“Ritmi e cadenze”: concerto poetico/filosofico
di Bianca Mannu
È
una mia antica conoscenza questo testo, pubblicato nel 2013 da Bianca Mannu
nella silloge “Tra fori di senso”, una delle sue raccolte più
interessanti. Ho ritrovato tracce del mio passaggio tra questi versi in un
segno a matita sull’angolo destro della pagina: due linee oblique ( il
massimo). Lo stesso anno questa poesia partecipò ad un concorso e non si
classificò tra le sei finaliste. La cosa mi sorprese molto e (avendo letto
tutte le poesie partecipanti) confermò il mio giudizio negativo nei confronti
dei concorsi letterari. Qualche giorno fa ho avuto modo di riprendere in mano la
silloge e non ho resistito alla tentazione di spendere qualche pensiero per questa
poesia che, a mio parere, merita molta considerazione.
Bianca
Mannu è una poetessa dal linguaggio raffinato e colto e non sempre le sue
poesie sono comprensibili a prima lettura, ma questa ( e anche altre della
silloge) ha un andamento fluido e leggero dall’inizio alla fine. Con eleganza e
profondità di pensiero le parole e i versi procedono sempre connessi tra di
loro ed inscindibili, in modo semplice e naturale, come le acque di un fiume
verso il mare. E sì… è davvero un mare
di sensazioni e pensieri quello che ci lasciano! Sono versi che palesano, già a
prima lettura, una musicalità intrinseca, favorita dalle frequenti assonanze; versi
che fanno a meno delle rime ma che si nutrono di poesia, quella che vive e
palpita dentro metafore suggestive ed inusuali. Come in un concerto, nella
seconda parte e fino all’ultima strofa, entra in azione uno strumento “retorico”:
l’anàfora… e la musicalità s’intensifica, ogni verso si carica di pathos e
teatralità, alla palese ricerca di coinvolgimento del lettore. L’aggettivo mia/mio,
riecheggerà a lungo dentro di noi, come un’orecchiabile ed imponente nenia.
Esplicito
anche il pensiero della poetessa fin dalla prima strofa, dove si annuncia il
tema: l’indubbio sentore di una signoria inoppugnabile. Nell’incedere dei versi
quel sentore si consolida in una personale filosofia: un pensiero che si
delinea come antropocentrico e che, in qualche modo, ci riporta all’io empirico
fichtiano che, nell’esercizio dell’autocoscienza, riesce ad innalzarsi fino
all’io puro, infinito. Una filosofia frutto di una continua ricerca interiore
che porta la poetessa ad osservare ed analizzare la realtà, fino a sentirla
come parte di sé. Bianca sa d’essere parte di un tutto che le appartiene, è la
padrona del suo tempo e di tutto ciò che ruota o comunque possa muoversi dentro
quel tempo, attorno a lei e dentro di lei, che non se ne cura affatto (come il
sole non si cura dei pianeti).Un possesso-negazione che le permetterà di
acquisire il potere del distacco e la conquista dell’assoluta libertà: uno
scacco matto al potere del Tempo! Uno scacco reiterato dall’Ego poetico ad ogni
strofa!
Non
solo la poetessa è incurante del passaggio delle ore, ma anche del giorno e
della notte nel loro manifestarsi; persino il sole che irrompe “sui balconi” e la notte che
rimpicciolisce “l’orgoglio/ dei fari e
dei lampioni” diventano nullità ai suoi occhi, ma nello stesso tempo li vediamo
già dentro di lei, umanizzati, personificati dalle parole, come ad ulteriore
conferma di un ego-centrismo in cui il
tutto si fa umano e l’io poetico si concentra, prendendo la forma di un
“tutt’uno” con le cose, col pensiero e col tempo. Tutto è l’io e tutto
appartiene all’io, anche ciò che si trova dentro le parole dette o non dette,
dentro il palpito stesso delle parole e quello dei sensi, che vibrano “percossi dal divino ritmo del cuore”. Appartiene
all’io anche, indubbiamente, ogni travaglio insito nella ricerca della parola
poetica (rincorsa, presa o perdita) e persino gli stessi ritmi del cuore, che gioisce solitario
nel sentirsi signore di così tanta “precaria
potestà/ fatta di niente”. E se da un lato alcuni avverbi e locuzioni temporali
sparsi qua e là tra i versi (al momento -
allora) vorrebbero indicare la
momentaneità di quella signoria, dall’altro l’aggettivo divino ci conferma la raggiunta assolutezza dell’io (pur nella sua materialità)
e pare indicarci uno stato definitivo. Ad eludere ogni dubbio l’ultimo verso,
tanto inatteso quanto inevitabile, nella sua cruda evidenza attesta una presa
di coscienza finale molto amara: un contraccolpo allo scacco! Un tutto l’io, ma
un tutto che si palesa realisticamente in un ammasso di nullità ed anche quell’interiore
ed illimitata libertà, che potrebbe fare da contrappeso, non può che essere destinata
all’auto-deflagrazione.
Un
amalgama di filosofia e poesia, che si tengono a braccetto con ricercatezza e
disinvoltura; una mistura ben dosata, dove il profondo pensiero della poetessa
viene alla luce senza forzature, suggellato e arricchito da preziosi picchi di
poesia… e penso ai balconi violati dai raggi del sole e penso ai fari e ai lampioni
defraudati del loro orgoglio e quasi derisi dall’immenso buio della notte, che
della loro misera luce non potrà che adornarsi a malapena “il manto”. E che dire “di
tutte le cose spettinate che sono dentro le parole” o delle parole che si
aprono “come fiori di luce agli apici dei
sensi”? Sono grumi d’intensa poesia che testimoniano quel groviglio di
sensazioni e palpiti che accompagna ogni processo creativo che fa uso delle
parole, sono quel flusso luminoso che invade tutti i sensi quando le parole
giuste finalmente si palesano.
Giuseppa Sicura
Bianca Mannu
– Nata a Dolianova (CA) nel 1942. Abilitazione Magistrale, poi
laurea alla Facoltà di Magistero di Cagliari, indirizzo epistemologico. Insegna
e scrive. Partecipa ad attività culturali. Dopo un trentennio, concluso
l’insegnamento, stampa una silloge di oltre 70 composizioni col titolo di “Misteriosi
ritorni”. Nel 2004 entra con poesie e brevi racconti in alcune antologie.
Nel 2006 esce una nuova raccolta di versi, “Fabellae”, per Aipsa
edizioni. Nel dicembre 2010 vede la luce “Da
nonna Annetta” (romanzo) - Ed. La Riflessione. Nel 2012 “Quot
dies” (poesie), per Youcanprint Ed. e “Crepuscoli”(racconti),
per Booksprint Ed. Nel 2013 esce “Camilla”(racconto lungo);
nello stesso anno “Tra fori di senso” e “Alluci scalzi” (sillogi
di poesia) per Youcanprint Ed. Nel 2014 escono “Il silenzio scolora”,
poesie di argomento amoroso inedite o sparse nelle altre sillogi per
Mariapuntaoru Ed., e “I racconti di Bianca” per Thoth Ed.
Nel 2016, stessa Ed., esce “Dove trasvola il falco” (poesie). Nel
2017 pubblica “Sulla gobba del tempo”(poesie) insieme ad
altri tre poeti: M.B.Biggio – C.Onnis – G. Sicura. Diversi riconoscimenti ai
pochi concorsi, gestisce un proprio blog su Blogger http://verbiedi-verbi.blospot.com, e proprie
pagine su www.larecherche.it e
su www.facebook.it
Mi sento molto onorata per aver suscitato tanta attenzione. L'accurato scandaglio di Giuseppa Sicura, non solo proietta la sua luce sul testo, ma conduce il lettore a cogliere nelle pieghe del linguaggio poetico il travaglio creativo e la momentanea felicità che unisce l'intento con l'effimera esultanza dell'effetto. (bm)
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