sabato 4 aprile 2015

Ballata dei “penultimi” - inedita di Bianca Mannu


Un tetto sulla testa
e sotto il vecchio corpo
gonfio di sonno ancora
difendo – caldo – un letto
fornito di coperte -
lenzuola di bucato.
E ancora sopra –
come viene sera –
il mio tiepido affetto
dispone uno stuoino -
morbido e di formato esiguo -
per il sonno e le moine
del mio tenero gattino
di velluto bicolore
nari rosa - ammaliatore.

Anche oggidì com’era ieri
il mio pasto appresterò
se il mio denaro non darò
al gratta e vinci del gabelot
ed il suo – del micio intendo –
dal mio boccone toglierò
in cambio della gioia
per il suo ron ron.

Per oggi e per i trenta
prossimi tramonti
pagati mutuo e  condominio.
Né per fissa o schizofrenia
le quote metto nella scansia
per acqua gas ed energia.
Ficco in busta ricuperata
piccole pile di nichelini
per il mio traffico in telefonia.

Sottraggo preliminarmente
 fin dal giorno di Sanpaganino
una quota un po’pesante-
quella inerente la salute
medicamenti e terapie di conforto.
Penso proprio non farne a meno
fino a che… non sarò morto.

A giusto proposito – e non per facezia –
ancora sottraggo questa  inezia
 (e mi prendo tutto l’agio 
per adeguare adagio adagio
il colmo al tempo del “mai danno”)
per il  prezzo della bara
con doglianze e esequie incluse –
scelte tra le più parsimoniose.

Questo – sia detto per inciso –
perché voglio che la gente
assegnata a mia cura in  sorte
non affretti la mia morte
né troppo soffra la premura
per il costo eccessivo
di mia eventuale… sepoltura.

Infine sento l’obbligo morale -
la morale è al presente 
un problema personale –
… Sento l’obbligo di fare
 uno storno generoso
per mio figlio inoperoso
e per la suocera esodata
dalla legge di Fornero.
E per questo mica basta
solo spremerci un pensiero!

Né più mi basta la pensione
Ancora per questo lavoro a ore
e la paga arriva in nero.
Sono perciò anche evasore.

Temo ancora di  sapere
che alla fine delle fiere
mancherà uno spiccioletto
– che so?- per il caffè domenicale…
Per il cine o per teatro … Manco detto!
Devo inoltre defalcare
euro  dieci ciascun mese
per il canone TV
ch’è il mio unico giornale
mia sola fonte culturale!

E i libri? – domandate.
Certo i libri sono pane
per la mente … 
Ma adesso siamo gente
che non può pensare a niente.           
Imbestiata nello sbarco del lunario-
stiamo in braccio dell’erario.
Siamo gente ormai sconfitta
gente da “finale di partita”.

Eppure eppure eppure - 
sono forzato a certe misure
draconiane nelle spese
che saltano fuori a fine mese.
Confesso che una quota delle verdure
viene dai mucchi di spazzatura
e che gli scarti del macellaio
li addebito al gatto
che non testimonia né fa il notaio.

Il tempo passa e non giunge a Cadice
Doppiati in apice
i passaggi al limite
della sopravvivenza –
facciamo scienza
dello scampare nuovi accidenti
dei paradossi pecuniari 
nello smussare unghie e denti
ai conti dell’algebra sociale
nel confondere resti ed esiti
dell’aritmetica personale!

Anche il respiro divide in quattro
l’io infurbito  e vanta questo:
“Permanendo tale contesto
sono contento che non accresco 
la triste fila dei barboni
la torma di larve
che dorme in cartoni
non i drappelli degli abusivi
ritenuti molto invasivi
né la coda degli affamati
presso le mense e i patronati.

Se stringo il morso ai miei bisogni -
se ogni mio volo ho nel fango annegato
se tra le ortiche ho mollato i miei  sogni -
sono e mi sento – non dirò emancipato
dall’orda  grigia dei “vivi a perdere” -
ma - sia pur precariamente - 

traverso i tanti disagi… fortunatamente!


Nota. "Lunga, troppo lunga", obietterà qualcuno. "Per essere in forma di poesia, non è neppure poetica", dirà un'altra. 
Tutto vero, dico io. E aggiungo che non mantiene neppure  le rime, cambia di ritmo e in certi punti arranca faticosamente.
 Ma provatevi a negare, voi che avete il cuore tenero, che la vita dei poveri diavoli abbia dei ritmi perfetti e si presenti con un'estetica inappuntabile.
Il povero diavolo è in genere abbastanza inerme, perché impotente a mutare con un atto di volontà la sua sorte. Ma non ditemi che non è arrabbiato col mondo e con i suoi simili. Quando gli attribuiamo dei sentimenti teneri per i suoi aguzzini anonimi, o è psicologicamente, diciamo debole, oppure la nostra cattiva coscienza finge di credere che lui sia contento così.


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