Senza volerlo
nacque
Nel nascere bagnò
con l’urina
il suo primo vagito
Padre e madre
si tennero avvertiti
ch’era – pazienza! - una bambina
dalla naia indenne
non dalle trappole bastarde …
Così padre e madre
si spartirono a quarti
mezza gioia acerba:
che lei potesse eludere
la sorte trepidante e obliqua
tesa a misura di lumi sospesi
come doni feroci
all’ala notturna della morte
Lei - esclusa la tiepida poppata -
di gioia non ne ebbe alcuna –
solo il morso freddo d’un febbraio
di piombo e di mitraglia
E non s’avvide dell’ottuso gioco
dell’alternativa avara
Per una ed altre lei
scampate alla mattanza universale
la morte sarebbe arrivata
in mimesi – senza bagliori – in vita
e a poco a poco
Noticina - Un mio testo, di qualche anno fa, rielaborato al di fuori delle occasioni esterne. Benché i rituali abbiano la loro importanza, non li amo. Non amo nemmeno gli accenti vittimistici, perché sembrano attribuire fatalità e inamovibilità a condizioni diffuse, sottilissime, dall'apparenza psicologica anodina, ma ambiguamente costrittive perché si presentano come libere scelte. Esse sono iscritte in un clima generale, che trova nella sordità giuridica, politica, sociale e culturale la perpetuazione della più ancestrale demarcazione della perseguita e organizzata minorità femminile.
Non ascoltarti, o donna, quando più rassomigli alle immagini che ti vengono proposte come autentiche, come tue con l'approvazione generale. Usa il senso critico, anche quando ami.
Simbolo matematico di infinito, tanto simile al simbolo scelto per rappresentare la femminilità contemporanea.
molto bella
RispondiEliminaGrazie, mio generoso e unico interlocutore qua dentro.
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