via
ce ne andiamo così –
un po’ carcerati
un po’ assistiti e scomodi
e perciò
un po’ tanto redarguiti –
noi vecchi
foruncolosi nell’anima e nel cuore
affaticati a involgerci
in una coperta
sempre troppo corta
ce ne andiamo così
come scrigni tarlati
in una notte
che ci ubriaca d’ansia -
che spandendosi
già non fa più male
Nota - Sono anche io nella schiera dei vecchi, perciò sento di vivere - e guardare con una certa lucidità finché la mente lo consente - dall'interno questa condizione. Mai come nella nostra drammatica contemporaneità si è palesato il problema del come si conduce socialmente e psicologicamente questa condizione nel mondo contemporaneo. Questo mondo è preso nella pressa che trasforma il tempo in denaro, e perciò, allorché per necessità di evenienze temporali e usura, la persona non produce beni materiali mercificabili, si sente ed è vissuta, dalla società oppressa dalla competizione, come un vecchio mobile insensato nella sempre nuova (sic!) e frettolosa configurazione della vita che diciamo civile. Uno stato particolarmente spinoso, anche se coperto da pietismi pseudo affettivi, che nei casi di emergenza tende a trasformarsi in "si salvi chi può". Il vecchio, specialmente se di famiglia povera, diventa più povero ancora, ancora più solo con la sua morte, a sigillo di una vita , spesso brutale per deprivazioni e negazioni.(BM)
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