lunedì 15 giugno 2015

Letture difficili e intriganti- Approccio 1 di B. Mannu

A scuola da Žižek


Mi propongo di scrivere qualche riga di riferimento ad alcuni saggi di Slavoj Žižek.
Intanto chi è Slavoj Žižek?
Vado a rilevare i suoi dati dal ripiego di copertina di un suo libro particolarmente impegnativo: L’oggetto sublime dell’ideologia alla terza edizione (2012)
Nato a Lubiana nel 1949…”è fra i più innovativi pensatori del nostro tempo. Insegna nella sua città natale e in molti atenei americani e europei”.
Autore di moltissimi saggi, tra cui Organi senza corpi,(2012), ha appena pubblicato i primi due tomi del suo capolavoro filosofico “Meno di niente, di cui ancora niente so.
Perché evocare questi suoi saggi assai complessi – e di cui in verità non potrei riferire granché, data la mia poca perizia filosofica?

Intanto ci provo perché credo che il caso giochi un ruolo importante anche negli incontri migliori. E io sono molto contenta di essere incappata a naso nei suoi titoli e quindi in qualcuno dei suoi libri che si sono subito rivelati difficili, concettosi, ma anche ricchissimi di riferimenti e di modi interessanti di  considerare questioni anche molto concrete.
Penso che non bisogna soggiacere alla nostra pigra ignoranza di persone comuni, costantemente inadeguate alla condizione adulta. La mania dilagante di praticare sport di ogni genere, anche pericolosi o estremi, a fronte della fobia o del rifiuto a misurarsi con le meno ovvie articolazioni del pensiero, indicano quanto meno una sorta di immaturità umana, che certo torna comoda a coloro che su tale immaturità fondano il loro potere. Ma l’indeterminatezza dell’essere umano consente inversioni di rotta, se volute.
Proprio Žižek, in Organi senza corpi dice, ma io lo ripeto semplificando a mio modo, che l’essere umano sprigiona una quantità di energia sessuale in eccesso, tale che il suo straripamento in ambiti confinanti comporta la produzione indiscriminata di significati metaforici e allusivi. Il suo eccesso deriva da un’impasse strutturale per cui essa non raggiunge mai il proprio obiettivo, ossia la piena quiete, in quanto la sua realizzazione richiede la partecipazione dell’altro, comportando per tale fatto, una non perfetta sincrasia. Insomma è a partire dalla sessualità, dal suo non restare interna a se stessa, che prende  a strutturarsi il linguaggio. Dislocandosi oltre il corpo mediante l’organo simbolicamente divelto, desessualizzato, il fallo di castrazione, funge da significante vuoto (organo senza corpo), ossia da elemento fantasmatico, neutro, il quale costituisce il punto d’incrocio tra le serie non corrispondenti biunivocamente dei significanti e quella dei significati.
Se, a causa dell’eccedenza della sessualità oltre il suo luogo, tutto diviene allusivamente sesso, allora ciò che è per natura neutro può essere sessualizzato. Infatti nel momento in cui il fallo divelto circola come significante, può farlo in quanto deterritorializzato, cioè privato del significato sessuale e carpito entro l’ordine simbolico che, pur sorgendo dal corpo, non è corporeo. Per contro un’attività asessuale, neutra, si sessualizza nel momento in cui  “non riesce a conseguire il suo obiettivo asessuale e s’intrappola nel circolo vizioso della ripetizione fine a se stessa” e “cominciamo a godere proprio della ripetizione «disfunzionale» di questo gesto e con ciò sospendiamo il suo servire a qualcosa.”
Che cosa significa  questo? Io, per il mio modesto comprendonio, lo traduco cosi:  scrivere lettere al mio uomo lontano mi piace perché in tal modo mantengo viva la relazione. Se nel frattempo la relazione si è sfaldata e se, pur essendo finito il motivo per scrivere, io continuo a farlo, è perché ci ho preso gusto, mi sono innamorata della scrittura a prescindere.
Accade un po’ la stessa cosa (attenzione: l’esempio è mio!) al feticista, il quale, per un inghippo o trauma nella sfera della sessualità, sposta la sua libido, liberandola dalla fascinazione verso i requisiti sessuali del partner e dirigendola sugli oggetti che hanno rappresentato o sono contigui a quei requisiti, i quali ora attirano per se stessi, sono cioè il vero oggetto dell’investimento libidico del feticista.
Ho volutamente estrapolato, fra i tanti, questo aspetto della trattazione, per dire che forse è il caso di tentare letture impegnative allo scopo di maturare e imparare a pensare e ad argomentare. Magari ci innamoriamo di un certo tipo di testo a prescindere dall’utile ricavabile. Godiamo nel leggere testi impegnativi.

Mi sembra, dunque, che un po’ di audacia  consenta  di conseguire qualche sensibilità, se non vere e proprie conoscenze, permetta di deporre qualche pregiudizio o luogo comune che ci fa gattini ciechi in preda a comportamenti compulsivi indotti, che ci fa succubi di narrazioni depistanti rispetto all’esercizio, certo difficile e faticoso, dell’intelletto su problemi che ci riguardano, che ci attraversano, persino, rimanendo ignorati.  

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