giovedì 10 maggio 2018

Per “La tirannia dell’istante” proposta da Giuseppa Sicura


“La tirannia dell’istante” 
declinata in versi



Sontuoso istante 
vestito di broccato
che trasformi in perla
la lacrima sfuggita
per aver dato al tempo
il tempo di scavare un solco.
Istante che basti a te stesso
alfa e omega legati
sopra i miei occhi chiusi
che rallentano il cuore.
Grano di tempo
verità e ricordo
che tutto contieni
che tutto svuoti
Mi consegni nuova a me stessa
Ogni volta.
                      Angela Argentino
                                Poesia inedita



Senza scettro e corona

Atomizzato si srotola
l’istante
come funambolo impazzito
frenetico fluttua
senza regole e ritmo
inseguendo clamori
e luccichio del nuovo

catapulta
dottrine e valori
ad ogni oscillazione di borsa
e adesca senza fatica
nella sua inane corsa
(dal canto del gallo
al declinare del sole)
adepti
dentro la rete
tra un self e un post
tra mille like nascosti
a scalare
grattacieli d’argilla
dove il senno è bandito
e la quiete…

raccatta omuncoli
miopi
ad ogni angolo
e incrocio di vie

senza scettro e corona
esercita impunito
la sua tirannia.
                               Giuseppa Sicura
                                          Poesia inedita
                           Dalla raccolta “Sbalzi si coscienza”


Lettera dal futuro

Confidammo al domani
l’involto degli auspici
 con la cauzione algebrica
allegata
Il domani diede forfait
si presentò istante
privo di credenziali
 con la pretesa
di durare un oggi intero
di essere nuovo
 di
 non riconoscere pendenze
di non
 fare appelli
segnare assenze
Gli inalberammo contro
nostre aspettative
Significò
senza articolare suono
«Fortuna vostra
d’aver varcato vivi
la mia bocca!»
Un boato - in quella -
ci sparò alto
poi ci abbatté sul suolo
Il cielo sopra noi
ardeva tutto in fiamme
Più che sospetto
ci trapassò certezza
d’essere giunti vicini 
al suo sfintere

                                           Bianca Mannu
                     Dalla silloge “Temporaneamente
                     in “Sulla gobba del tempo”
                     Ed. Grafica del Parteolla- Dolianova 2017


 In queste tre poesie il concetto di tempo viene percepito soprattutto nella sua manifestazione minima: l’istante. Nella prima appare come un granello, quasi impercettibile, eppure segna l’inizio e la fine della nostra esistenza e incide solchi indelebili in una continua successione di distruzione e trasformazione che ci consegna alla vita e a noi stessi sempre rinnovati: un piccolo gioiello di broccato! Una dipendenza dunque positiva e benevola agli occhi della nostra poetessa, ma alquanto subdola per i tanti che non riescono ad accettare, nel travagliato passaggio terrestre, metamorfosi imposte comunque incondizionatamente e senza appello.


Nella seconda invece si mette l’accento sul trascorrere troppo veloce dell’istante nella società odierna consumistica e miope, dove anche i valori più alti e radicati sono annullati. Una società travolta dai mercati nella frenetica corsa verso le illusioni materialistiche e dai nuovi social verso realtà virtuali ed effimere. Ogni sguardo al futuro è appannato dal godimento del tutto e subito che condanna l’umanità a subire la perenne soggiogazione tirannica dell’istante.

  
Nella terza lo sguardo al futuro appare comunque inutile perché la vita si presenta come un continuo susseguirsi di istanti, ognuno con le sue incertezze e le sue novità, senza fardelli. Ogni opposizione, rivendicando le nostre aspettative, è destinata a fallire e pertanto insignificante. Non ci resta  allora che ringraziare di essere almeno ancora vivi al sorgere del nuovo istante? E qui l’ironia velata della poetessa si palesa.  Altro che ringraziare: l’istante  si presenta sempre talmente faticoso e ingannevole che spesso preferiremmo non conoscerlo. In questi versi la tirannia  è ancora più totale e profonda, in quanto investe non le modalità del vivere ma la vita stessa nella sua essenzialità.  Vivere nel presente dell’istante appare  un obbligo, una pena da scontare, più che una conquista o soddisfazione.

Tre modi diversi di declinare un tema spesso al centro di riflessioni e dibattiti letterari e filosofici, nel passato e nel presente, qui affrontato in veste poetica  da ogni autore in modo singolare . Pur nella loro diversità di stile e pensiero e attraverso  considerazioni apparentemente lontane ed opposte credo che nella sostanza gli assunti, direttamente o non, convergano verso il medesimo punto. Nel primo testo, dietro un’apparente ottimismo si cela il rovescio della medaglia, quel profondo senso di demolizione che comunque è implicito nel rinnovamento continuo. Negli altri due la visione è più disincantata e lascia un sapore amaro, sia quando il tono si fa incisivo, sia quando è smorzato da qualche tocco d’ironia.

L’accostamento dei tre componimenti è avvenuto del tutto casualmente  alla lettura del primo, pubblicato su FB dall’amica poetessa Argentino, che ha fatto da stimolo alla mia curiosità, ha acceso la memoria di letture lontane nel tempo, ma soprattutto di quelle più recenti e mi ha portato ad operare la comparazione.

Galeotto fu il saggio di Hylland Eriksen “The tyranny of the moment” tradotto in italiano col titolo “ Tempo tiranno” Ed. Elèuthera  - Milano 2003

Giuseppa Sicura




































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