sabato 4 luglio 2015

Letture difficili e intriganti- approccio 3 a citate opere di Slavoj Žižek a cura di B. Mannu

In parziale riferimento alla complessa articolazione tra la sfera delle esistenze materiali e quella della simbolizzazione, senza poter entrare nel merito dei complicati teoremi e ragionamenti che Žižek distende attraversando gli immensi campi del pensiero filosofico, scientifico e artistico, e un po’ collegandomi  alle precedenti esposizioni, cercherò di ripartire dal seguente quesito: il mondo immateriale delle idee e quello materiale delle cose naturali fisiche si parlano o non si parlano?

 Una prima risposta suona grosso modo così.
La totalità-mondo risulta del tutto inaccessibile e noi manchiamo sempre e per sempre il bersaglio della conoscenza di quanto starebbe dietro l’apparenza fenomenica. Perciò possiamo parlare in termini di verità relativamente alle nozioni parziali e temporanee relative a quanto la soggettività umana è in grado di cogliere mediante le sue categorie. Esse  ci forniscono solo una schedatura fenomenologica. La verità circa il Tutto sotteso ai fenomeni ci è preclusa. E si può dire che questa posizione corrisponde alla concezione kantiana e ai suoi prosecutori.  E a questo punto il nostro Autore sottolinea che la pretesa di parlare o di far parlare il Tutto in prima persona è un distorsione ideologica che esige un Garante/Dio esterno al processo teoretico
 Si dà, però, una risposta alternativa. Alcuni pensatori, scienziati, filosofi e teorici psicanalisti, per esempio Deleuze e Lacan, interlocutori preferiti di Žižek, sostengono che “la cosa là fuori” non è affatto scritta nel linguaggio dei numeri o di altri concetti e che sarebbe nostro compito di decrittarla, come argomentava Galileo. Ma “La cosa là fuori” non bussa tutta intera, avanza per elementi parziali, come cosa simbolicamente opaca, e poiché non trova la sua casella simbolica, crea problemi di natura logica e linguistica. Quando i problemi, diciamo d’incasellamento si accumulano, irrompe nella continuità discorsiva ideologica come non-senso, come elemento linguistico paradossale che si inserisce negli interstizi, nelle discrasie tra significati e significazioni interompendone il flusso e segnando l’emergere di un nuovo o possibile significato, il quale venendo in superficie e configurandosi come paradosso, scombina l’assetto esistente delle concatenazioni, definisce un nuovo campo di significati, e, se vince la partita, torce e assoggetta a sé quelli vecchi. Ma tutto questo non avviene pianamente, come la vicenda di Galileo insegna, il quale ha dovuto inventarsi filosofo per tentare la difesa della sua  teoria astronomica. Come dire che ha dovuto compiere un intervento di natura politica nell’ambito delle scienze fisico-astronomiche, in quanto il Padrone del discorso era appunto il Sant’Uffizio, il quale è rimasto molto offeso per essere definito “Simplicio”.  E questo è come dire che gli effetti di verità si ottengono comunque a livello della discorsività, la quale però, in certe condizioni, ha mezzi molto convincenti, come appena detto e avviene come avvenne nella vita di Galileo.
Si prospetta però anche una terza possibilità, ossia che la verità parli di persona? La risposta per bocca del Freud/Lacan di Žižek e di Žižek stesso mi appare grosso modo così «Sì, qualcosa emerge dal coacervo materiale, manifestandosi come sintomo, qualcosa che emerge come problema, come quasi-parola che stride, come istanza che richiede un lavoro di trasformazione e pretende di prevalere acquisendo, per così dire, esistenza importuna e semiclandestina per il tramite di un individuo umano.
 Però questa terza possibilità fa tutt’uno con la seconda precedente, perché la totalità del mondo non  si  presenta di persona, bensì tramite il qualcosa senza luogo (ciò che non ha collocazione nei significati esistenti) Questo qualcosa più che nascere come cosa che dice nasce come cosa che prova a dire o  che denuncia ed annuncia, un qualcosa che irrompe e fa reagire a muraglia i vecchi  fantasmi simbolico-linguistici. (I muri e le muraglie, sia fisicamente costruite che solo minacciate-progettate, sono anche il sintomo tetragono di un reale che oppone resistenza) .
In questo senso, dichiara Žižek, Gesù è «Uno di questi oggetti che parlano… le sue parole sono un ottimo esempio di quell’”Io, la verità, parlo” che si profila in coincidenza con la morte del Grande Altro/Dio».
Ossia la comparsa di Cristo nella storia, il suo dire e il suo dover morire a causa del senso misconosciuto/rifiutato del suo dire/fare, indicherebbe che la presunta e biblica presenza-parola garante di Dio-Verità assoluta, (infeudata a un Padrone: Sinedrio, Sapere Autoritario, per esempio) diventa da quel momento impossibile.
Dunque resta esclusa l’intromissione del Testimone-Dio o Grande Altro a garanzia d’una presunta rivelazione totale del mondo là fuori sempre uguale a se stesso. E correlativamente risulterebbe inadeguata l’idea che l’attività sia una componente esclusiva della soggettività umana, ciò che riproporrebbe l’idea di una Mente attiva e ordinatrice, opposta alla fissità materiale delle cose.
Forse sarebbe il caso di sostenere l’ipotesi, dice Žižek,  che il faticoso procedere del divenire scientifico, interrogato filosoficamente e dunque politicamente, a parziale rettifica della curvatura ideologica fuorviante, sia la sola verità possibile, mai esaustiva e completa, perché la così detta realtà stessa è un movimento di elementi materiali e di pensiero, perché “il Reale non è semplicemente esterno al Simbolico, ma è, piuttosto, il Simbolico stesso privo della propria esternalità, della sua eccezione fondante”.  Eccezione fondante che, se ho ben capito, è l’interruzione della chiusura ideologica ad opera del Reale non ancora simbolizzato che s’impone nella forma di elemento sintomatico.
 In L’oggetto sublime dell’ideologia Žižek riferisce che Lacan ha attribuito a Marx l’invenzione della nozione di sintomo. E dedica a questo tema un intero capitolo per dimostrare che Lacan asserendo quanto sopra non ha fatto una battuta di spirito, ma una deduzione teorica ben fondata, a dimostrazione che i tempi dell’invenzione e della ricerca si possono incrociare in modo sorprendente indicando la distribuzione ineguale dei campi di ricerca scientifica, la  quale in fondo dice la verità nello scoprire  che non c’è nessuna identità negli oggetti e nei soggetti e che  non esiste una garanzia preliminare sulle connessioni e sugli effetti retroattivi di un concetto.
Dunque, se ho capito una briciola di tutta la complessa sequenza logica che attraversa i saggi menzionati, il mondo monolitico al quale chiedo se davvero corrisponde alle idee che me ne sono fatta o che mi hanno infilato è solo effetto di una distorsione a livello della struttura ideativa, ineliminabile come struttura, ma rettificabile nei suoi effetti.

 

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