giovedì 17 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu ( quarta e ultima tranche)

 

Bisognerà aspettare quasi un altro secolo per vedere i primi segni della lotta delle suffragette in Inghilterra, e poi un altro secolo per vedere la nascita, nel 1946,  di un libro di forte impatto politico e culturale ad opera di una intellettuale e filosofa francese, Simone De Beauvoir . Il secondo sesso s’intitola questo modo rivoluzionario di descrivere di nuovo la condizione femminile, di suggerire le chiavi unificatrici degli sparsi gruppi di femministe incerte e richiamare l’attenzione sulla possibilità di valutare l’anello di giunzione tra le sempre più vivaci lotte femministe e le molto combattive lotte degli operai, ma non così preparati, costoro, alla parità di genere nel sociale e nel giuridico, sorvolando sull’atteggiamento culturale che fortemente caratterizzava (e ancora qualifica) gli incontri ravvicinati dei sessi.

La legge per l’estensione del diritto di voto alle donne fu varata in Italia  nel 1945 ad opera dei partiti antifascisti del Governo Provvisorio (Parri), poi  inglobata nella Costituzione Repubblicana del 1946 insieme agli articoli sulla parità dei generi quindi all’eguaglianza dei diritti di tutti gli umani sul suolo italiano. Ma le leggi dei codici erano ( e sono rimaste nei fatti) ben lontane da quell’ideale.

Difatti – era il 1965 - una giovane donna, allora minorenne, Franca Viola, rifiutò di sposare il suo violentatore con un matrimonio riparatore. Il codice penale poneva lo specifico sotto la specie dei reati contro la morale. Con tale meccanismo la parte lesa poteva dichiararsi consenziente e, sposandolo, liberare il reo dalla condanna. Ma  Franca Viola rifiutò di sentirsi disonorata e rigettò il disonore sull’aggressore. Lui e i suoi complici furono condannati.

La legge fu abrogata nel 1981. Solo nel 1996 il reato di stupro fu ascritto come reato contro la persona. E la strada è ancora lunga. 

 


mercoledì 16 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu (terza tranche)

 

Si dice che le nuove strade o quelle migliori siano aperte per opera dei coraggiosi … Attenzione! talora il coraggio è indicato come arma maschile, che nasconde bene l’aggressività egoistica, la furia competitiva che il maschio inocula nell’androgino, cioè nella femmina che assomiglia di più all’ideale maschile proiettato su di lei, nel modo che ho accennato. Il coraggio più autentico è quello che hanno sviluppato molte donne, proprio quelle che il fosso più profondo ha diviso da se stesse, dalla propria autonomia, ma che resistono alla pressione esercitata su di loro dai potenti per farne le suddite passive. In somma, sono i transfughi, anzi le transfughe a trasformare la mappa umana sul mondo.

Me le figuro quelle che si svegliano all’ultima aggressione padronale e dicono no. Lasciano il vecchio mondo che gira sui ruoli pietrificati, appena s’allenta per caso la stretta. Cercano altri varchi, consapevoli dei pericoli, della loro relativa debolezza fisica che è capace  di convertirsi in pensiero più acuto, in pratica logica e lavoro. Gli oppressi  si alleano e lasciano il nido del cuculo, cioè i regni che o non reggono o sono mostruosi. Con chi si accordano per la fuga e inventarsi una nuova vita? Donne con uomini della medesima condizione. È avvenuto così mille volte, ma la storia non ha registrato, ha spesso cancellato le donne …

Ex contadini ed ex serve di camera o di stalla, serve tuttofare hanno talora scelto la difficile ventura di mettere radici altrove e adattarsi a un precariato più libero. In Italia questo spappolarsi delle corti del feudatario-padre è avvenuto dopo il primo millennio dell’era cristiana Si formarono le repubbliche comunali:  vivere in comunità di simili, decidendo le nuove regole sociali nell’Arengo, lo spazio per le discussioni collettive.

Ma le donne questa partita la persero quasi subito. Dal tempo di San Paolo, guida delle comunità ristrutturate dopo le prime persecuzioni, le donne si erano piegate al silenzio, all’esclusione dalle cose pubbliche. Lavorarono senza aver parte, ma certo in casa non le mandavano a dire ai loro uomini presuntuosi e aggressivi!  Sono state lavandaie, guardiane di pollai, donne di fatica per i nuovi signori di città. I feudi si spopolano e collassano.

Seicento anni dopo anche i monarchi, cioè i patriarchi, accentratori dei feudi locali, diventando re assoluti, mandano in default lo stato. Troppe spese per guerre, bassa produzione, popolazioni affamate in rivolta per il pane. Il monarca vuole che il popolo gli risolva il problema: scoppia la rivoluzione e si erigono le ghigliottine. 

 Ed ecco che l’elemento femminile si rimette in moto, come genere e come persone speciali. Cito l’antesignana del femminismo quando questa parola non era stata ancora inventata. Marie Gouzes, trasformatasi da borghese in persona che si nobilita per essere presa sul serio, Olympe De Gouges,  si butta a fare un mestiere maschile. Ma è serissima, rivoluzionaria e anche scrittrice di drammi e saggi importanti. Scrive Dei diritti delle donne e delle cittadine, per ricordare ai rivoluzionari l’esistenza delle donne e il loro valore. E scrive anche  sui diritti degli uomini neri e degli uomini schiavi. Notare l’uso del linguaggio: schiavi e neri, ma uomini. A significare che lei, già 250  anni fa era antirazzista e antischiavista, quando persino fior di rivoluzionari pensavano di attivare la tratta degli schiavi, già fiorente e lucrosa, per rinsanguare l’erario statale.

 Olympe sosteneva questo: vale per tutti, anche per le donne, il diritto di salire sul patibolo, a patto che le stesse donne possano gridare in piazza la loro opinione, cioè partecipare attivamente alle decisioni pubbliche. Morì ghigliottinata nel 1793, quarto anno della Rivoluzione.

lunedì 14 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu (seconda tranche)

 

Con le bambine è avvenuto e ancora avviene il gioco più perverso e in età precoce: quella pratica così oppressiva che anche i filosofi illuminati gabellavano per raffinata  educazione, cioè un misto di blandizie e di violenze utilizzate in ambito familiare e tribale per fabbricare nella loro psiche l’autopercezione negativa del loro essere e la passività costruita come tratti della natura femminile. In tal modo è stato possibile stigmatizzare quegli stessi tratti come vizi di natura per giustificare lo spazio di azione che il maschio occupa predando e violando, poi  spacciandosi come preda, preda della seduzione e della perfidia femminile.  

È preparata così la merce di scambio con cui un clan s’imparenta con l’altro. Ancora oggi è un sistema che si riproduce sotto le spoglie dell’amore/passione: dal lato femminile nel segno della subordinazione, ma anche del conseguimento dalla promozione sociale che il maschio sembra offrire, dal lato maschile come possesso, come “protezione escludente”, salvo eccezioni e per intervento di altri poteri, siano correttori o equilibratori o catastrofici, come denaro  o sua penuria, bellezza/ imbruttimento, successo/fallimento, popolarità/anonimato, ecc... 

Tralascio l’esemplificazione dei voti negativi dati dai maschi alle donne quando credono di parlare tra loro, anche se con un eloquio attuale ingentilito rispetto al passato, ma che ritorna arcaico e volgare quando si vuole umiliare la persona sulla base del sesso e della modestia sociale.: sessismo. Tuttavia il sessismo continua a mantenersi subdolo e inalterato e si esprime in modi altrettanto violenti. E bisogna sottolineare che la società dei consumi fornisce nuove opportunità all’espansione del sessismo: idolatria del corpo, uso strumentale di esso per prevalere e asservire, preminenza dei fatti emozionali su altre dimensioni psicologiche e intellettuali, sfaldamento delle remore etiche, svuotamento mentale per poter afferrare il momento godereccio...evidenziando con immagini e allusioni i tratti corporei delle persone allo scopo di esaltare gli effetti porno ...

domenica 13 marzo 2022

Corsa a scapicollo tra le tracce del femminismo - Bianca Mannu (prima tranche)

Ciò che vorrei significare con questa chiacchierata sul alcuni momenti essenziali delle lotte sociali e femministe è questo: nessun miglioramento, nelle condizioni di vita e nei rapporti sociali e fra i sessi, è possibile, se non preparato, progettato, accompagnato, reso pubblico e condotto dalle persone vive che usano tutti i mezzi disponibili per comunicare e organizzare. Questo insieme di mezzi lo chiamo per brevità letteratura, che comprende ciò che può essere registrato comunicato e trasmesso nello spazio e nel tempo per l’azione, il sentimento, il pensiero e la memoria a beneficio della collettività: parole d’ordine, regole d’azione, narrazioni, testimonianze, canti … tutto ciò che scalda il momento dinamico.   

Il femminismo è un atteggiamento per azioni e idee. Nasce come reazione alla supremazia maschile che dalla notte dei tempi  ha confinato le femmine della specie umana in una posizione subalterna, l’ha considerata incontrovertibile, in quanto conseguenza logica, sociale e politica della presunta minorità naturale delle donne e di certi gruppi sociali(schiavi). Il femminismo  e i movimenti ad esso simili, tuttora attivi con alterne sorti, incontrano limiti e ostacoli nella tenacia del potere nel rafforzare se stesso con  tutti i mezzi più solidi e più pervasivi: dall’organizzazione familiare in clan gerarchizzati e quasi separati per caste chiuse, a formazioni di classi teoricamente mobili, ma strutturate  sulla base dei poteri economici, di quelli giuridici e ideologici i cui meccanismi ostacolano i passaggi da un ceto inferiore a uno superiore; e si prefiggono di emarginare quella parte di umanità che, dopo essere stata espropriata delle sue qualità per continuato deprezzamento, per imposizioni lavorative devastanti,  viene connotata per caratteristiche esteriori ritenute negative:  colore della pelle, voce in falsetto, altri segni considerati di ordine magico religioso (povertà come demerito, mitezza come viltà, intelligenza come protervia, timidezza come falsità, vivacità come prepotenza, ecc.) Mentre le stesse caratteristiche unite al potere e alla ricchezza diventano virtù da esibire con molta  parsimonia, perché a temperarle è immancabile la durezza, la crudeltà, la furbizia, la malevolenza, la sospettosità... (Va da sé che difetti e virtù sono abbastanza ripartiti fra gli umani di ogni classe sociale, perché pescano sul fondo dell’insopprimibile animalità umana, ma il risultato psicologico individuale è opera storico sociale e il suo peso culturale – cioè l’effetto modello – è correlato col potere impersonato.)

mercoledì 2 marzo 2022

ARRAFFI - versi di Antonio Altana

la bella guerra                                                             



Né arraffi né graffi


 

       

                                                                   

Trapelano gli accordi per nazione

che all’energia pulita apran le braccia

riducendo il petrolio ed il carbone

perché grave è nei bronchi la minaccia

e inverte climi e muta le stagioni

privando i monti della bianca faccia.

Ma tal disagio solletica i baroni

e urgenza corre già per acquisire

i cieli, i mari, la carne, i covoni.

Brame si sa son madri del ghermire

esempio dato dalla sarda Ottana

che vende il gregge per un bel mentire

e adesso non ha più latte ne lana

carico di quei senza sulle spalle

e antichi riti di “Domus de Jana”

spingono alte redini vassalle

a far entrare armi forestiere,

uranio e di frisia le cavalle.

A noi restano i canti per le fiere

donne, con serenate a suono amaro

tra bellezze montane e le riviere.

Oggi purtroppo il veleno è chiaro

al costretto che deve macinare

le spighe con la polvere da sparo

poiché diamo la terra per testare

le nuove armi e la nostra misura

per zittire dei danni e sopportare.

Aggiungere potrei della stortura

all’ingordigia che si sta spargendo

ogni giorno di prezzo e di premura

ma non sia mai che sto difendendo

chi minaccia con l’arma nucleare

per mitigare quel che sta soffrendo

E l'elleboro non hanno per curare

l’epilessia con spasmi di fuoco

quando hanno dovuto raccontare

che il figlio di Biden in un gioco

ha messo giù le briscole ucraine

e pompa le risorse a poco a poco.

Noticina. La poesia o, se si preferisce, il verso  non può tacere oppure pifferare la vecchia musica. Le cateratte della retorica hanno sfondato le saracinesche. Cresce il numero di coloro (Stati, uomini rappresentativi e quelli che non contano) che si sgomitano per parere i più candidi e allontanare le colpe dell'interesse usuraio o della distrazione colposa. Invece, sotto traccia (ma neanche troppo sotto) corre il vecchio gioco del lucro e dell'inganno, per l'intermediazione della complicità.  Non vorremmo eroi morti, né vincitori padroni di raccontarla a loro modo. La sottigliezza di questo testo denuncia l'atteggiamento farisaico di quelle "piccole patrie" che si appiattiscono alle logiche del grande gioco come fossero, e non sono, fuori dalla triste mercatura, sobillatrice di conflitti. 

L'immagine prescelta polemizza con l'eccesso di iconografie belliche (B.M.)