Se meno che un sogno -
forse vago indizio
o refolo
impigliato al rostro
d’una memoria immemore -
si sveglia in un adesso di schianto –
tu – col sangue che fugge – vai -
caparbiamente vai
dietro alla tua fame di vita –
come un gamete all’ovulo…
annusando nella rifa mortale
un profilo d’alba esangue
smentito dalla sorte
sbocciata dall’estro avaro
dei figli del dio maggiore.
Un passaggio per il Nord-
infernale annerirsi dell’azzurro
in un sudario molle.
Infilare fiato e sistoli
tra morte e morte
per arpionare il volto ghignoso
d’altre pretestuose croci.
Cortina buia – il futuro.
Pietra - il cuore umano
che chiede al ventre l’intelletto
Son convocati a complici gli dei
dai loro piccoli custodi
armati fino ai denti
per nuove strategie d’annientamento ?
Davanti gli altari -
vuote le orbite di sguardo
sopra gli olocausti -
stanno in attonito silenzio
come chi non sa perché
il dio frequenti al momento altri distretti
Forse - semplicemente - non sono più
né mai sono esistiti – gli dei –
se non come dito -
troppo umano dito del potere -
puntato (e poi negato)
verso inferni già istituiti.
Sei solo - uomo.
Tua eternità è la specie.
Tutte le briglie strapperà la specie
dalle mani del piccolo sciamano,
dalle mani del grande imperatore
dalle mani del soldato inferocito
dalle mani dell’avido borghese.
Ma sarà il solco praticato
nel ricordo delle piccole vittime
a custodire il seme delle piante
più infestanti.
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