Insistendo sul tema DONNA - UOMA , uno sguardo al nodo, ritenuto perno della femminilità, in forma di interrogativo
CHE SPECIE D'AMORE ?
Sono un amore provvisorio?
Un amore da riempirci
i vuoti tempi dell’indugio –
un amore da sotterfugio?
Sono un amore clandestino –
un amore meschino
un amore che non cresce
un amore che non riesce
a spiccare il volo
sono un amore da dopo lavoro ?
Sono un amore che non splende
uno che l’impazienza non accende?
Sono un amore che non scotta –
uno di quelli per cui non si lotta –
un amore limitato e stanziale
senza le ruote e senza le ali?
Sono un amore che non invischia –
uno di quelli per cui non si rischia ?
Dunque amore che non nuoce
che in capitolo non ha voce?
Sono un amore da gesuita –
un amore senza fatica
Ecco! Un amore razionale?
Un amore sono … serale !
Da consumarsi in tempi di noia –
un amore in salamoia!
Sono un amore senza parole
senza sollazzi né capriole
Un amore non firmato
Un amore approssimato
Un amore da strade deserte
Un amore a carte coperte
Sono un amore ad ore fisse
senza fervore e senza promesse
Sono un amore senza storia –
senza speranza e senza memoria
Sono amore provvisorio
che designi per ciò che non ha –
nessun nome – nessun futuro –
valore alcuno – per ora e qua.
Nota - Recentemente ho postato questa composizione in www.larecherche.it. corredandola poi con una nota di delucidazioni sui miei intenti, in dialogo con due commentatori nonché scrittori, che ringrazio di cuore: Alberto Becca e Klara Rubino. Mi sarebbe piaciuto riportare i due commenti,ma non sono autorizzata a farlo.
Riporto quella nota.
Una composizione del 2003 pubblicata nel 2004 e poi
inserita in Il silenzio scolora del 2014. Uno sguardo, forse piuttosto un
resoconto sintetico, necessitato dalla ineludibile scoperta di contare su un
senso di sé contratto, sminuito. Condizione difficilmente sovrapponibile alla
condizione di vittima del così detto femminicidio e degli altri abusi, su cui
invece scorrono tuttora fiumi di pseudo versi commoventi, come se il problema
risiedesse solo nelle sue più drammatiche apparenze.
Non amo attaccarmi alla cronaca, benché sappia che anch’essa
mi concerne, ma ho elaborato antenne per avvertire, tra le maglie apparentemente
anodine del quotidiano, personale e non, ciò che continua a sancire lo stato di
subordinazione del femminile al maschile, non solo come status esterno ma come
rocciosa interiorità speculare all’altro, sebbene non reciproca. Il profondo
maschile continua a concepirsi superiore e mantiene la percezione di
inferiorità del femminile; nella psicologia femminile il maschile resta sopravvalutato
anche come forza deteriore, mentre il femminile permane sottovalutato, anche
quando si perviene a una consapevolezza realistica del sé o quando, per
sussulti di rivalsa, si perviene a un’auto-sopravvalutazione surrettizia... Il
senso di impotenza o di potenza perversa, dunque di pericolo costante,
elaborato fra baluardi visibili e invisibili del sociale e del culturale,
permane come marchio ambiguo del femminile. Scoprire nel sentimento amoroso, o
che viene spartito come tale, il varco psicologico costruito nei precordi,
perciò totalizzante, mediante cui ci viene inoculata la minorità come genus, da
analizzare e discutere, è stato per me un passo liberatorio, sia pure parziale. (Fine nota)
Aggiungo e cito dalla prefazioni rispettivamente di Maria Rosa Giannalia e di Carlo Onnis:
"Il canto poetico qui infatti si dipana, non sommesso né dolce, ma impetuoso e coinvolgente nei toni fragorosi con i quali l'espressione del dolore s'innalza e sommerge il testo"
"Il suo affilato linguaggio giunge persino a sfiorare il sarcasmo pur di abolire il peso negativo... "
Entrambi (e riassumo) ravvisano l'approdo a una marca stilistica che lancia il personale in una dimensione umana complessa e distante da codici corrivi. E di questa LETTURA sono felicissima. (B. M.)
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