martedì 11 giugno 2024

6 o non 6...? Malizioso pensierino di Bianca Mannu

 

6 o non 6...?

 

"Sei o non sei antifascista?" E' questa la domanda stucchevole che continua ad essere rivolta  agli esponenti apicali dei partiti vincitori delle ultime politiche. Le risposte sono ambigue, false, incoerenti, e altrettanto stucchevoli. Le sciroppano al cronista, alle varie telecamere e a noi, che talvolta ascoltiamo allibiti, come prove, non della buona fede, ma della loro capacità persuasiva unita alla convinzione di aver sempre buon gioco in quanto “comandanti del vapore”.                                                                       E infatti bisogna che noi astanti e subenti facciamo appello al nucleo personale e ancestrale del sospetto, riattivarlo per evitare  di essere presi nella pania come gattini ciechi. 

L'impressione che io ricavo da tale schermaglia - io e la gente da niente come me - equivale al senso di una menata per il naso. Perché ognuno di quelli al potere ne ha dette e fatte, in modo quasi insopportabile, tutti i giorni e nelle più diverse occasioni. Forse ci saremmo aspettati minore arroganza nelle rivendicazioni del "nuovo" Potere a  “poter dire e fare” quanto ritenuto suo conveniente diritto, esporre senza limiti e colmare ogni occasione di incontrollate asserzioni. E queste ancora  ribadite con grida e sproloqui, tali da  far aggricciare le nostre minuscole intelligenze, tuttavia aduse ai sentori di più raffinate dialettiche.

Mi aspetterei che i politici, quelli ritenuti “buoni”, svagati fabbricatori di questo stato di cose, quelli che si dicevano antropologicamente netti e che non sono stati né politicamente né moralmente affidabili, la smettessero di chiedere a vuoto certe professioni di fede a  questi ultimi caporali , tutti tesi a ingessare e retrodatare le viventi tensioni umane, volti ad approfondire gli iati razziali e di classe, mancanti di una qualsiasi idea di costituzionale uguaglianza tra umani, impotenti a promuovere disegni sociali  inclusivi, incapaci di attivare  qualche straccio d’immaginazione e d’operosità politica, un qualche tentativo, magari maldestro, di rimediare agli scassi sociali prodotti dai modi di produzione eccessivamente competitivi ed esosi, gravanti su persone, ambienti e risorse non illimitate.

Se la richiesta non riguarderà che parole ed espressioni liturgiche, con qualche torsione ci si accomoderà al nuovo abito, s’inaugurerà una moda così pervasiva e accomodante da risultare naturale e pesino soporifera. D’altronde la fascinazione del potere è capace di slacciare le stringhe alla rigidità  noviziale  per consentire l’uso  di più stringenti e convenienti ganasce. Per maneggiare fortemente queste, non c’è considerazione più adeguata di quella attribuita a Enrico di Navarra, allorché da ex ugonotto si scoprì cattolico: “Parigi val bene una messa!”  

Ma nei fatti conteranno quelli che maneggiano le chiavi del potere, usando il linguaggio più pervasivo e complice, quello dell’indifferenza logica, adatto all’ottundimento percettivo delle platee  catturate della credibilità fantasma che si adegua a tutto … Si procederà come Enrico di Navarra:«Parigi val bene una messa!»

La commedia degli inganni e autoinganni ha un suo tempo assicurato. Gli opposti che tali non furono, ma tali si dicono, si somiglieranno nei difetti contaminandosi: non uguaglianza, ma intercambiabilità, perché tutto scorra … Finché scorrerà …

   

 


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