martedì 2 giugno 2015

"CRISI" di Bianca Mannu e "CRISI" di Antonio Altana

Vedere tradotto un proprio testo in versi  in un altro idioma è una formidabile emozione per una poeta poco nota, come me. "Tradotto" è riduttivo e improprio: un testo che parla dell'altro e di sé.  Ciò che conta non è, però, né la notorietà né la fama. Mi pare più essenziale che la mia fame, fame come carenza di cose che non sono cose - fame di giustizia sociale, fame di bellezza, fame di solidarietà e condivisione, fame di capire, fame di sapere, fame di amicizia e di ponti culturali, fame di tempo da restituire - sia motivo d'incontro con le carenze altrui: scoprirsi affratellati in questo senso di penuria da colmare e corrispondersi con parole dette/scritte, con parole lette/ritrovate, con parole che puoi solo annusare come aromi che scopri nuovi e antichi, aromi di idiomi che ti dormono dentro come un ricordo da risvegliare.
Non è possibile- mie scarse competenze informatiche - una esposizione a specchio. Ripropongo la mia vicino alla sua. Ecco come Antonio Altana dice  


CRISI
Un'atera prella de Bianca Mannu torrada in logudoresu dae Altana
(Un'altra composizione di Bianca M. tradotta in Sardo-Logudorese da A. Altana)
Comente apende ispostu
falsos grados
mustrat sos semos suos
sa tzitade
isbanderende fertas.
Isposta - torrat a ruer subra
sa disgana pesperale
de su sàpadu sou
istudende tonos e sonos
che cando - prontu pro s'ingalenare -
aeret respiradu abellu
pro no assuconare
su sonnu
cun s'anneu de calchi 
disasura.



Tzertas disgrascias
ant gia semadu
sas lozas segnoriles
e si pessighint 
comente note a die
subra sas franzas de famosos burgos
mujados e tancados
in sos cascos de sas ganas mai atatas.
In rugadorzos mazados dae sos bentos,
canes iscapos -
prus umanos de sos umanos -
raunzant solidade
a sos sacheddos de ciroloi
e a fozas bituleras.
Come avesse dismesso
i suoi falsi lustrini
rivela sue piaghe
la città
ostenta sue ferite.
Dimessa – ricade sopra
l’apatia crepuscolare
del suo sabato
smorzando toni e suoni
come se - preparandosi a dormire -
respirasse piano
per non spaventare
il sonno
con l’ansia di possibili
sventure.
Certe sciagure
hanno già segnato
i porticati nobili
e ricorrono
come la notte e il giorno
sopra  appendici e immemori suburbi
ripiegati e chiusi
sugli sbadigli di mai sazi appetiti.



Ai crocicchi battuti dai venti
cani sbandati  -
più umani degli umani -
ringhiano solitudine
alle buste di plastica
e alle foglie pellegrine.

Noticina Non aggiungo la nota in logudorese che però potrà essere letta cliccando sul post di oggi in https://www.facebook.com/bianc.mannu.7
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