“La tirannia
dell’istante”
declinata
in versi
Sontuoso istante
vestito di broccato
che trasformi in perla
la lacrima sfuggita
per aver dato al tempo
il tempo di scavare un solco.
Istante che basti a te stesso
alfa e omega legati
sopra i miei occhi chiusi
che rallentano il cuore.
Grano di tempo
verità e ricordo
che tutto contieni
che tutto svuoti
Mi consegni nuova a me stessa
Ogni volta.
vestito di broccato
che trasformi in perla
la lacrima sfuggita
per aver dato al tempo
il tempo di scavare un solco.
Istante che basti a te stesso
alfa e omega legati
sopra i miei occhi chiusi
che rallentano il cuore.
Grano di tempo
verità e ricordo
che tutto contieni
che tutto svuoti
Mi consegni nuova a me stessa
Ogni volta.
Poesia
inedita
Senza scettro e corona
Atomizzato
si srotola
l’istante
come
funambolo impazzito
frenetico
fluttua
senza
regole e ritmo
inseguendo
clamori
e
luccichio del nuovo
catapulta
dottrine
e valori
ad
ogni oscillazione di borsa
e adesca
senza fatica
nella
sua inane corsa
(dal
canto del gallo
adepti
dentro
la rete
tra
un self e un post
tra
mille like nascosti
a
scalare
grattacieli
d’argilla
dove
il senno è bandito
e
la quiete…
raccatta
omuncoli
miopi
ad
ogni angolo
e
incrocio di vie
senza
scettro e corona
esercita
impunito
la
sua tirannia.
Giuseppa Sicura
Poesia
inedita
Dalla raccolta “Sbalzi si coscienza”
Lettera dal
futuro
Confidammo al domani
con la
cauzione algebrica
allegata
Il domani diede forfait
si presentò istante
privo di credenziali
con la
pretesa
di durare un oggi intero
di essere nuovo
di
non
riconoscere pendenze
di non
fare appelli
né
segnare assenze
Gli inalberammo contro
nostre aspettative
Significò
senza articolare suono
«Fortuna vostra
d’aver varcato vivi
la mia bocca!»
Un boato - in quella -
ci sparò alto
poi ci abbatté sul suolo
Il cielo sopra noi
ardeva tutto in fiamme
Più che sospetto
ci trapassò certezza
d’essere giunti vicini
al suo sfintere
Bianca
Mannu
Dalla silloge “Temporaneamente”
in “Sulla
gobba del tempo”
Ed. Grafica del Parteolla-
Dolianova 2017
In
queste tre poesie il concetto di tempo viene percepito soprattutto nella sua
manifestazione minima: l’istante. Nella prima appare come un granello, quasi
impercettibile, eppure segna l’inizio e la fine della nostra esistenza e incide
solchi indelebili in una continua successione di distruzione e trasformazione
che ci consegna alla vita e a noi stessi sempre rinnovati: un piccolo gioiello
di broccato! Una dipendenza dunque positiva e benevola agli occhi della nostra
poetessa, ma alquanto subdola per i tanti che non riescono ad accettare, nel
travagliato passaggio terrestre, metamorfosi imposte comunque
incondizionatamente e senza appello.
Nella
seconda invece si mette l’accento sul trascorrere troppo veloce dell’istante
nella società odierna consumistica e miope, dove anche i valori più alti e radicati
sono annullati. Una società travolta dai mercati nella frenetica corsa verso le
illusioni materialistiche e dai nuovi social verso realtà virtuali ed effimere.
Ogni sguardo al futuro è appannato dal godimento del tutto e subito che condanna l’umanità a subire la perenne soggiogazione
tirannica dell’istante.
Nella
terza lo sguardo al futuro appare comunque inutile perché la vita si presenta
come un continuo susseguirsi di istanti, ognuno con le sue incertezze e le sue
novità, senza fardelli. Ogni opposizione, rivendicando le nostre aspettative, è
destinata a fallire e pertanto insignificante. Non ci resta allora che ringraziare di essere almeno
ancora vivi al sorgere del nuovo istante? E qui l’ironia velata della poetessa si
palesa. Altro che ringraziare: l’istante
si presenta sempre talmente faticoso e
ingannevole che spesso preferiremmo non conoscerlo. In questi versi la
tirannia è ancora più totale e profonda,
in quanto investe non le modalità del vivere ma la vita stessa nella sua
essenzialità. Vivere nel presente
dell’istante appare un obbligo, una pena
da scontare, più che una conquista o soddisfazione.
Tre modi diversi di declinare un tema spesso al
centro di riflessioni e dibattiti letterari e filosofici, nel passato e nel
presente, qui affrontato in veste poetica
da ogni autore in modo singolare . Pur nella loro diversità di stile e
pensiero e attraverso considerazioni
apparentemente lontane ed opposte credo che nella sostanza gli assunti, direttamente
o non, convergano verso il medesimo punto. Nel primo testo, dietro un’apparente
ottimismo si cela il rovescio della medaglia, quel profondo senso di
demolizione che comunque è implicito nel rinnovamento continuo. Negli altri due
la visione è più disincantata e lascia un sapore amaro, sia quando il tono si
fa incisivo, sia quando è smorzato da qualche tocco d’ironia.
L’accostamento
dei tre componimenti è avvenuto del tutto casualmente alla lettura del primo, pubblicato su FB
dall’amica poetessa Argentino, che ha fatto da stimolo alla mia curiosità, ha
acceso la memoria di letture lontane nel tempo, ma soprattutto di quelle più recenti
e mi ha portato ad operare la comparazione.
Galeotto
fu il saggio di Hylland Eriksen “The tyranny of the moment” tradotto in
italiano col titolo “ Tempo tiranno” Ed. Elèuthera - Milano 2003
Giuseppa Sicura
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