Al paese
mio
Al
paese mio di tufo e d’arenaria
con
la Repubblica crebbero
fra
gli oleandri cremisi e rosati
le
acacie straniere
acclimate
in piccolo formato.
Stormivano le lunghe estati
nel
piazzale – le flebili ombre
come
di merletto
sul
lastricato favoloso
che solerti operai
repubblicani
avevano piazzato
sul vecchio sterrato
reazionario.
Serbato il bronzo di
vedetta –
il reliquario-
ma rimossi gli obici
che gli stavano intorno
-
perse quell’aria
di lutto e di minaccia.
Rimasto al centro e sul
fusto -
il milite oscillava
indeciso
se insistere a scrutare
l’orizzonte
o stramazzare sopra
l’imbelle baionetta.
Alla lista della Prima
fu aggiunta
quella non breve dell’Ultima -
così
detta e ribadita
per eccesso di
scaramanzia.
La
domenicale compagnia
dei
ragazzini -
quella
designata a tenere
il
filo del ricordo –
aveva
slittamenti di memoria
scivolava
sulle connessioni
della
piazza e dell’erma
con
la storia.
Non voleva saperne
di terre contese
di sangue e di croci
d’ignominiosi incroci
e neppure avvertiva
discosto -
da un mondo d’alieni
terrestri -
d’armi più nuove
il ferale rimbombo …
Intorno
al monumento –
ignaro
e felice -
il
nugolo dei mocciosi
si limitava a farci il
girotondo.
Così Carlo Onnis nella nota introduttiva al volume. (stralci)
“Alluci” allude ai piedi che rappresentano il punto di contatto
diretto tra il nostro essere corpo e la
natura di cui siamo parte e in cui siamo immersi. “Alluci” è anche l’esca lessicale che attira e afferra lembi di memoria
ancora informi e comincia a significarli. Se anche “scalzi”, diventano preciso riferimento alla sensibilità percettiva
ed emozionale dell’essere umano, la quale indica e introduce subito la
dimensione specifica delle esperienze aurorali, quelle dell’infanzia.
Tutti
i componimenti della raccolta sono abbracciati vigorosamente a quella memoria
attiva e particolare. Essa consente di conservare e rendere visivamente
percettibile e istantanea l’attualità (consegnata al presente indicativo dei
verbi) di quell’ antico vivere e anche
di combinarla costantemente con l’attuale matura dimensione esperienziale.
Postilla In questo testo la bambina che ero viene suscitata con la comitiva dei coetanei, quasi a incosciente contrasto con i reperti, l'erma e le stele del fusto eretti a memoria. Ma si chiude con la critica non troppo velata alla scuola e alla stampa, complici della naturale ignoranza dei giovani. (B.M.)
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