Se ho ben capito, l'analisi di Zisek è finalizzata a dimostrare come,nella comprensione e valutazione del mondo, ognuno di noi risente di schemi mentali indotti dalla società in cui vive e nella quale agiscono gli interessi-idee dei gruppi di potere economico. Le nostre idee, dunque, solo apparentemente sarebbero idee nostre, in realtà sono veicolate dalle ideologie di tali gruppi. Questa visione totalizzante sviluppa da un altro punto di vista il concetto di Super-io freudiano. Ma allora: in che modo ogni uomo può rendersi veramente libero? Mi sembra questo l'insormontabile problema filosofico cui non si riesce a dare risposta. E se è vero che studio e letture sviluppano la capacità di porsi criticamente di fronte all'ideologia, è pur vero che chi potrà affrancarci dal "sussumere", come tu dici, altre idee, altri modi di guardare al mondo che non siano quelle derivate dalle nostre letture? In altri termini, potremo mai essere ideologicamente liberi?
Bianca Mannu rispondendo scrive
Intanto è stato K.Marx a
elaborare un primo concetto di ideologia a partire dalle Tesi su Feuerbach
nelle quali critica l'atteggiamento contemplativo dei filosofi e la loro
ignoranza della prassi che trasforma in senso reale i rapporti
economico-sociali e il modo di produrre; ed è il movimento economico sociale
che muove le categorie del pensiero e genera gli impulsi alla formazione
delle idee e delle immagini che di quegli stessi rapporti si formano nelle
teste degli uomini. Ma in una società di gruppi sociali ineguali, le condizioni
della produzione materiale genera rapporti di potere e subalternità. La classe
al potere controlla anche la produzione delle idee e del sistema educativo e
logico, mediante il quale quegli stessi rapporti di potere si eternizzano
come enti assoluti, principi irrecusabili. Quindi, sì, a carico dell'individuo
si consuma la massima alienazione ideologica. Ma per Marx la vera
trasformazione e liberazione soggettiva avviene prima di tutto a livello della
prassi sociale col mutamento dei rapporti di potere.
Che ne è, dici, della
libertà dell'io? La libertà è un processo verso la consapevolezza circa l'uso
degli strumenti del pensiero facendoli collidere fra loro e con gli effetti che
l'esperienza pratica genera a carico del simbolico. La libertà dell'io è
quella che forse conquista l'isterica o il nevrotico nel processo
psicanalitico: la disponibilità degli strumenti scientifici con
l'elaborazione del sintomo per mezzo del transfert con lo psicanalista. A
livello sociale, la trasformazione della politica da strumento di dominio a
strumento di partecipazione. Il trasferimento della "jouissance"
dal denaro-merce-potere ad altri oggetti. Questa forse, in pochi rozzi
soldoni, una porzione delle tesi di S. Žižek
Considerazioni post-discussione a cura di B. Mannu
La materia di riferimento è così complessa che ogni tentativo di condensarla rischia di risultare banale. Facciamoci consapevoli che la facilitazione che presiede all'acquisizione e all'esposizione delle nozioni e dei loro nessi imprime loro una certa curvatura che può essere eliminata con gli approfondimenti e col più largo confronto delle idee e il ricorso diretto alle fonti più attendibili.
L'alterazione massima si ha quando l'apertura verso la ricerca s'interrompe nella chiusura dell'opinione, una vera prigione ideologica che è largamente esterna (opinion maker, giornalisti, esperti vari) rispetto all'autocontrollo della propria formazione, nel senso anzidetto.
Vale la pena a questo punto di scrivere una breve nota estraendola dal "Riso totalitario"(in Žižek L'oggetto sublime...) in cui Ž. polemizza con l'Umberto Eco de Il nome della rosa a proposito, ma non solo, della mancanza di riso, di distacco ironico nei regimi totalitari. "Ciò che disturba... nel Nome della rosa ...è la fede implicita nella forza liberatrice e antitotalitaria del riso.."
"Nelle società contemporanee, sia democratiche sia totalitarie, questa distanza cinica, il riso, l'ironia, fanno parte del gioco". E dopo questa puntualizzazione Žižek al paragrafo "Il cinismo come forma dell'ideologia" dice così "la definizione più elementare di ideologia è probabilmente racchiusa in questa celebre proposizione del Capitale di Marx:.....Non sanno di far ciò, ma lo fanno".
A parte che mi ricorda la frase di Gesù sulla croce riferita dai Vangeli (Ah, l'ebraismo di Marx!) "Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno", Žižek continua:"Il concetto di ideologia comporta una specie di fondamentale, costitutiva ingenuità: il misconoscimento dei suoi stessi presupposti, delle sue condizioni oggettive..."
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