mercoledì 13 maggio 2015

Libere riflessioni sulla "poesia"


 Come un poema musicale, un discorso poetico richiede più ascolti o più letture per essere giustamente apprezzato.
 Intanto, anche quando una raccolta di versi si articola intorno a un tema oppure gioca su modulazioni scaturite da uno stesso nucleo ritmico e timbrico, difficilmente rivela subito i segreti dei suoi stilemi e le sue trovate, a meno che non si connoti come variazione specifica di una “scuola” , di una maniera  in auge. Ma anche quando si verifichi  tale condizione, occorre sempre soffermarsi  per cogliere le differenze specifiche, la singolarità, che è ciò a cui aspira l’artista.
 Insomma l’idea che l’elaborato  in versi esibisca  subito il proprio portato poetico nel passaggio lineare dal segno grafico alle corde recettive dell’anima e della mente per mezzo dell’immediata scansione visiva e/o sonora, è un’idea falsa e perniciosa. Perché? 
Perché, a torto o a ragione, si assimila acriticamente l’elaborato a un gusto preformato o lo si rifiuta per l’impressione immediata  che se ne discosti. Così non si valorizza la sua particolarità, anzi la si diluisce nel fiume dei motivi abituali. Con ciò  si prescinde anche dal fatto che il discorso poetico possa  convogliare  idee, concetti e forme che esorbitano e talora confliggano col senso comune e con i moduli cristallizzati.
Queste semplici considerazioni  conducono a un quesito: che cosa è la poesia? Al di là del fatto che comunemente con il termine “poesia”  si denota un discorso secondo regole metriche più o meno fisse,  è improbabile che possa essere ridotto a quest’unica peculiarità. Semplificando al massimo, con quel  termine  vogliamo indicare un insieme di effetti  semiologici e semantici, i quali variano da epoca a epoca, da lingua a lingua, da cultura e cultura. Essi implicano anche un ampio ventaglio di nessi e riferimenti con diversi territori del pensiero cristallizzato e militante, quello scientifico/tecnico compreso .
Se così stanno le cose, occorre entrare nell’ordine d’idee che il prodotto così detto poetico va considerato  a tutti gli effetti come una manifestazione articolata e complessa  dell’intelletto umano tramite la elaborazione stilistica della parola, e non riducibile a pura e unilaterale espressione dell’emozione e del sentimento .
Bisogna farsi consapevoli che il concetto di poesia come espressione eminente della soggettività individuale quale fulcro della relazione Io/Mondo, in cui prevale il sentimento personale  come centro unificatore della pluralità  e dell’alterità , è nato col romance medievale e si è riproposto, amplificato e arricchito delle scoperte della psicologia e anche delle inquietudini etico/sociali, nel Romanticismo.
Nella prospettiva di continuare il discorso, agli appassionati e ai curiosi dedico ancora queste pressoché minimaliste

Fabulazioni

Come di passi una fuga
lungo androni
di niente
sdrucciolano fabulazioni -
senza memoria
di senso -
s’affrettano  verso
fine e fini-
occlusi oppure
no -
indefinibili
forse -
fradice di razionali
forme
e forre
e fori
casualmente fuse
in croci
di ramaglie conturbate
da estasi
selvagge
sotto croste di licheni
ispessite
di stanca vecchiezza
esauste
sorde
ai richiami dei venti
singhiozzanti
nell’asmatico flusso
delle antiche lune
affogate nei pozzi
o assiderate
  nella brina
che martirizza i germogli


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