domenica 2 gennaio 2022
Bianca Mannu e Antonio Altana: unità tematica in due lingue per SOGNARE D'AUTUNNO
giovedì 30 dicembre 2021
Sognare d’autunno - inedita di Bianca Mannu
Sogni. Gemmare sogni come foglie
decidue - palpitanti sulle soglie
d’un giorno breve di novembre
che riverso si scioglie nelle ombre
Raccoglierli inumiditi sulle corde
dei fili tesi tra le parole sorde -
quasi rondini in procinto di partire -
mercoledì 15 dicembre 2021
Quasi favola - apologo di Bianca Mannu
Per flâneurs e flâneuses, la Natura – questo cerchio
che ci sovrasta e comprende – è fonte di meraviglie e sorprese, anche perché
noi, gente di scuola, siamo (fortunatamente
per noi) esonerati dal misurarci con lei dal lato lavorativo. Prendiamo la
penna e non il vomere, per non citare che un esempio.
Ti svegli un mattino e trovi la rugiada sulle vecchie stoppie degli sterri. E non vedi ancora la peluria verdolina che contende d’un niente la preminenza del giallo ocra delle dure zolle, che l’estate usava come lenti ustorie per comunicare al mondo il suo governo. Talvolta l’autunno – persino troppo generoso – ci regala/propina piogge e piovaschi. E ci lava del ricordo sbracato del solleone – assunto al tempo (impersonale magia del mercato e dei suoi agenti!) come promotore di spot pubblicitari di marine azzurrissime, popolate di fanciulle con l’ombelico all’aria e finanche coi capezzoli ventosi, al cielo erti. ( Si avverte che i commissionari – forse anonimi come il padronato delle multinazionali– siano certamente maschi? O sono femmine per maschi? Il focus è sicuramente maschiocentrico.)
Sono le autunnali baruffe d’aria a farci trovare altra misura. Con tuoni gioviali o con refoli sottili sciamanti dalle rotonde nuvolette, l’autunno (concetto molto mobile) ci conduce, per successive velature e tramite un solicello saltellante, al suo colpo di teatro: fondali e quinte da sogno ospitano défilé che s’imbevono di trasparenze blu.
Non è trascorsa un’era eppure cercherai invano di scorgere l’ocra gialla dell’enfasi solare … Son nate case intanto, sì, coi tetti nuovi ed i camini pretenziosi, ma in mezzo a orti di erbe nuove e senza nome, tenere e felici come spose.
Case nuove, sì, ma in assenza di bambini neri o giallini, in presenza – forse virtuale – di pochi bianchini inviati in culla a stare chiusi in asili sorvegliati. Così il silenzio nel giorno spalancato è pressoché assoluto e garantito. E i cani – solitari dentro le stole d’erba inglese – si sentono oberati dall’eccesso di quiete. Si chiamano allora l’un l’altro, sia pure flebilmente (perché, quando il silenzio è troppo grande, persino i cani stanno a cuccia intimiditi!) per essere sicuri di essere vivi, benché con l’obbligo di guardia.
E le auto? Dall’alba all’aurora in fuga verso i parcheggi cittadini – scivolano silenziose sull’asfalto sdraiato, per gusto e per modestia, sotto i pini e all’ombra chiara degli ulivi. Dopo di ciò detta Natura - tramite stormi di merli e di cornacchie che, con una corte infinita di passeri e fringuelli, non disdegnano di frequentare in comunella i campi - si impadronisce dello spazio e del suo compatto silenzio.
E non voglia il cielo che un giorno o una sera, questa Natura, tramite la sua immensa corte d’alberi, d’uccelli, d’insetti e di cani alla catena, sbarri la strada ai pendolari di ritorno proibendo loro l’ingresso perché sprovvisti di greenpass.
giovedì 25 novembre 2021
Tu, bijou - inedita di Bianca Mannu - Per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Tu, bijou
Caramellina, hm! Caramellina mia!
Già inventata e vestita come lui
crede di volere fin da ieri
quando succhiava al seno
col latte di sua madre
il gusto del futuro
desiderio
Tu- invece - “sans souci”
tu - che dicono mancante di concetto -
tu - nata per dispetto alla madre
sognante una procura
col sigillo d’un re –
un re di nobile casato –
sia pure d’orizzonte limitato …
Tu – nata contro la voglia del padre
di guardarsi nello specchio replicato
da un Delfino vergato
che ascenderà rampante
a un trono più … importante!
Tu - entità mutante
in bestiola seducente -
già loquace sgambetti
– perle/ rose/confetti -
tra le braccia di papà.
Incredibilmente fresca –
spuntata a sorpresa
dal riso d’una nuvola –
tu mattutina allodola -
tu goccia curiosa
del mondo di quaggiù -
sognavi e ancora sogni
che il Destino oppure il Fato
t’abbia scelto e designato
da sempre e per l’eterno
sulla Terra e nell’Averno
al ruolo vivente di bijou.
Molto bene ora sai tu
come finisce il decoro
che decorare non può più.
Nota - La cultura dell'immagine. Le donne, specialmente giovani e belle, diventano oggetti decorativi. Quasi inavvertitamente si finisce per cancellare nell'immagine la donna reale. Talora la stessa donna reale mostra, in vari casi, di aver difficoltà a distinguere il suo essere reale, nodo di problemi e relazioni complesse, con l'immagine fissa, depurata della fisicità e della psiche viventi. L'immagine raggruma ed eccede. A ben riflettere è la proiezione astratta di desideri, concezioni, finalità, costruiti altrove e per scopi anche molto diversi da quelli che le immagini sembrano rappresentare.
Che cosa volevo significare partendo dalle immagini che invadono lo sfondo fisico in cui ci muoviamo? Volevo far notare che siamo tanto colpiti stravolti e contemporaneamente anche attratti dall'orrore per l'irreversibilità dell'atto di violenza, che culmina con l'aggressione fisica, da avere difficoltà a ravvisare il filo tenace della continuità che collega quell'atto alle negazioni, alle denigrazioni e omissioni di rispetto quotidiani, reiterati in un' atmosfera di tolleranza silenziosa che rasenta la rassegnazione e la cecità.
La violenza si alimenta di quotidianità malate che si vivono come questioni banali che, forse, non bisogna enfatizzare e forse - crediamo - di poter anche ignorare per evitarci il dolore, la mortificazione che salta fuori di brutto quando interroghiamo dappresso la nostra quotidianità relazionale.
venerdì 29 ottobre 2021
Pagine letterarie: Madame Hardie (1)
martedì 19 ottobre 2021
Imbisitas de Antropo - trasposizione in ottave logudoresi - ad opera di Antonio Altana - del testo in versi Visite di Atropo di B. Mannu
Noticina- M'incorono di Logudorese. Tento una "libera" traduzione in italiano della bellissima strofa di
presentazione. La piazzo in coda, chiedendo scusa ad Antonio per l'imprecisione. Ringrazio l'Autore del ritratto di Atropo.Sa morte cale ultima cumpanza
in custos versos guasi carignada
Bianca in nieddu l’at pintada
ma mai la cunsiderat istranza.
Asie in custos versos collocada
deo puru su sale de una ranza
apo agnantu cale siat oro
cun sas otavas de su logudoro.
Imbisitas de Antropo
A fregura niedda e imberritada
cun tremores pitzinnos nos istigat
cando a giannitos cun nois corcada
unu male indetzisu chi s’impigat
a bantzigos e nenias resada:
Non como, no – su tempus no nos ligat
e dende puntas dulches proe de sonnu
birbante nos cumandat cale donnu.
Ma cun mortale istratzos fala e piga
torrat in oru de sas pibiristas
cando sa vida mudat in fadiga
su pasare in istoja a tramas tristas
poi de una die prus nemiga
ch’intontonida su connotu pistas.
Chi de s’andanta tua su lugore
mudat in umbra totu su vigore
chi astrat alfabetos in pedriscias
e insegus fues brincos de s’ingannu
pro chi su giogu sas noderas liscias
isolvet de uraganu assurdu dannu :
che trista marioneta bramas friscias
in isoladu cras bentosu afannu
chena divessa logica e ladinu
de bessire dae tempus che felinu
illonghende su murru a sos galanos
e prus pretzisos eternos momentos
de sos tebios rajos solianos
o in su bafu ch’at perdidu alentos
iscalcheddadu cun ammentos vanos
ue frazat picados sos intentos
e d’esister a impositu fortzadu
in donzi interpellantzia marcadu.
Presentazione tradotta
in questi versi quasi vezzeggiata
Bianca l’ha dipinta in nero
ma mai la considera un’intrusa
Come ritratta in questi versi
anche io – piccola scaglia di sale –
la vesto - come fossero d’oro -
con le ottave del Logudoro.
martedì 12 ottobre 2021
Visite di Atropo - inedita di Bianca Mannu
Visite
di Atropo
Incappucciata e in veste nera se la
figura ognuna/o
tremando infantilmente al ritorno del
mitico profilo
quando - compagno di letto - uggiola come noia
un male indeciso e pellegrino che ninnando vocalizza:
“Non ora - c’è tempo – c’è … tempo –
ancora … non è l’ora …”
E sul frizzo birichino più dolce
signoreggia il sonno.
Ma più funereo straccio torna a claudicare
sui bordi semispenti delle ciglia
quando la vita inclina alla fatica
dello stare in giaciglio incattivito
dopo il più cattivo giorno capovolto:
così straniata/o che non ti riconosci
più.
Sulla tua china trascolora la luce
ancor di più verso un livore d’ombra
che gela gli alfabeti sulla soglia.
Tu fuggi all’indietro sulla capriola
dell’inganno - ma il gioco scioglie le
corde
all’uragano degli assurdi: triste
saltimbanco di volizioni postume.
Non c‘è rimedio a questa solitudine
ventosa –
non altra logica se non questa:
di uscire dal tempo nel singolare
modo del gatto – allungarsi del muso
a cogliere l’attimo unico ed eterno
di tepore in una traccia di sole
o in un baffo sbiadito di memoria
dove dilegua il tuo graffito d’esistenza
con la prescrizione assoluta
d’ogn’ istanza.
Noticina- Ringrazio di cuore i siti che mi hanno permesso di usare le immagini
lunedì 16 agosto 2021
Un copia e incolla di b. Mannu del post pubblicato su FB da Stefania Pili Melis
Era il 1956 quando il filosofo ebreo e tedesco Günther Anders scrisse
questo passaggio all’interno del suo libro.. :
"Per soffocare in anticipo ogni rivolta,
non bisogna essere violenti.
I metodi del genere di Hitler sono superati.
Basta creare un condizionamento collettivo così potente
che l'idea stessa di rivolta non verrà nemmeno
più alla mente degli uomini.
L' ideale sarebbe quello
di formattare gli individui
fin dalla nascita
limitando le loro
abilità biologiche innate.
In secondo luogo,
si continuerebbe il condizionamento
riducendo drasticamente l'istruzione,
per riportarla ad una forma di inserimento professionale.
Un individuo ignorante
ha solo un orizzonte
di pensiero limitato
e più il suo pensiero è limitato
a preoccupazioni mediocri,
meno può rivoltarsi.
Bisogna fare in modo
che l'accesso al sapere diventi sempre
più difficile e elitario.
Il divario tra il popolo
e la scienza,
che l'informazione
destinata al grande pubblico
sia anestetizzata
da qualsiasi contenuto sovversivo.
Niente filosofia.
Anche in questo caso bisogna usare
la persuasione
e non la violenza diretta:
si diffonderanno massicciamente,
attraverso la televisione,
divertimenti che adulano sempre l'emotività o l'istintivo.
Affronteremo gli spiriti con ciò che è futile e giocoso.
E' buono,
in chiacchiere
e musica incessante,
impedire allo spirito di pensare.
Metteremo la sessualità al primo posto degli interessi umani.
Come tranquillante sociale, non c'è niente di meglio.
In generale si farà in modo di bandire
la serietà dell'esistenza,
di ridicolizzare tutto ciò
che ha un valore elevato,
di mantenere una costante apologia della leggerezza;
in modo che l'euforia della pubblicità
diventi lo standard
della felicità umana.
E il modello della libertà.
Il condizionamento produrrà così da sé tale integrazione,
che l'unica paura,
che dovrà essere mantenuta,
sarà quella di essere esclusi dal sistema
e quindi di non poter
più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.
L' uomo di massa,
così prodotto,
deve essere trattato
come quello che è:
un vitello,
e deve essere monitorato come deve essere un gregge.
Tutto cio' che permette
di far addormentare
la sua lucidità
e' un bene sociale,
il che metterebbe
a repentaglio il suo risveglio deve essere ridicolizzato, soffocato,
Ogni dottrina che mette
in discussione il sistema deve prima essere
designata come
sovversiva e terrorista
e coloro che la sostengono dovranno poi essere trattati come tali. "
Günther Anders, "L'uomo è antiquato" 1956
giovedì 12 agosto 2021
CAMPIDANO - inedita di Bianca Mannu
sull’ambigua soavità di questi
avvallamenti:
canti e lamenti e brevi assopimenti
Del gran cielo gli infrequenti pianti
sostentano l’argento degli ulivi
e – a monte – il verde
scampato
all’empietà dei roghi
riprende a nereggiare
fingendo il vigore che non ha
a consolo degli affannati Campidanti[1]
E sta come muschio portentoso
attaccato alle costole spolpate
di troppo antichi greppi
a sfidare probabili olocausti
L’estate dell’agro – anche fuori di
stagione –
si vendica con afe di subumana densità –
carezza ai ditteri – decollati dai tiepidi
acquitrini -
il tempo breve della loro vita
con feraci pasti di sangue ovino e cacche
E quello stesso verde – di più verde
inganno –
pare chinarsi sulla valle anela per
smussare
l’assillo debordante delle stoppie
Noi vecchi – avvezzi a interrogare il
cielo -
spiamo l’incerta gravidanza delle nuvole
come se avesse ancora senso
trarre auspici da un fattuale ribelle
alla già fragile costanza del saputo
E quelle – sì – sgravano di colpo e
tutte -
dove e come non si sarebbe immaginato
Così termina - o uomo – la tua palese
storditezza:
ancora la mandi abbigliata in una foggia
ch’era – dicevi - di fatale innocenza -
che ora etichetti come stile
di “economica necessità”.
domenica 8 agosto 2021
SE ... - inedita di Bianca Mannu
Se ti stupisce la luna
colta a occhieggiare
- neonata – l’oro di ponente
non hai colpa
Se col suo lato oscuro
disdegna la luna
le nuvole a baffo di fumo
uscito dalla pipa di Dio
Non ha colpa quel baffo
indice di sacrosanto vizio
se a lei nasconde
la strizzatina d’occhi tremolante
d’una Venere sola
che
nell’argentato firmamento
ce la mette tutta
a perdurar lucente
martedì 27 luglio 2021
VIRAGGI - inedita di Bianca Mannu
Anche la voce - trafugata
nel guizzo perenne dell’istante -
sventola insonora
in una tristezza di memorie:
fumo che si disfa
e
mi cancella ogni riparo –
anche la pelle
Non l’ombra - ma l’intero silenzio
cade da un cielo senza stelle
come una polvere
a comprimere il respiro nell’affanno
che disconosce il suo destino
E mi complica l’agio
del trapasso.