domenica 8 marzo 2020

Muoia Covis19 dentro suo ospite vivo! Ma cambiamo passo! di Bianca Mannu


Fare e subire turismo erano fino a ieri destino e virtù condivise quasi globalmente . Virtù economiche(anche molto redditizie, se da scrivanie e non da carrelli, se presso grandi Hotel e meno se presso sbrigativi ed esosi paninari ), virtù sociali, culturali … col pericolo incombente del declassamento logistico … Transenne! Tasse di accesso! Difesa del decoro! Ricordate? Faceva agio la “democrazia turistica”. Unico argine: azionare la ganascia pecuniaria per contenere le orde dei visitatori al risparmio. Ma ora: indietro tutta!.
A guardare il fatturato del turismo (persino sottostimato per interessata omissione)si direbbe fosse  attività primaria. A differenza dei meno stimati settori  produttivi di beni, ci ha lasciato subito alla canna del gas. Senza contare che i suoi imprenditori rivendicano dallo Stato, cioè da noi tutti, un immediato risarcimento pecuniario; non si sa bene se per riconvertirsi o per  continuare l’andazzo precedente appena possibile.  Come se non avessero saputo che questo settore pur appartenendo al settore dei servizi, lo è sui generi s,  e che in date circostanze risulta, come si vede, tranquillamente superfluo rispetto a  necessità di base.
  L’agricoltura (per dirne una) al confronto? La cugina povera e sdrucita, “costretta”(dall’esosa voglia, nel Sud e nelle Isole, di buon rapido profitto quasi “pulito”) a un capitalismo becero e straccione, che spreme gli umani come frutti da macero, ma si fregia di nomi  e luoghi che, apparentemente ripuliti dello schiavismo a cielo aperto, brillano nella classifica degli scaffali.
Ora anche la parola TURISMO si connota in rosso, comunque. È il colabrodo più lasco della pandemia . Adesso, pur praticato con grande cautela, magari  vissuto elaborato e proposto  con stile letterario, non pare più tanto appetibile per i palati grossolani. Lavora per l’eccitazione delle contaminazioni, anche se di genere sottile. Ma già non va più bene, perché si vorrebbero chiudere tutti gli spifferi, anche mentali, come insegnano le mascherine malamente abbrancate per spaventare  i nostri, o le frasi e le “voci dal sen -patriottico -  fuggite”  a riprova di quanto siano spessi  i nuovi apicali copertoni dell’ignoranza  e della volgarità.
Il problema urgente è arginare, circoscrivere, bloccare gli inconsapevoli ospiti del Covis19 perché  - voglia Iddio ! - muoia lui dentro il suo ospite vivo! Intanto non si sa più chi resti rinchiuso e chi rimanga fuori. Il gioco è a chi ride per ultimo sulle rovine altrui e indovinare  in quale religione lo farà. La carità di patria distingue sempre tra il proprio cortile (caro /bello) da quello altrui (Puh!), salvo dover ripassare ogni strame.
Ma la scoperta più sensazionale è che il Turismo, il nostro turismo, il nostro cretinismo petrolifero, decade di colpo; sì, come una moda di poca presa. E, salvo mugugni  da parte dei fissati della libera clandestinità, si sfalda dolorosamente con tutto l’ambaradan  che lo motiva e lo rinfocola, con tutta la messe di spiccioli e stock Exchange! Come cenere. E non resta niente che sia fruibile durante la magra forzosa:  tutto il meccanismo e macchinismo diventa esoso, orpello ridondante.  In realtà si vende(va) meno Tiziano o Canaletto e assai di più cornici d’ogni foggia, da cui “immortalare” la nostra banale presenza  nei luoghi  “in”, acqua alta permettendo o rischio incluso. Si sono venduti a caterve i “c’ero anch’io” in foto per la combriccola dei social, dove si affaccia(va)no e si imbroglia(va)no reciprocamente i patiti delle comparsate di massa ai grandi Eventi.    
Stiamo vivendo e assistendo in prima fila – a qualcuno di noi capita di caderci dentro di brutto - a una congiuntura che taglia di netto  questa forma di economia, la quale cresce(va) parassitariamente sul manufatto già creato e archiviato, bilanciandosi su  quelle alterazioni furbe che alimenta(va)no in ogni persona l’illusione  di poter attingere  alla bellezza  artistica e naturale di ogni luogo e cultura senz’altre mediazioni che l’organizzazione dei mezzi e la  disponibilità del proprio portafogli. Stiamo constatando in questo momento già difficile che la forma più capillare di turismo,  organizzato su scala mondiale e locale con una densità non corrispondente ad alcuna necessità reale, non è affatto la via maestra capace di drenare capitali a favore della conservazione dei beni storico-artistici e naturali nei luoghi in cui si sono manifestati, bensì il modo più lineare rapido e lucroso di corrispondere agli appetiti voyeristici  e consumistici dell’incolto  spettatore con il correlativo imprenditore dell’ospitalità, l’uno e l’altro sbrigativi, mancanti di vera sensibilità conservativa. Volendo davvero espandere la capacità fruitiva delle persone, unitamente ad approfondimenti di natura storico-culturale ed educativa, ci si potrà giovare, invece, e con grandissima efficacia, della rete telematica a costi minimi, per il tempo in cui sarà superata l’attuale crisi sanitaria. Ne trarrà beneficio l’aria di tutti.
Allo stesso modo dovremmo considerare cosa saggia tenere efficiente e disponibile la sanità pubblica, dotarla di strumenti d’avanguardia e di personale altamente impegnato (CNR ) ad affrontare eventi ignoti che la circolazione globale, di uomini merci idee tecnologie e virus,  ci proporranno.  Strategie simili dovranno essere progettate e attuate in campo scolastico a cominciare dalle istituzioni pubbliche dedicate alla maternità e alla prima infanzia, alle scuole secondarie e università, alla condizione carceraria, oggi sottoposta a ulteriori limitazioni nei contatti sociali primari.  L’attuale ricorso frenetico a tamponare i buchi macroscopici del  SSN non dovrà riproporsi in nessun campo  che concerna la vita sociale. Questo dovremmo imparare tutti e disimparare la sciocca idea che il guadagno, maledetto e subito, valga sempre la candela.  
    




                                                                                                                                                 

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