venerdì 8 maggio 2015

Esperienza e Esperientzia

Esperienza

Ho vissuto millenni
nella minaccia del verbo ruggente
precipitando nel baratro
della parola mancata.
Ho oscillato e sobbalzato
lungo l’arco ambiguo del gesto
che non smette di fendere
il vorticoso etere del senso ancestrale.


Sono rimasta sepolta
sotto lastre di silenzio
e raccontarmi pensieri
senza parole possibili
- il cuore convulso e assottigliato -
- chiusa in un tempo sterile-
come in una bara vuota.


Mi sono ammaestrata
all’osmosi presensoriale
con la terra e col buio umido
dove fermenta il senso.


Sono sgusciata infine
dall’epicentro fortunoso d’un sisma
come un lemure incolore
per suggere col corpo intorpidito
il veleno bruciante del sole.
Per vivere e vivermi.


Finché avrò guizzo d’intelletto
soffio ossigenante e cuore
- lucida intensione-
scaverò segni/parole –mio sangue
già antico e captivo -
con l’unghia della mente
sulla silicea sordità di questa
Babele planetaria
che frange in pulviscolo il Presente
e uguaglia ai suoi frammenti
ogni germe di Futuro.

Bianca Mannu
da TRA FORI DI SENSO



Esperientzia
Apo bìvidu milli annos
minetas de chistiones uruladas
ruende in s'ispèrrumu 
de sa paràula non nada.
Apo bantzigadu in assuconu
fatu s'arcu malignu de sa mossa
chi no acabbat de ferrer
mulinosas aeras de sensu ancestrale.


So restada interrada
suta lastras de mudore
e contende-mi pessos
chena paràulas adatas
-coro a bòrtulu e isfinigadu-
-tancada in unu tempus annòsigu-
comente unu baule bòidu.


Mi so domada
a su primu isolver sensoriale
cun sa terra e s'ùmidu iscuru
ue fremmentat su sensu.


So isdegada in finis
dae coro tzentrale de donosu terremotu
che lèmure iscoloridu
pro suer cun carena sonnida
sa brujadora lua de su sole.
Biver e mi biver.


Fintzas chi ap'aer iscoitu de sentidu,
sulu ossigenarzu e coro
- lutziga giagadura -
apo a iscavare/ paraulas - samben meu
gia antigu e afrancadore -
chin s'ungia de s'atile
subra granitica surdera de custa
Babele planetaria
chi firchinat in pruer su presente
e aparinat a sos biculos suos

donzi sirigu de su cras.
Torrada in logudoresu de

Antonio Altana

 Nota 
Esperienza /Esperientzia. Due  testi  fratelli, anzi, no: due composizioni sorelle.  Il tema sembra uno, l’esperienza.
Quale esperienza?
Eh,no; non si tratta  di una o due esperienze riferite a  connotazioni  specifiche o determinate. Si tratta del  faticoso e angoscioso processo con cui  l’irrimediabile corporeità si sveglia in volizione ancestrale ancora compressa e ostacolata dalla propria carenza d’essere, che cerca annodarsi  con barlumi di immagini-pensiero ancora imbelli.  Tra collassi e riprese di vigore, è il senso che acchiappa le parole ungulate. È il senso che corre  fra i segni /linguaggio e che irrora di intensità e vigore i nostri  interiori nessi col mondo.
Quel  nodo di senso e linguaggio può diventare strumento duttile e forte a scalfire sembianza e sostanza dell’apparente assolutezza  della giostra mondana.   Perché è dell’uomo  lasciare il segno e fare dei suoi segni  dominio e legge del branco; ma è degli umani tentare di cambiare verso a quelle logiche.
In siffatta dimensione ogni persona  può riconoscersi in questa Esperienza/Esperientzia, in questa ricerca,  talvolta solitaria e profonda  d’assoluto, come un bisogno d’incontrare nell’altro, in molti altri, la migliore  parte di sé, di modo che la costruzione di senso ci coinvolga tutti e non chiuda fuori più nessuno .
Ed è  per questa possibilità poco evidente che il senso non staziona nei corpi pur avendo con essi  stretta relazione, ma  trapassa per la trama delle lingue e dei linguaggi, si rimodula  negli echi, nelle vibrazioni, nelle particolari sonorità e persiste circolando tra accoglienti diversità.
Sono felice che l’amico Antonio abbia riscritto Esperienza  come Esperientzia in quella sua lingua sardo-logudorese bellissima che io, campidanese imbarbarita e estraniata, decifro con fatica, ma che rileggendo comprimo per farla risuonare dentro i miei magri ricordi di viaggio nel Logudoro.
  

Nessun commento:

Posta un commento