giovedì 6 agosto 2015

Da Nostra Donna de Caput‘e Susu - Stralcio - di Bianca Mannu

Da qualche tempo - intanto che spennello -
tengo per compagna un’ insciallata scura
in un brandello di vecchio quotidiano
ripescato dal cesto dei rifiuti.
«Quest’impronta da strega m’invaghisce!»
Così …
l’ ho crocifissa al muro di sinistra
a portata d’occhi e di consultazione.
Frequentarne il piglio è come sostare
sulla soglia d’un uscio appena schiuso.

Ne spira un flusso di nobiltà plebea
unito a un senso di ruvida beltà
spoglia dell’evidenza del sorriso.
Ma ne traluce gioventù matura
come una mica d’oro nella roccia.

Nessun altro fregio brilla addosso a lei.
E - benché tagliata a mezzo busto -
emerge dalla carta come viva.
A fissarla inquieta. Ma non cessa
d’incantare.

E mentre tace e insiste nel tacere-
il suo silenzio intesse incroci
di discorso tenuti a bocca chiusa
in un idioma che sembra familiare.
Ma il senso – viaggiando tra lo sguardo
e il turgore castigato della bocca -
sfugge alla rete delle traduzioni.

In luogo di certa aura celestiale
comune alle Madonne col Bambino
lei mostra tratti di più antica fattura-
dea pagana d’ ascendenza terragna -
una Nostra Donna de Caput ‘e susu …

Che sa
di tanche sperse in mezzo ai monti
avversa i venti nelle sugherete
varca dirupi e piste di cinghiali.
Governa i pozzi dell’acqua lustrale
e vita e morte - senza onnipotenza.


Noticina - Fa parte di un lungo poemetto di circa 260 versi, scritto intorno al 2006 e facente parte di un'intera raccolta di poemetti che mi auguro di pubblicare a breve. Sono anche l'esito del mio ambivalente rapporto con la mia gente, la mia terra e specialmente il mio prendere le distanze da un folclore ingombrante, perché reso inautentico dal "mercato culturale".B.M. 

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