mercoledì 8 aprile 2020

LA FATICA DI ESSERE ANZIANO - di Bianca Mannu

Si parla tanto di anziani da proteggere e sostenere … Ma intanto che il virus o la debolezza della protezione decisiva risolvano  o taglino di brutto il problema, bisogna pure che gli anziani soli, non proprio smaliziati nelle operazioni telematiche, possano vivere la vita quotidiana senza dover sostenere ulteriori aggravi angosciosi e lesivi del minimo di autostima. Invece così non è.

Mi spiego : i siti istituzionali, la compagnie telefoniche, bancarie e postali, le assicurative,ecc. dovrebbero essere monitorati circa la loro agibilità effettiva per l’utente di medio/bassa perizia telematica,  per giunta anziano singolo e senza riferimenti familiari prossimi, il quale con tanta buona volontà cerca di avvalersi della tecnologia per sbrigare in proprio l’acquisto di certi servizi irrinunciabili. Tale attenzione socio-politica, che con relativi interventi normativi dovrebbe indurre gran parte delle compagnie di servizio a produrre procedimenti  semplificanti o facilitanti, è oggi  più importante di sempre, perché il distacco personale, ascritto alla pandemia, fa il vuoto intorno all'anziano e lo consegna al brancolamento in un mondo sempre meno comprensibile e maneggiabile. 


Invece succede che questi menzionati siti di servizio al pubblico si comportano come se i loro utili fossero preminenti su tutto e come se tutti gli utenti avessimo la stessa formazione e la stessa scioltezza operativa nel maneggiare tasti e simboli. Alla minima indecisione dell’acquirente (neofita telematico)  il format delle comunicazioni si chiude e rende estremamente difficile, pletorica e gravida di ansia ogni richiesta di informazioni aggiuntive o di rettifica.
Inoltre i formulari sono favorevolmente piegati agli interessi unilaterali di tali enti, specialmente quelli privati e volti al massimo profitto nell’unità di tempo. Si aprono facilissimamente e in modo diretto quando prevedono l’ingresso di nuova clientela, viceversa si chiudono e ostacolano quando la clientela chiede spiegazioni o reclama.
Se interviene qualche intralcio o equivoco, lo sfortunato utente si trova nella micidiale avventura di smarrirsi in un labirinto telefonico di rimandi e depistaggi, da cui  esce sfinito e sconfortato.

Lui/lei? Io,tu? Proprio noi con le rughe e la memoria che non è più vispa. 
Segui il suggerimento di deviazione: entri in rete. Qui i vari Robot (deputati a facilitare – si fa per dire – il rapporto del singolo utente analfabeta e imbranato con tali mitiche e anonime centrali erogatrici d’un qualche servizio) sono quanto di più imbecille si possa immaginare fra le così dette intelligenze artificiali e avere la disgrazia di incontrare. Tu poni un quesito, ma a loro non risulta mai chiaro. Lo riformuli e loro rispondono a pera. 

Ti rivolgi allora alla e-mail del sito e presto ti rendi conto con sconcerto che il tuo quesito non rientra nel format che l’azienda ha predisposto per “accogliere” problemi o reclami. E allora sei persino costretto a mentire (per esempio che hai perso le tue credenziali, mentre le ricordi benissimo) sperando che l'inghippo si dipani. Invece pare di no e allora provi a farcire un quesito canonico con un altro non canonico, il vero, ma basilare e urgente per te. Difficilmente riceverai il segnale che indichi la soluzione del tuo problema. 

 In ogni caso il risultato è sempre,  quanto meno, defatigante e depressivo. Giunto a tale apice, hai le vertigini: il senso di frustrazione e stanchezza è salito tanto in alto, oltre il sopportabile, che stavolta decidi di mollare, di sottometterti come l’innocente alla mannaia, pur di concludere la tortura pagando pure i costi pecuniari aggiuntivi. E ti sembra persino giusto che tu venga punito così!





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