisco  come uno di quei carezzevoli sogni mattutini che anticipano invece il risveglio in una realtà spietata che afferra e malmena ogni continuità benevola e civile, che spappola ogni diritto dei molti, colpevolizzandoli col rimprovero di aver vissuto al di sopra delle loro possibilità
.
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 Natura morta

La caffettiera ha tossito
il suo caffè.
Un'alba di nebbia
le tremola sul becco.
Certo sogghigna
dentro la corazza.
E gli aromi suoi
manda in segreto
a disperdere
i residui sonnolenti
della notte
acquattati negli angoli
dimenticati dalla luce.
La tazza
appena un po' discosta
- accosciata sul piatto-
- l'ansa piantata sul dorso
d'un soffice biscotto-
molto si compiace
della rotondità
del suo sbadiglio
tra lo sdegno imbronciato
del bricco della panna
e lo zucchero di canna
ammonticchiato
nel sucrier di ceramica viola
col cucchiaino ficcato
nella pancia.

Di lato un'arancia

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