domenica 11 giugno 2017

Macchinismo - versi inediti di Bianca Mannu

Scroscia la sua ferraglia sulle gomme -
come un’autostrada la statale qua sotto - inferocita
Furiosamente retrocede  la sua lunga faccia
di piombo in stato di fusione
sotto i pneumatici ruggenti

Per quanto urli e strida
la sua mascella pretende mantenersi ortogonale:
ai raggi del sole meridiano espone proterva
l’ insegna inconfondibile dell’artificio umano

Niente a che vedere con la terribilità sublime
dell’acqua stravolta che rimbomba
buia assassina … e strepita sue geometrie
imprevedibili da ostinato fattore di natura

Scroscia e stride - come indiscussa - l’arroganza
del nostro  familiare manufatto  
sulle nostre paure addormentate
nei crani disattivi – blindati
entro dispositivi di sistema

Sbraita sugli orli dei viadotti – gasata e tronfia –
dove echeggiano delle nostre sciagure
le sirene e dei cani abbandonati le canee
allo scoccare d’ogni solstizio estivo

Svegliarsi – addormentarsi - svegliarsi
ri-addormentarsi e ri-svegliarsi
(orribile  nenia pendolare) nella gola degli urti
tra i fumi dell’attrito e il singhiozzo dei clacson –

tra ermetici silenzi e il pulsare dei fari –
tra le sirene perforanti e l’intervallo infetto
trafitto da voci – quasi pigolii  pungenti
di atterrati redivivi  gementi

L’archiviazione postuma procede segnando
sul conto delle funeste coincidenze
l’ennesimo misfatto - quasi che
un possente vulnus - forse più ineluttabile
della gagliarda perfidia personale -
sia fatalmente inscritto nell’umano come tale

Così ogni figlio di madre bipede –
senza più domande – impara  sul campo
a vivere e ad archiviare esiti simili e diversi
quali prodotti di questa variabile spettrale 
che cade pronta da un cielo sempre verticale

a imprimere  il suo definitivo  ruggito
a calcoli … perfetti! – … A meno che Allah -
o chi ne ostenti la procura -  
se ne attribuisca cura e “merito”!

Nota - A cose fatte viene da chiedersi: ma i nostri paesaggi abituali, quelli che l'uomo ha concepito per dire no ai suoi presunti limiti, creandone così di nuovi  e più inquietanti, quelli che furano molto del nostro tempo e della nostra vita rivelando la tragica ambiguità dell'umana volontà di potenza, sono soggetti possibili per la poesia? 
Mi sentirei di rispondere: forse,sì - e sottolineo il forse, perché non spetta a me dire se i miei versi colgono il segno - se si libera l'idea di poesia dalla sua prigione effusiva, sentimentale e moraleggiante che si maschera con un ermetismo di maniera.
Per la curiosità degli eventuali lettori certifico che questa composizione è del 2016, dunque anteriore ai recenti e deprecati eccidi col camion a firma Isis, a Berlino.

Nessun commento:

Posta un commento