lunedì 10 maggio 2021

Fiaba - inedita di Bianca Mannu

Con artiglio inguantato

m’afferrò l’anima e il corpo

un silenzio camuffato

da custode filantropo

e maestro illusionista:

col suo specchio adulterato  

Febo Apollo
mi riempiva occhi e vista

 

Così non vissi che la vita altrui  

nei suoi anditi ed angoli bui

e madre ne divenni e culla

tentando meritarmi – e dico nulla -

da Febo Apollo dio della bellezza

un sole anche brillante di gaiezza

 

Di vivo sangue magra la parola

che a lungo vellicata ricercavo -          

manchevole di forza  mi pareva

ogni mio fiato - oscena capriola

il grafo che a fatica ne traevo:

tra volere e potere  era alterato

il mio esistere …  Schiacciato!       

 

Apollo modulava nei giardini

levigava nel marmo sempiterno

forme squisite e tratti suoi divini

invece nel mio interno

regnava il gelo dell’Averno:

Dioniso/Zagreo

stava di Febo copia tramortita -

di Dioniso - che certo m’abitava -

solo la sua ombra striminzita

 

Sul fondo questi coatto se ne stava

nel morto nodo dei miei visceri muti

Nel liberarlo produssi lo sconquasso:

non fece parola ma solo strilli acuti

e pungolò talmente il mio ombelico

ch’io fui presta a tramutar di passo

 

Per amor di verità questo dico:

nell’ozio la sua brama di gioco

con lunga notte prorogava l’alba

cullando Febo nel letto delle nuvole

e ai miei versi lasciando voce scialba

Avrei ritrovato il tempo delle nespole –

ora che Dioniso s’era ripreso il clima?

Interrogato – Crono sbottò - Sorbole !

Ne hai appena un avanzo per l’anima!

 

 Presa - allora e ancora - da forte devozione:

peregrinando continuo la disamina

del mio intimo - chiusi i conti d’occasione

Friedrich W. Nietzsche

Con senso di colpa e arsa di dolore

tento invertire l’antica rimozione

confidando in un caso guaritore       

legante insieme in unico momento

un tocco d’alba e un pieno di tramonto

in un idioma che non rifiuta il vero

ed ha misura di mistero e canto.



Nota - Metaforizzare una condizione, un problema, si può. Con una certa leggerezza si pesca dal classico, ripensato con lo spirito della modernità inattuale di Nietzsche. 
La "Fiaba" è la storia del desiderio che muove l'attività del poeta. Il risultato non è comunque scontato: i piedi con tutto il corpo insieme con tutta l'anima intellettuale emotiva e razionale percorrono il difficile crinale che si tende tra  possibilità  di attingere la perfezione formale e la necessità antitetica di dare spazio all'emotività all'istinto al godimento fisico, fino a sfiorare il punto in cui il controllo razionale dell'io entra in uno stato problematico. L'arte, se arte si produrrà, sarà sarà il risultato buono o cattivo di tale dialettica, di cui i due numi (Apollo e Dioniso) sono gli emblemi o le personificazioni.(B.M.)   

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