giovedì 12 agosto 2021

CAMPIDANO - inedita di Bianca Mannu

 


Signoreggiano  i quattro venti

sull’ambigua soavità di questi avvallamenti:

canti e lamenti e brevi assopimenti

 

Del gran cielo gli infrequenti pianti

sostentano l’argento degli ulivi

e – a monte – il verde

 scampato all’empietà dei roghi

riprende a nereggiare

fingendo il vigore che non ha

a consolo degli affannati Campidanti[1]

E sta come muschio portentoso

attaccato alle  costole spolpate

di troppo antichi greppi

a sfidare  probabili olocausti

 

L’estate dell’agro – anche fuori di stagione –

si vendica con afe di subumana densità –

 carezza ai ditteri – decollati dai tiepidi acquitrini  -

 il tempo breve della loro vita

 con feraci pasti di sangue ovino e cacche

E quello stesso verde – di più verde inganno –

pare chinarsi sulla valle anela per smussare

l’assillo debordante delle stoppie

 

Noi vecchi – avvezzi a interrogare il cielo -

spiamo l’incerta gravidanza delle nuvole

come se avesse ancora senso

trarre auspici da un fattuale ribelle

alla già fragile costanza del saputo

E quelle – sì – sgravano di colpo e tutte -

dove e come non si sarebbe immaginato

Così termina - o uomo – la tua palese storditezza:

ancora la mandi abbigliata in una foggia


ch’era – dicevi - di fatale innocenza -

che ora etichetti come stile

di “economica necessità”.    

 



[1] Contrazione inventata per Campidanesi esistenti ed esitanti.

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