Un intervallo "poetico" - per così dire - come saluto al popolo greco e a noi tutti per auspicare il vero ritorno alla (e incremento della!) prassi democratica in Europa e nel mondo.
Democrazia
Qualcuno disse «Democrazia».
Non un empio - né un captivo - fu.
Non fu disgrazia che quella voce
assemblasse
al nome il Nume del concetto.
Pure - da allora – Nemesi
le impose con lo sguardo
Necessità e Ventura.
Con gli
stessi decreti
il Parlante
«liberò»
in mano
agli Aristoi.
Stretto - per prova - alle solerti Moire
per spegnere con la vita sua di uomo
o con l’infamia
del suo Logo
le ali alla Parola detta.
Egli abbracciò il suo Fato
e volse - per non smentirsi - verso Dite
sapendo
acceso un lume-
errante già - per i futuri umani.
S’affiochirono altri nel poco.
E subito una siepe di arbusti
cinse l’esordio storico di lei
e le assegnò
angusti
luoghi e brevi tempi.
Fuori rimase
un verminaio
piccolo e vivace
di allogeni schiavi
della terra e
delle cave.
Certo qualcuno ne ricevé contagio
e voltando le terga all’uso dell’abuso
ne lanciò la
febbre nell’eventuale corso
della storia.
Nomade ancora «Democrazia»
corre il pianeta - salta i muri –
scava cunicoli da talpa
e i sogni frequenta
di chi ha fioca voce.
Cambia di luogo
e guarda tempi brevi di rigoglio.
Si bagnò nel sangue uscendo dalle notti.
Passò indenne nei roghi.
Vestì abiti smessi.
Fu agghindata
perché non
paresse quella.
Andò svilita in cambio di moneta
ancella e scudo
di rettori e padroni.
E ancora rampolla - nuova -
nei pensosi desideri
dei tanti
che si chiamano per lei dalle galere
per mettere ali ai corpi -
ali alle ali - per affratellarsi
oltre le frontiere
e unire a
lei - numinose - altre
antiche e nuove voci di riscatto.
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