L’Oggi
Il tempo
dell’avvento dal ‘789 –
le guerre
in mezzo come paravento -
durava
fino all’oggi del ‘929…
Quando la
borsa fece crack
più d’un signore conformista
ch’era
rimasto nella pista
delle
scommesse all’altrui scapito
commentò
senza scomporsi:
Voci
di coro
“Questo
è un fatto naturale!
Per quanto infausto sia l’ incidente
il
progresso dell’ impresa individuale
sprona
il furbo e l’intraprendente
mentre
falcia l’ inetto e il perdente
Che
ogni vivente pensi a sé
è
l’invenzione più geniale che c’è
Il
progresso va dove vuole andare!”
L’oggi –
quello che continua nel subito -
prende
posto in assoluto
sopra
spazio e sopra tempo
che già
erano esistenti
a misura
delle genti
trae dai
casi l’ordine del giorno
e lo
affida alla rosa dei venti.
E si
allunga (o si accorcia?) l’oggi
nell’adesso
per la fretta
di restare lo stesso
nell’accelerazione
lineare -
mentre tutto il peggio accade
e insiste
a tempestare di lato
e sopra la solita cortina di rumori
attutiti
per arte per silenzio
per fisica
distanza
e per la
continua danza
dei
messaggi divaganti
Restare!
unico giorno uguale
rettilineo
per sempre - frenetico
e issato
a suono di fanfara
sull’incipit
apotropaico
del terzo millennio –
era d’un
cristo beffato e crocifisso -
per
annunciare invece
l’immacolata
concezione del profitto
con
l’apoteosi misterica e sacrale
della
valenza pecuniaria
che - senza dolore o affanno -
dicono
partorisca altro valore
Ma se non
figlia è danno!
Voci di coro
“Bisogna lavorare lavorare
poco dormire magari saltare
domenica e colazione
L’uomo capitale
deve risparmiare
sul tuo salario
sul tuo orario
aumentando il cottimo
per arrivare all’ottimo
del suo profitto.
Alle fauci di Moloch
“Bisogna
bisogna bisogna ” - mantra
che
scorta l’incessante accolta
della
“cosa” sostanziosa
per cui
tanto è compressa la persona
Un dito
astuto accenna a un’ora
che
maliziosa come meta appare
tra il
lusco e il brusco… fata morgana
e invece
scampa nel suo farsi mora
che
rapida in strani scricchiolii scolora …
Crack!
Scrack! Crack
E allora
nutrire ancora occorre
il
nume insaziabile dato per fecondo!
Nutrirlo
lautamente di “cose”
come… il tempo/lavoro
(ma liberato dalle voglie estrose
del suo scomodo gerente)
il
tempo/consumo (fondato
sull’animale bisogno
che conferisce all’organizzazione
lucro e potere da sogno)
i tesori di Dite (si fa a cambio
coi morti - senza doverne lesinare)
e la
signoria sulle persone
destinate
per sorte ad eseguire
secondo
la primigenia punizione.
Voci
di coro
“Crack
crack crack
Sali
tu che scendo io-
ahi
ahi ahi ahi!-
Ma
intanto sempre io
resto
nipote dello zio
Paperon
dei Paperoni!”
Noticina- Seguira l'ultima tranche dell'apologo. B.M.
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