giovedì 3 settembre 2015

Arbeit macht frei- Apologo inedito di Bianca Mannu

L’Oggi

Il tempo dell’avvento dal ‘789  –
le guerre in mezzo come paravento -
durava fino all’oggi del ‘929…
Quando la borsa fece crack
più d’un signore conformista
ch’era rimasto nella pista
delle scommesse all’altrui scapito
commentò senza scomporsi:

Voci di coro
“Questo è un fatto naturale!
 Per quanto infausto sia l’ incidente
il progresso dell’ impresa individuale
sprona il furbo e l’intraprendente
mentre falcia l’ inetto e il perdente
Che ogni vivente pensi a sé
è l’invenzione più geniale che c’è
Il progresso va dove vuole andare!”

L’oggi – quello che continua nel subito -
prende posto in assoluto
sopra spazio e sopra tempo
che già erano esistenti
a misura delle genti
trae dai casi l’ordine del giorno
e lo affida alla rosa dei venti.
E si allunga (o si accorcia?) l’oggi
nell’adesso per la fretta
di restare lo stesso 
nell’accelerazione lineare -
mentre  tutto il peggio accade
e insiste a tempestare di lato
 e sopra la solita cortina di rumori
attutiti per arte per silenzio
 per fisica  distanza
e per la continua danza
dei messaggi divaganti
Restare! unico giorno uguale
rettilineo per sempre - frenetico
e issato a suono di fanfara
sull’incipit apotropaico 
del terzo  millennio –
era d’un cristo beffato e crocifisso -
per annunciare invece
l’immacolata concezione del profitto
con l’apoteosi misterica  e sacrale
della valenza pecuniaria
che  - senza dolore o affanno -
dicono partorisca altro valore
Ma se non figlia è danno!

Voci di coro
“Bisogna lavorare  lavorare
poco dormire magari saltare
domenica e colazione
L’uomo capitale
deve risparmiare
sul tuo salario
sul tuo orario
aumentando il cottimo
per arrivare all’ottimo
del suo profitto.


Alle fauci di Moloch

“Bisogna bisogna bisogna ” - mantra
che scorta l’incessante accolta
della “cosa” sostanziosa
per cui tanto è compressa la persona
Un dito astuto accenna a un’ora
che maliziosa come meta appare
tra il lusco e il brusco… fata morgana
e invece scampa nel suo farsi mora
che rapida in strani scricchiolii scolora …
Crack! Scrack! Crack
E allora nutrire ancora occorre
il nume  insaziabile dato per fecondo! 
Nutrirlo lautamente di “cose”
 come… il tempo/lavoro 
(ma liberato dalle voglie estrose
del suo scomodo gerente)
il tempo/consumo (fondato
sull’animale bisogno
che conferisce all’organizzazione
 lucro e potere da sogno)
 i tesori di Dite (si fa a cambio
coi morti - senza doverne lesinare)
e la signoria sulle persone
destinate per sorte ad eseguire
secondo la primigenia punizione.

Voci di coro
“Crack crack crack
Sali tu che scendo io-
ahi ahi ahi ahi!-
Ma intanto sempre io
resto nipote dello zio

Paperon dei Paperoni!”







Noticina- Seguira l'ultima tranche dell'apologo. B.M.

Nessun commento:

Posta un commento