sabato 13 febbraio 2021

Pandemia, recessione economica, questione climatica e ambientale e riposizionamento dei poteri tradizionali nel conflitto sociale - Bianca Mannu

 

Si attribuisce, sbagliando clamorosamente, lo sfacelo del Socialismo reale alle teorie Marxiane. Così ci si liberò in un colpo solo del dovere di fare analisi politico sociologiche sui socialismi reali, né si analizzò come e perché perdurò e si acutizzò in esse il contrasto di classe fino a produrre slittamenti delle nomenclature di potere verso forme di fascismo (fascismo rosso fu l’espressione di P.P. Pasolini). Bastò per dichiarare improponibile anche solo lo studio e la discussione pubblica sulle ricerche di K. Marx. Attualmente ci si sbarazza dei pochi strumenti teorici (peraltro rimasti obsoleti) capaci di riattivare lo studio e la comprensione dei meccanismi e delle forme in cui si struttura il modo di produzione  capitalistico e la lotta delle classi in diverse contingenze storiche ed economico-sociali.

Ebbene, con buona o cattiva pace dei soggetti politici che si sono variamente presentati come aperti a prendersi carico di problematiche di riequilibrio socio economico in condizione di pandemia e di imminente recessione economica congiunta al collasso climatico e naturale, tutto il cicaleccio mediatico e i tetragoni silenzi dei "padri salvatori" stanno parati a oscurare un fatto di madornale evidenza: la durissima lotta di classe in corso, in qualche modo  tenuta a freno dal morso della pandemia e dalle iniezioni di liquidità predisposte dal governo appena caduto.  Ciò che è peraltro il motivo determinante del suo affossamento, sub specie di assistenzialismo.

 Il credito enorme di liquidità ottenuto dalla UE con le trattative di Conte è in fase di erogazione e costituisce la posta di questa lotta feroce (lotta in parte paludata e parzialmente assorbita  oltre le soglie dei piani alti). L’esito conclamato e (si spera) temporaneo di questo conflitto si annuncia come ritorno al passato e come volontà di continuare nelle vecchie logiche di sfruttamento dell’umano e della natura, e di accollare all’ afasia del semplice comportamento politico-tecnocratico il fare.

Ancora una volta proprio le classi di potere, responsabili nel tempo di
scelte politiche e
 tecniche disastrose difficilmente superabili, ghermiscono in proprio la destinazione della liquidità del debito sociale contratto in pandemia,  e se ne avocano l’uso politico a ulteriore


rafforzamento del loro potere secondo logiche già sperimentate e lucrative, mentre il suo risarcimento comunitario andrà a carico dei soliti noti, figli di coloro che furono e sono per sempre incompetenti, incapaci, macchine da lavoro miserabile, indotti a rappresentare sé stessi come stupidamente nostalgici del bicchierino da bar e del tifo sportivo.

 Dunque, al pari delle femmine di sempre (quelle più carinamente disposte a servire, commentare, omaggiare la mutria dell’androgino vincente ) a tutti noi, gente di niente, tocca far silenzio e sperare. A noi, maschi presuntuosi e di poco concetto, e  a noi, femmine compresse e subalterne alla presunzione maschile, a tutti noi, gregari e non meritevoli, gregge incapace di distinguere un cavallo da un caprone, tocca  sperare, sperare, sperare … in un  S. Giorgio o in un  drago.

 

1 commento:

  1. durissima lotta di classe in corso, in qualche modo tenuta a freno dal morso della pandemia e dalle iniezioni di liquidità predisposte dal governo appena caduto. Ciò che è peraltro il motivo determinante del suo affossamento, sub specie di assistenzialismo.

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