come un’autostrada la statale qua
sotto - inferocita
Furiosamente retrocede la sua lunga faccia
di piombo in stato di fusione
sotto i pneumatici ruggenti
Per quanto urli e strida
la sua mascella pretende mantenersi
ortogonale:
ai raggi del sole meridiano espone
proterva
l’ insegna inconfondibile dell’artificio
umano
Niente a che vedere con la terribilità sublime
dell’acqua stravolta che rimbomba
buia assassina … e strepita sue
geometrie
imprevedibili da ostinato fattore di
natura
Scroscia e stride - come indiscussa -
l’arroganza
del nostro familiare manufatto
sulle nostre paure addormentate
nei crani disattivi – blindati
entro dispositivi di sistema
Sbraita sugli orli dei viadotti – gasata
e tronfia –
dove echeggiano delle nostre sciagure
le sirene e dei cani abbandonati le canee
Svegliarsi – addormentarsi - svegliarsi
ri-addormentarsi e ri-svegliarsi
(orribile nenia pendolare) nella gola degli urti
tra i fumi dell’attrito e il singhiozzo
dei clacson –
tra ermetici silenzi e il pulsare dei
fari –
tra le sirene perforanti e l’intervallo
infetto
trafitto da voci – quasi pigolii pungenti
di atterrati redivivi gementi
sul conto delle funeste coincidenze
l’ennesimo misfatto - quasi che
un possente vulnus - forse più
ineluttabile
della gagliarda perfidia personale -
sia fatalmente inscritto nell’umano come
tale
Così ogni figlio di madre bipede –
senza più domande – impara sul campo
a vivere e ad archiviare esiti simili e
diversi
quali prodotti di questa variabile
spettrale
che cade pronta da un cielo sempre verticale
a imprimere il suo definitivo ruggito
a calcoli … perfetti! – … A meno che
Allah -
o chi ne ostenti la procura -
se ne attribuisca cura e “merito”!
Nota - A cose fatte viene da chiedersi: ma i nostri paesaggi abituali, quelli che l'uomo ha concepito per dire no ai suoi presunti limiti, creandone così di nuovi e più inquietanti, quelli che furano molto del nostro tempo e della nostra vita rivelando la tragica ambiguità dell'umana volontà di potenza, sono soggetti possibili per la poesia?
Mi sentirei di rispondere: forse,sì - e sottolineo il forse, perché non spetta a me dire se i miei versi colgono il segno - se si libera l'idea di poesia dalla sua prigione effusiva, sentimentale e moraleggiante che si maschera con un ermetismo di maniera.
Per la curiosità degli eventuali lettori certifico che questa composizione è del 2016, dunque anteriore ai recenti e deprecati eccidi col camion a firma Isis, a Berlino.
Nessun commento:
Posta un commento