mercoledì 2 marzo 2022

ARRAFFI - versi di Antonio Altana

la bella guerra                                                             



Né arraffi né graffi


 

       

                                                                   

Trapelano gli accordi per nazione

che all’energia pulita apran le braccia

riducendo il petrolio ed il carbone

perché grave è nei bronchi la minaccia

e inverte climi e muta le stagioni

privando i monti della bianca faccia.

Ma tal disagio solletica i baroni

e urgenza corre già per acquisire

i cieli, i mari, la carne, i covoni.

Brame si sa son madri del ghermire

esempio dato dalla sarda Ottana

che vende il gregge per un bel mentire

e adesso non ha più latte ne lana

carico di quei senza sulle spalle

e antichi riti di “Domus de Jana”

spingono alte redini vassalle

a far entrare armi forestiere,

uranio e di frisia le cavalle.

A noi restano i canti per le fiere

donne, con serenate a suono amaro

tra bellezze montane e le riviere.

Oggi purtroppo il veleno è chiaro

al costretto che deve macinare

le spighe con la polvere da sparo

poiché diamo la terra per testare

le nuove armi e la nostra misura

per zittire dei danni e sopportare.

Aggiungere potrei della stortura

all’ingordigia che si sta spargendo

ogni giorno di prezzo e di premura

ma non sia mai che sto difendendo

chi minaccia con l’arma nucleare

per mitigare quel che sta soffrendo

E l'elleboro non hanno per curare

l’epilessia con spasmi di fuoco

quando hanno dovuto raccontare

che il figlio di Biden in un gioco

ha messo giù le briscole ucraine

e pompa le risorse a poco a poco.

Noticina. La poesia o, se si preferisce, il verso  non può tacere oppure pifferare la vecchia musica. Le cateratte della retorica hanno sfondato le saracinesche. Cresce il numero di coloro (Stati, uomini rappresentativi e quelli che non contano) che si sgomitano per parere i più candidi e allontanare le colpe dell'interesse usuraio o della distrazione colposa. Invece, sotto traccia (ma neanche troppo sotto) corre il vecchio gioco del lucro e dell'inganno, per l'intermediazione della complicità.  Non vorremmo eroi morti, né vincitori padroni di raccontarla a loro modo. La sottigliezza di questo testo denuncia l'atteggiamento farisaico di quelle "piccole patrie" che si appiattiscono alle logiche del grande gioco come fossero, e non sono, fuori dalla triste mercatura, sobillatrice di conflitti. 

L'immagine prescelta polemizza con l'eccesso di iconografie belliche (B.M.)

1 commento:

  1. Caro Shardana, spero non averti fatto torto avendo aggiunto la mia noticina e la foto dei bimbi con gli aeroplanini di carta.
    Un abbraccio

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