Curve tendenziali di
numeri/profitto
segni dall’apparenza inerme
rivolti al cielo o al suolo
d’un misterioso quadrato
cartesiano …
Come traiettorie d’aquiloni
cancellati alla vista
da siderali lontananze
s’incidono
s’intrecciano come gioco di
voli
in un cielo di cristalli liquidi
vietato al passaggio
di nuvoli e di venti …
Sono spie d’eventi/effetto –
capital gain realissimi e
virtuali
difesi nei caveaux
Sono vettori di valori
monetari
spinti da cupidi voleri
verso vertici di poteri
tramite incitamenti per
tattiche speciali
da sviluppare fuori scena
nelle quinte dei capannoni
alle bocche degli altiforni
nei cunicoli delle miniere
nelle modernissime
galere d’assemblaggio
di gadget e di high tech.
Dicono sia il senso del
progresso
se l’operaio reprime
il suo bisogno d’andare al
cesso
per meritarsi il posto di
lavoro
e il favoloso tesoro
d’un miserabile mensile…
A tentare un’altra strada
si finisce come in Cile
o come in Argentina
oppure si accede
al “comunismo della Cina”
dove si condivide smog a
tranci
e si appendono ai ganci
educativi
i dissidenti …
… e i buoni affari rendono
amici
gli antichi contendenti
Questo il portato dell’economia
globale
quasi una sorta di condizione
meteorica impersonale…
Passerebbe come evento naturale
se non si vedesse il dito
a indicare il grado
d’appetito
in abito sociale
di certi uomini stempiati
seriamente impegnati
in un plausibile gioco
di procedura tecnica –
neutrale algoritmo -
procedura razionale
d’innocue abilità
apprese per sorte e
familiarità.
Cenni di freddo desiderio e calcolo
nel moto misurato della
mano
su quelle X di piglio
svettante
d’apparenza un po’ casuale
e un po’ disciplinata –
disegnate come fregi di
pregio
sulle scacchiere/schermo -
lassù –
ai piani alti di sontuosi
grattacieli
Lì – curiosamente – si dice -
siamo tutti ben rappresentati
nella forma essenziale di
numeri
spogliati di tutti gli
accidenti.
Tutti lì formalmente uguali -
Vedi, la democrazia?!
Quella che dura
che si stringe a misura
di democratura - anche detta
democrazia matura!
Dal loro eminente qui
i signori del momento -
o forse per commissione
i loro abili scrivani -
si chinano un poco
sulla nostra infinitesima
esistenza:
studiano la tendenza
e decidono il gioco delle
partite
d’algebra sociale.
“Qual è lo scarto per eccesso
o per difetto –
il limite insomma – chiediamo
-
del quoziente stabilito o
forse appetito?”
Convinta e secca la risposta:
“Questo non si può
preordinare!
Questo dipende dalle linee di
forza.”
“Dalla forza del dito?”
chiederebbe Simplicio.
Ma quale dito mai!
Il dito sono acque
son sottosuolo e mare
sono miniere e campi
sono stabilimenti e scuole
sono i pensieri introdotti
nelle teste dei pensanti
con senso e senza assenso –
da discriminare!
Sono carceri e armamenti
per spegnere fermenti di
dissenso
dovunque occorra l’assoluto
bisogno di quiete sociale.
Il dito affusolato del magnate
e quello asservito del commesso
infervorati lungo vettori
ascensionali
sono la mossa gentile
d’una caccia spietata
ai muscoli e alle vite
di chi muove il badile
di chi apre le strade
di chi suda e non vale
la sua stessa vita.
Dove mai siederà la pace -
se non nei cimiteri -
finché il quoziente
dell’imprescindibile
equazione
dello scambio organico e sociale
spinto sull’alto crinale
dell’appetito personale
dell’interesse unilaterale
dei pachidermi umani
sta per principio etico e
morale
di interessi così detti
generali
a coprire gli orrendi
genitali
del Leviatano capitale.
Nota- Questa composizione è antecedente di qualche anno al mio precedente articolo/ invito all'eventuale lettore a praticare il pensiero divergente. Forse farà arrabbiare o inorridire i cultori del lirismo arcadico e romantico, dell'elzeviro elegante, dei rimatori rigorosi come dei suoi detrattori, dei frettolosi lettori. Tra sensi e segni e logiche ed assurdi, tra ciò che appare e il molto che "dispare", mi tocca di forzare lo stile all'asimmetrico cortile del villaggio globale! E viva la rima e il suo contrario!B.M.
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