Non ho una composizione pronta, ma desidero partecipare a questo discorso silenzioso che chiede verità e rispetto per la memoria di un giovane studioso che ci fa onore. Chi si riconosce in questo simbolo lo condivida con i suoi amici. Grazie. (B. M.)
giovedì 25 gennaio 2018
In memoria di Giulio Regeni - da Bianca Mannu
Non ho una composizione pronta, ma desidero partecipare a questo discorso silenzioso che chiede verità e rispetto per la memoria di un giovane studioso che ci fa onore. Chi si riconosce in questo simbolo lo condivida con i suoi amici. Grazie. (B. M.)
venerdì 19 gennaio 2018
Messaggio dal poi / Missiva dae su poi Bianca Mannu e Antonio Altana
Nota - Pubblico qui una nuova tappa dell'incontro letterario Mannu-Altana. Il testo della poesia
«Messaggio dal poi» è pubblicato in Sulla gobba del tempo che racchiude anche le opere poetiche di M.T. Biggio, di Giuseppa Sicura e di Carlo Onnis.
Antonio Altana ha voluto tradurre in idioma sardo-logudorese il testo incipitario della sezione del libro a me riservata. Ma chiamarla traduzione mi sembra riduttivo per via della potenza creativa e della singolarità stilistica di Altana, che ringrazio per l'onore. Egli si esprime così e traduco letteralmente:"Rubata e volta in logudorese da «Sulla gobba del tempo», il nuovo libro..." erroneamente attribuito a me soltanto. Mi scuso con Antonio e i suoi lettori per aver
allineato sulla destra, invece che sulla sinistra. Ritengo che nulla vada perduto e che anzi risulti più evidente la preziosa cadenza delle rime.(B.M.)
Messaggio dal poi
Era
l’annuncio d’un prodigio
Era
cominciato
col
sole che salutava alto
la
stagione
Era
cominciato sulla soglia disuguale
dell’istante
irrefutabile
che
primo s’insediò - come ci fosse nato -
nella
forza motrice d’un vivente
sparata
dentro lo sciame nebuloso d’evenienze
Senza
disegno - che non fosse quel suo prodursi
inarrestabile
e cieco – era/è sapiente cecità -
quella
che vive spegnendosi
sull’imposta
cronologia
del
tempo
Così:
- E' stato – dici
E
quel sole
- che
incendiò l'istante perso
e
ne chiamò in presenza e in coda
forse
mille di mille
in
forma di elettroni -
splende
spettrale
nel
cielo nominale
del
teorema volto a ritroso
che
- nel parlare -
del
morto tempo dice
«
Adesso »
Missiva dae su poi
Isteit un’imbasciada
de un’ispantu raru
comintzadu de botu a sole altu
cando gia comintzada
s’istajone che faru
in sa pedriscia de divessu
ismaltu
chi coglidu s’istante
si bi setzeit pesante
coment’aperet de nàschid’apaltu
e cun motu fortzadu
isparadu in sas nèulas de su fadu.
Chena mancu dissignu
chi no esseret brotu
de se mantessi tzegu si
ch’iscudet
forsis sàbiu e dignu
bivende mal’annotu
e in giannile de tempus
ch’istudet
sas annales improntas.
Asie isteit; mi contas:
Est cussu sole chi s’istante mudat
e allutu lu perdeit
e a conca e coa àteros giameit
forsis cun milli brajas
forsis balu prus meda
in forma numerosa d’eletrones
subra chelu che majas, pantasimas de seda i
in sas nomadas chelanas ijones
de unu teorema ch’insegus
bortat tema
e contende sos tristos suos
sermones
de custu tempus mortu
narat es “como” cun su pilu
isortu.
Noterella in limba di Altana- Furada e bortada in logudoresu dae “SUBRA SA GOBBA DE SU TEMPUS” Su
libru nou de BIANCA MANNU
"Pilu isortu = look della prefica nelle sue funzioni"
venerdì 22 dicembre 2017
Un racconto che non conta - rimette inedite di Bianca Mannu
Dedica: A tutti i cari e meno cari «Amici vicini e
lontani» (ricordate, voi come me anziani, l’apostrofe radiofonica
del buon Nunzio Filogamo?). La poco nota Bianca Mannu dal suo modestissimo
blog Vi invia
in questa forma saluti e auguri natalizi con la speranza che dai
non-sens, qui raccolti e rimati, possiate ricavare tutto il senso reale e l’ironia
possibile, con cui osservare un po’ la
nostra scalcinata quotidianità, decorata di inconsistenti e distraenti lumini.
Un racconto che non conta
Trasmette senza dire
come cosa che si nega
come piega che non spiega
come cerchio che si chiude
come strada che preclude
come vena che si svena
come fiato che non sfiata
come vento che non sventa
come forma che si sforma
come credo che miscrede
come lama che lamenta
di soppiatto sordamente
come fede che si fonde
oppure fulmina all’impatto:
ecco un re che regge il moccolo
agli affari del governo
che cucina in pieno inverno
ribollita con il broccolo
per la gente col bernoccolo
di sventare l’ammennicolo
cucinato per il popolo
per serbare a lor signori
pesce e carni sugli allori.
Una legge un poco regge
all’impiego di lusinga
all’usura di paura:
chiama a guardia le alabarde
stocchi e spade longobarde.
Chiude e inchioda varchi e usci
a impedir che alcuno sgusci
dalla cima o dalla coda
dalla media e dalla moda.
Un drappello armato e forte
sta al recinto che recinge
il cortile della corte
per fermare sulle porte
l’invadenza della morte.
Ma la Moira se la ride –
un po’ nicchia con la nicchia-
un po’ impazza sulla massa -
alla lunga poi decide
che ogni lunga o corta sorte
sta nel braccio della morte.
Tanto vale che alla lesta
come fronda e come onda
si sommuova sommamente
e ai padreterni guasti la festa
lunedì 27 novembre 2017
Biggio- Mannu - Onnis - Sicura - 4 autori - SULLA GOBBA DEL TEMPO - Edizioni grafica del Parteolla
Il libro si apre con un breve saggio introduttivo di
Giuseppe Roberto Atzori, nel quale, fra l'altro, si legge:
Come già rilevato da G. R. Atzori, una delle tematiche che funge da filo conduttore fra le personali elaborazioni è quella del tempo. Mi permetto di estrapolare un breve testo di ogni autore per darne prova e varietà di declinazioni
Nota -Va sottolineato che la bellezza della copertina deriva dall'inserto, minuscola e fedele copia del fantastico dipinto di Gabriele Olla , per generosa concessione del Pittore.
Giuseppe Roberto Atzori, nel quale, fra l'altro, si legge:
"... lavorano sulla parola come elemento che, a prescindere dal suo peso semantico,ha un ruolo estetico, per cui scelta della forma e del suono sono qualità necessarie per il raggiungimento del risultato ricercato."" ... la loro produzione dimostra quanto la poesia abbia ancora al giorno d'oggi un'opportunità concreta, come essa possa perseguire un compito storico e sociale denso di significati e riesca al contempo a regalare al lettore opere dotate di una freshezza sorprendente dal punto di vista estetico e formale,"
Come già rilevato da G. R. Atzori, una delle tematiche che funge da filo conduttore fra le personali elaborazioni è quella del tempo. Mi permetto di estrapolare un breve testo di ogni autore per darne prova e varietà di declinazioni
Se fosse d’incanto di Mariatina B. Biggio
Se fosse d'incanto
il mio risveglio
allungando la mano
sul cuscino
potrei
accarezzando
trovare
la pienezza di un giorno
che divide
i sogni
anche quelli che stanno
al confine
del tempo.
Se fosse d'incanto
il mio risveglio
allungando la mano
sul cuscino
potrei
accarezzando
trovare
la pienezza di un giorno
che divide
i sogni
anche quelli che stanno
al confine
del tempo.
Disincanto di Carlo Onnis
Non si può
riempire di voci
una stanza vuota.
Salta la solitudine
opinando ancora
la veste strappata.
Come freccia
puntata alle tempie
il ricatto del tempo.
A noi resta soltanto
la falsa partenza
d’un viaggio
tentato nel cuore.
Ogni risveglio di Giuseppa Sicura
Ogni
risveglio
è
un colpo secco
alla testa
la fine di una
corsa
a gambe
ingrippate
il parto sudato
d’affanno
di un incubo
senza odore di
vita
l’approdo ad un
crocevia
privo di
segnaletica
e di altarino
in cui barattare
col santo
un consiglio
con un rosario.
Problema? di Bianca Mannu
Fluttuo
a tempo di vento
appesa
sulla forca
dei
miei dubbi esistenziali
Penzolo
dall’unica certezza
che
non mi salva
e
non mi assolve
Mi
evolve
Si
assottiglia della pienezza
il
filo che mi tiene sospesa
sul
fosso dentato
della
dissoluzione in corso
da
cui storno la mente
punta
da antico rimorso
È
la vita
a
rosicchiarmi da sé
senza
predire luogo e tempo
dell’atto
di compimento
Mi
risolverà
martedì 14 novembre 2017
ARBEIT MACHT FREI - Versione sardo-logudorese di Antonio Altana
Nota-Ho corretto frai (trascrizione della pronuncia) con frei, com'è giusto in tedesco. Nella nota del post precedente, a proposito dello stile di Antonio Altana, ho parlato di quartine rimate. Mi sono sbagliata: in realtà, come mi faceva notare lo stesso Altana, ogni Gassa (ballata) è stata sviluppata secondo una sequenza di sonetti, cioè successione di 14 versi assemblati in 2 quartine e 2 terzine. La Gassa de sas oras III, per esempio, si dipana per cinque sonetti completi perfettamente rimati e termina con una coda di due quartine. Devo confessare che non mi ero resa pienamente conto di questo suo gioco, anche perché nel trasferire la composizione da un file all'altro col copia e incolla, alcune strofe si erano compattate e io, meravigliata per la bellezza delle rime e del loro intreccio, senza pensarci e senza avere la freschezza mentale necessaria per verificare, le ho di nuovo distaccate, non perché avessi notato la regolarità specifica, ma perché mi guidava il ritmo delle rime. Con la terza gassa/ballata si conclude il lavoro di Antonio, come ho già scritto nella nota al post precedente. Per i sardi non logudoresi o divenuti, come me, balbuzienti in lingua sarda e parlanti la lingua del colonizzatore, accludo la versione originale della Ballata delle ore III, in lingua italiana, appunto
Dassa de sas oras III
Oras de ammaestru a cuntrastare
sos arriscos de chie no at bessidas
in probabiles dannos o fuidas
dae pontegios in fogu o trabagliare
subra turres cun bentos a isfidas.
Ammuntonadas oras pro criare
s'umana brama a fagher trajinare
che tilingiones in calas timidas
de sas mineras pro dare s'imbarzu
a sos immurzos de sos chi sunt susu.
Oras ordidas bene che telarzu
pro cantu raras in tzelladu fusu
de galera l'as as o in su chivarzu
de militares fortza-carrabusu 1
chi bortant brocia a segundu chizu
minetosu o puru cumpiaghente
cun chie ischit chi est gia potente.
Oras de trabagliu a biu fastizu
pro trascurare artes de repente
abbandonadas ca non bident fizu.
Sutzedit chi carenas in apizu
falant a pare a modu dolente.
Oras penosas presentidos males
pro poberos custrintos a campare
de mestieris pesantes o mortales
cuados dae fatzadas pro mustrare
fingidas iscalinas e sinzales
de su retzer ispissu chena dare. 2
Oras mannas passadas pro ischire
de politicu reu chi s'increjurat,
de afetos e neos in su chi curat
tra màchinas e manos de unire
chi prima garanteit e como murat
agnanghende pedine pro cundire
sa mancàntzia de soddu in su partire,
fintzas chi s'impresariu s'aventurat
de che sutzare in ateros cabijos.
Oras pro si cumbincher chi no ana
in trabaglios diritos e ispijos
ma atzetare giambos chi ti dana
a segundu s'edade e sos apijos
de cussu bentu chi furat sa gana. 3
e dae funtzione de intrada
faghet torrare a merdefraile
cun giambos de zente e de istile
e cun lota oramai globalizada.
E tando mi a isse-issa umile
suende oras de buja impreada
pro s'acontzare intro s'acheddada
terachias politicas de vile
o acudire a s'istrochidura
e campare de pidigu lugore
dae frutos de ricatos, dae fura,
maniale de màfia o de astore
o de malu sicàriu a manu dura.
Oras passadas de calculadore 4
pro non bordire dissignu mazore
comente fagher a fagher intanos
de zorronadas cun martzidos ranos
siat puru de pudidu esatore
a usurajos e a rufianos.
O puru mi, polìticu vigore
de rundas in cussorzas de lugore
prontos a mossigare sos umanos
bituleris in giru chena letu
bestidos de su mìndigu bisonzu
chi de botu si parant in su tretu.
Estinu de miseria pro s'agonzu
in sas biddas cun lotas e dispetu
e fagher festa a chie dat truvonzu 5
tranchiglizende su maluguvernu,
dende mossos a ossos rosigados.
Oras d'impreu pro esser allenados
e prontos a lassare cuadernu
de sos machines gia impelegados
de su mantessi andamentu eternu
guasi de morrer subra cussu pernu
pro supèria de anneos ammuntonados.
Dassa de sas oras III
Oras de ammaestru a cuntrastare
sos arriscos de chie no at bessidas
in probabiles dannos o fuidas
dae pontegios in fogu o trabagliare
subra turres cun bentos a isfidas.
Ammuntonadas oras pro criare
s'umana brama a fagher trajinare
che tilingiones in calas timidas
de sas mineras pro dare s'imbarzu
a sos immurzos de sos chi sunt susu.
Oras ordidas bene che telarzu
pro cantu raras in tzelladu fusu
de galera l'as as o in su chivarzu
de militares fortza-carrabusu 1
chi bortant brocia a segundu chizu
minetosu o puru cumpiaghente
cun chie ischit chi est gia potente.
Oras de trabagliu a biu fastizu
pro trascurare artes de repente
abbandonadas ca non bident fizu.
Sutzedit chi carenas in apizu
falant a pare a modu dolente.
Oras penosas presentidos males
pro poberos custrintos a campare
de mestieris pesantes o mortales
cuados dae fatzadas pro mustrare
fingidas iscalinas e sinzales
de su retzer ispissu chena dare. 2
Oras mannas passadas pro ischire
de politicu reu chi s'increjurat,
de afetos e neos in su chi curat
tra màchinas e manos de unire
chi prima garanteit e como murat
agnanghende pedine pro cundire
sa mancàntzia de soddu in su partire,
fintzas chi s'impresariu s'aventurat
de che sutzare in ateros cabijos.
Oras pro si cumbincher chi no ana
in trabaglios diritos e ispijos
ma atzetare giambos chi ti dana
a segundu s'edade e sos apijos
de cussu bentu chi furat sa gana. 3
e dae funtzione de intrada
faghet torrare a merdefraile
cun giambos de zente e de istile
e cun lota oramai globalizada.
E tando mi a isse-issa umile
suende oras de buja impreada
pro s'acontzare intro s'acheddada
terachias politicas de vile
o acudire a s'istrochidura
e campare de pidigu lugore
dae frutos de ricatos, dae fura,
maniale de màfia o de astore
o de malu sicàriu a manu dura.
Oras passadas de calculadore 4
pro non bordire dissignu mazore
comente fagher a fagher intanos
de zorronadas cun martzidos ranos
siat puru de pudidu esatore
a usurajos e a rufianos.
O puru mi, polìticu vigore
de rundas in cussorzas de lugore
prontos a mossigare sos umanos
bituleris in giru chena letu
bestidos de su mìndigu bisonzu
chi de botu si parant in su tretu.
Estinu de miseria pro s'agonzu
in sas biddas cun lotas e dispetu
e fagher festa a chie dat truvonzu 5
tranchiglizende su maluguvernu,
dende mossos a ossos rosigados.
Oras d'impreu pro esser allenados
e prontos a lassare cuadernu
de sos machines gia impelegados
de su mantessi andamentu eternu
guasi de morrer subra cussu pernu
pro supèria de anneos ammuntonados.
Ballata
delle ore
III
Ore per
addestrarti a contrastare -
a rischio
della vita
di chi
non ha divera uscita -
ogni
sorta di probabili danni
su
piattaforme con sviluppo di fiamme
sopra
tralicci e sotto torri esposti
a trombe
di vento e ogni altro evento
Si
ammassano ore e ore
per
realizzare l’umana vocazione
a strisciare come lombrichi
nelle
miniere cupe
per
portare e condire in superficie
micidiali
zuppe
Ore di
lavoro stabile le trovi-
benché
rare - nelle patrie galere
nelle
disparate schiere
dei corpi
militari degli stati
bifronti
e multifaccia
secondo
che prevalga
il ciglio
repressivo - il volto astratto
l’ambiguo
aspetto compiacente
con chi
già è potente
Ore di
lavoro a ore per i comodi
di chi ha soldi da spendere
Ore di
lavoro a disapprendere
mestieri
e professioni
divenuti
eccedenti
non più “remuneranti”
Succede
in tal frangente
che la vita
dei corpi risulti
un
gravissimo accidente
per chi
non ha niente
Ore
penose presagenti mali
per i
cristi costretti a campare
di
mansioni impossibili o mortali
celate
dai muri delle officine
dissimulate
in scale e tabelle
a credito
di parametri fasulli
Ore di
lavoro
passate a
indagare
per il politico
menefreghista
affezioni
e morbi di lunga gittata
d’un
‘ergonomia lucrosa
dapprima
garantita
ora
inservibile e degradata
Ore di
lavoro
con
aggiunta di ansia
per
paventata imminente mancanza
del corrispettivo
in moneta che canta:
l’uomo
d’impresa non era contento
ha
dislocato di produzione
e in altro palmento
Ore di
lavoro a convincersi
di non
meritare diritti al lavoro
intelligente
e retribuito
di dover
accettare il cambiamento-
secondo
l’anagrafe e il vento -
dal ruolo
di risorsa comprimibile
al ruolo
di “scoria” incompatibile
coi
ricicli aziendali
e con la
disputa globale
Allora
ecco un lui-lei
a spremere
ore d’impiego
per riciclarsi
come gregario
come fattorino
del politico
oppure
mimetizzarsi “al nero nel nero”
da ladro
o da bandito
da
picciotto di mafia
o da lurido sicario
Ore di
lavoro per abituarsi
a non
lavorare ad architettare
su come
fare a fare a meno
di un
marcio salario
sia pure
da fetido esattore
del
ruffiano o dell’usuraio
Oppure
ecco un lavoro
d’impatto politico: scorrazzare
in branchi
a ronda del territorio
Diconsi
pronti ad azzannare
umani
randagi senza paese
incalzati
da mortale indigenza
che si
presentino nei paraggi
È il
destino dei miserabili
tornare
di moda nelle metropoli
farsi la
guerra con le baruffe
dare
spettacolo ai benpensanti:
tranquillizzare
i malgovernanti
prendersi
a morsi per ossi spolpati
Ore di
lavoro c’è chi infine le spende
ad
allenarsi presto a desistere
ad
affondare in paranoie
del
sempre uguale
e poi schiattare
per
eccesso di noia.
sabato 4 novembre 2017
ARBEIT MACHT FREI - versione sardo-logudorese di Antonio Altana
Nota - A causa di una quantità di problemi di ordine personale, ho dovuto interrompere l'iniziata pubblicazione su questo blog delle tre ballate dell'apologo menzionato nel titolo, volte da Antonio Altana in sardo logudorese. Dico "volte" come se si trattasse di una traduzione. In realtà A. Altana, più che tradurre, ha dato una sua forma peculiare. Intanto,di tutto il lavoro, ha scelto le cosi dette ballate, che chiama DASSAS, ha formato quartine di versi col respiro dell'endecasillabo e ha affidato il gioco del ritmo alla rima incatenata: ciò che conferisce al tutto una maggiore morbidezza di toni e "umanizza"- per così dire - il flusso descrittivo. Ha risposto così, con una specifica efficacia poetica, alla mia idea di mettere in versi la difficile, noiosa, faticosa vita, colma di pericoli di ansie di frustrazioni e mortificazioni dei lavoratori. Il mio accanimento descrittivo doveva impedire che tali situazioni fluissero verso la costruzione di psicologie e particolarità individuali dirette alla costruzione di personaggi, invece esprimessero quella spersonalizzazione che sola vediamo scaturire dalla condizione di totale mercificazione del lavoro e del suo erogatore in ogni momento della sua vita, nella sua personale espressività e perfino dei suoi affetti. Per tale motivo ho chiamato "apologo" - cioè parabola, allegoria - il mio apologo, malgrado che il suo realismo si palesi ruvido e acido qual è. Ma perciò stesso non poteva rimanere allo stadio rigidamente descrittivo, doveva articolarsi in una sorta di rappresentazione, sia pure elementare, dei meccanismi sociopolitici produttori delle situazioni ossessivamente descritte nelle ballate. Antonio non mi ha seguito in tale avventura, difficile e rischiosa per il modo di concepire e dover esprimere certi scarti delle temporalità storiche e sociali, e comunque tale da costituire un serio baluardo al controllo della misura del verso, dunque del ritmo e dell'eventuale musicalità, oltre che del senso. Mi corre l'obbligo di dire che ARBEIT MACHT FREI è apparso su questo blog, ancora grondante di prosa e con ritmo assai diseguale e spezzato. E' mia intenzione lavorarci ancora, ma con quali esiti al momento non so. Userò la versione originale limitatamente alle ballate, da accostare agli elaborati sardo-logudoresi di Antonio.
Dassa de sas oras II
Oras de pitzinninu ordinzu buju -
a chelu abertu continu istratzadas
in birgonzosu ardire guvernadas
tra arguenas de famine ruju
cun sensales saturnias arcanadas
dae cumplitzes isfrutos de s'ancuju
dant tra dentes chijinas de restuju
che oras a iscopu chiliradas.
Isciucant a su boja pro incantu
crispas de chiza chi negant sisinas
intro calascios sagros de su santu
e fissant tra sas manos opalinas
babbu de patria cun pedrosu mantu
chi l'insignit medaglias prus ladinas.
Oras de trabagliu a isperdisciu,
oras de duru impreu manizadas
cun ricatu a timores cabarradas
in subrapaltos e afitu misciu.
Oras mastrinas, oras sueradas
a sorte postas de gherradu visciu
bastet chi frutet soddos pro allisciu
a chie pagu, a chie multiplicadas
chi cussu pagu si faghet bastare
passende de balente coragiosu
e de altu valore in su pesare
de s'iscarsu isvilupu terrorosu
cussos chi traent frutu in su fizare
dae s'antigu nostru aspru imposu.
Adatu trastu chi pro un'andare
est bonu pro iscartu o superadu,
ateru fatu nou, modernizadu
si a milites de gherra nucleare
non torrat contu - preju cuntratadu
est interru de istadu e pintzionare
muzere e fizos. Eroe pro dare
a medagliere patriu, sambenadu
pro s'ammentu non longu de s'istòria
chi non cheret continu veridade.
Oras pro fagher bojas de sa glòria
atatos de abbètia identidade,
armados aldianos ue bòria
porrint pro sos arriscos de tzitade.
Oras impreadas pro imparare
a fingher d'aer pessos o pedida
de sensos giaros pro cuss'acudida
in sulcios bujos de s'anzenu andare.
Dassa de sas oras II
Oras de pitzinninu ordinzu buju -
a chelu abertu continu istratzadas
in birgonzosu ardire guvernadas
tra arguenas de famine ruju
cun sensales saturnias arcanadas
dae cumplitzes isfrutos de s'ancuju
dant tra dentes chijinas de restuju
che oras a iscopu chiliradas.
Isciucant a su boja pro incantu
crispas de chiza chi negant sisinas
intro calascios sagros de su santu
e fissant tra sas manos opalinas
babbu de patria cun pedrosu mantu
chi l'insignit medaglias prus ladinas.
Oras de trabagliu a isperdisciu,
oras de duru impreu manizadas
cun ricatu a timores cabarradas
in subrapaltos e afitu misciu.
Oras mastrinas, oras sueradas
a sorte postas de gherradu visciu
bastet chi frutet soddos pro allisciu
a chie pagu, a chie multiplicadas
chi cussu pagu si faghet bastare
passende de balente coragiosu
e de altu valore in su pesare
de s'iscarsu isvilupu terrorosu
cussos chi traent frutu in su fizare
dae s'antigu nostru aspru imposu.
Adatu trastu chi pro un'andare
est bonu pro iscartu o superadu,
ateru fatu nou, modernizadu
si a milites de gherra nucleare
non torrat contu - preju cuntratadu
est interru de istadu e pintzionare
muzere e fizos. Eroe pro dare
a medagliere patriu, sambenadu
pro s'ammentu non longu de s'istòria
chi non cheret continu veridade.
Oras pro fagher bojas de sa glòria
atatos de abbètia identidade,
armados aldianos ue bòria
porrint pro sos arriscos de tzitade.
Oras impreadas pro imparare
a fingher d'aer pessos o pedida
de sensos giaros pro cuss'acudida
in sulcios bujos de s'anzenu andare.
Ballata
delle ore
II
Ore di
lavoro minorile e nero -
a cielo
aperto estratte
oscenamente
governate
tra le
faringi aperte del bisogno
e i
misteri saturnei dell’intermediazione –
per
correità se ne patisce in molti
e si
mastica cenere tra i denti!-
Sono ore
davvero speciali!
Nettano
come per incanto
la mutria
all’aguzzino
che non
paga ammenda
e sulla
sua intonsa finanziera
fissano
per le mani opaline
d’un
marmoreo padre della patria
la
borchia del commenda
Ore di
lavoro a perdere
ore di
lavoro estorte
col
ricatto e la paura
Ore di
lavoro a caparra
per
lavoro in affitto e subappalto
Ore di
lavoro da fanti e da artiglieri
alla
roulette della “buona guerra”
buona
finché drena qualunque cosa
diventi
poi denaro –
per chi
di più - per chi di meno
che con
meno si contenta
e passa
da uomo di forte coraggio
e di
maggior valore quanto più
di quei
“sottosviluppati” ammazza
Quelli
figliando traggono
buon
frutto bravamente
da
ripetute lezioni ed esperienza
della
nostra secolare violenza -
versatile
congegno che una volta
è buono
da rimosso o superato
altra
come arma efficace e rinnovata
Se al
milite delle nostre tecnoguerre
torna
male - il prezzo è stabilito -
funerali
di Stato - pensione per gli eredi -
eroe sul
nome e un posto
alla
memoria nel medagliere patrio
che ha
vita breve e non ama
i
veridici documenti della storia
Ore di
lavoro per fare i boia
nutriti
di aggressiva e trafficona ideologia
armati e prezzolati
a guardia
dei
nomadismi padronali
contro i
sovversivi sparsi in ogni dove
Ore di
lavoro per imparare
a fingere
di non pensare
a non
domandare senso
a fare
irruzioni nei solchi bui
delle
vite altrui
martedì 26 settembre 2017
ARBEIT MACHT FREI (De Bianca Mannu) Bortada in logudoresu dae Antoni Altana
Preambolo. Ho dimenticato di scrivere nel post precedente che i versi facenti parte del poemetto Arbeit macht frei di Altana e miei hanno per sottotitolo Apologo in versi. Com'è noto l'apologo è un testo elogiativo rispetto a un soggetto, a persone o idee. Io ho voluto contemporaneamente difendere i lavoratori manuali e intellettuali e ho puntato i miei"strali"sul sistema capitalistico politico e finanziario, che pretende che il mercato, nel quale gli umani non hanno lo stesso peso in termini di libertà di contrattazione e di scambio, regoli tutti gli aspetti della vita lavorativa, sociale e psicologica di tutti.
È ovvio che così facendo esalto, non tanto il marxismo nelle sue espressioni politiche storicamente realizzate, quanto l'analisi scientifica di Marx che, almeno nei suoi elementi di base, ci consente di di avere contezza della ragione per cui risorse e prodotti del lavoro diventano esclusivo appannaggio e strumento di indebito potere dei pochi sui molti espropriati e calpestati.(B.M.)
Dassa de sas oras I
sas oras de trabagliu pro campare
e oras su mantessi pro imparare
fuas de bruglia in falsa creentzia
pro intender sa morte respirare
in oras fatas pro sa suferentzia
e pro su pagu furad'a s'erentzia
de imburghesidu sou aggantzinare.
Oras pro invocare creo astrale
de cussu chelu sempre pius altu
in s'umanu isterriju a cabitale.
Oras pro garantire su resaltu
e biver cunfrontende s'ideale
de pulp'umana de sagrad'iscaltu.
Cunferrer semos de giaru meritu
a birgonzosu famine chi sues
dae chie setzidu subra nues
subra su mascru-femina cuntritu
e in miseru imbarzu chi produes
abbòigos corales cale impitu
sa caina sentetzia de su fritu
prestu as'aer ca in cussa rues!
Oras de un'impreu forsis beru,
pròrogas in biancu a presse tale
e oras de manile disisperu
chepare a fama de chilciu infernale
tra bruturas e murghidas de seru
fintza a nd'aer tremida ferale.
Oras d'ordinzu - diciu de intelletu-
benènnida sa tennica isetada!
sighidu imbentu e contivizada
de noos trastos, sistema perfetu
pro tramunare cun noa pessada
vanas ideas a sensos diletu
paris a cascos cun sulos de letu,
geniales fatores li dant fada
prenende cassas in doradu isetu.
Prejada gioja de ammaju estida
chi nada morta non bogat difetu
ma nemmancu a fizos dat naschida,
ca nobilitat traficu e retzetu
de cantu su trabagliu fruneit vida
e dias narrer fora preju netu.
Ballata
delle ore I
Ore di
lavoro a nascere
ore di
lavoro a crescere
ore di
lavoro a imparare
persino a
scampare
agli
scherzi della cattiva sorte
appostata
in bianco
sul luogo
di lavoro
La tolleri accanto
ne avverti
sul collo
il suo fiato
di morte
Concitate
e a prezzo di saldo
ore
erogate per un pasto caldo
atteso dai
piccoli - favoloso ristoro!
La mensa a
scuola pare utopia
all’avarissima
borghesia
Il tempo
ingenuo dell’uomo mansueto
sognava l’avvento
d’un nuovo miracolo:
un seggio
di vita per tutti
vita per
tutti nel cuore di Dio!
Invece
dall’apice della verticale
si sporge
l’uomo del capitale:
scuce un
discorso e pare un oracolo
con cui abbindolare
minori e imbecilli
Ma
all’antifona «giustizia sociale!»
minaccia con
bile di chiederci il fio
schierandoci
contro la polizia.
Tra
«bittere e battere» s’è fatta sera:
le
ore-lavoro a primavera … in differita
Intanto fatica
e preoccupazione
per offrire
ai figli l’educazione
... Poter
conferire con morale credito
segno di
merito
a ogni
onesto progetto di vita …
Se questo
è sogno - sognalo ancora -
sogna di
te la cosa migliore
Sia dato bando
alla turpe indigenza
che precipita senza aperta ragione
da
un’incurante alta magione
come
peste che al corpo s’avvinghia
cacciandone
l’anima e sua potenza
L’homo
riduce a bestia che ringhia
di
maschio-femmina sua condizione
e altre
eventuali declinazioni
Ne fa
congerie belluina
a
lievitazione di gente Caina
Ore di
lavoro sui frangenti:
proroghe
in bianco di necessità impellenti
Ore di
lavoro manuale
più
simile allo sgobbo infernale
intriso
di sudicio e molle sudore
che muta
da stremo in tristo tremore:
di lavoro anche si muore!
Ore di
lavoro detto intellettuale:
- benvenuta tardo-stimata téchne! -
invenzioni
e inaudite procedure
di nuovi
utensili sistemi e misure
per
trasformare … radici e semi
di cose
vaghe nel pensiero
in cose
fruibili coi sensi
Cose di
cui non puoi più … far senza
Queste - con
ogni sbadiglio e fiato
dei suoi fabbri solerti espropriate -
sono per
legge inviolabili compensi
per l’uomo
del profitto
che il
primigenio ratto
ha per
zelo antico sotterrato
Nei
forzieri: sub specie metallica
ciò
ch’era vita giace ammortata:
la
parentela è stata tranciata
Così
morta e nuova di zecca
lucida e
chiusa nella sua teca
non
vagisce né reclama genitura
non
invecchia né arrugginisce
però
nemmeno partorisce!
Compirà forse
il sublime prodigio
di elevare
- a profitto del magnate -
le mille cose
arraffate
e altre al
di lui fastigio
le quali
- diresti - che per natura
han da star
fuori la mercatura ?
Nota – Mi preme rendere omaggio ad Antonio Altana per la resa stilistica del suo fraseggio. Ho prestato volentieri alla Dassa de sas oras I l’omologa Ballata delle ore I affinché italiani e italianofoni non sardofoni possano seguire i suoi versi. Naturalmente non è possibile una stretta corrispondenza terminologica e metrica e meno ancora quella relativa alle figure simboliche che sono idiomatiche e personali. Inoltre la Ballata ha subito numerosi rimaneggiamenti rispetto alla prima versione considerata da Antonio, che io postai in questo blog circa due anni fa, ancora con le vive tracce della fatica compositiva. Benché già da subito avessi pensato di accorciarla, in realtà nella rielaborazione si è allungata. Ma i concetti delle due sono sostanzialmente omologhi. (B. M.)
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