Irredenti
Come
rimessi a nuovo - sutura ombelicale
sensi
sangue saliva voce
lobi del
cervello e animali umori -
mi
furono promessi giorni
redenti
dai ceppi del servaggio
Astucci -
invece - pieni dei doveri dell’adesso
e
condotti di ripetute negazioni
per il
dopo e l’indomani
e tutti
i giorni appresso
Mi
transita in corsa - invisibile nume –
il nome
“homo” evocato invocato
imprecato
sprezzato strizzato
revocato
spezzato senso della vita
E alla
fine della fuga - scoppiata
in una
sincope del tempo - animali morti
sono i
giorni - intoccabili grevi ispidi
alla
pelle-sudario anticipato
per
sedizioni covate o sopraggiunte o riesumate
dal
cuore rancoroso degli imperi
Alitava
a fiotti - rigurgito di rancio -
dalla
bocca contratta nel respiro
il
vapore del tempo incatenato
all’inutile
pulsare della luce
che mi
accendeva il corpo
e ne
inventava l’ombra sul mio deserto
irto di
guerre e fraternità in conflitto
Ma più
assoluto s’annuncia l’annullarsi
del
tempo - troppo vasto e insieme nullo e repentino -
su una
soglia senza segno di lutto
e senza
voglia di resurrezione
...prova ne è la tachicardia dei politici per accorrere al nuove becchime che si prefigura abbondante e appetitoso.
RispondiEliminaNon sono solo i politici, ci sono fior di avidi e satolli che vorrebbero decidere senza controlli il da farne a proprio vantaggio. Prendere i soldi, licenziare (sic!) il covid e tornare all'usato.
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