Sono stata e sono solo più fortunata per avere sulla testa un tetto infinitamente più umile, ma più riservato, frutto di un lavoro modesto, non ben remunerato, ma che non ha conosciuto interruzioni nocive.
So dell'impegno del Papa e dei suoi vescovi collaboratori. Tuttavia mi riesce difficile sopportare questa realtà che, senza che si possa elevare un dito o chiamare in causa uno o più responsabili, genera milioni e milioni di poveri, come se ci fosse in natura un meccanismo perverso. Meccanismo, sì, ma orribilmente umano e con conseguenze così oceaniche da non poter offrire speranze di risoluzione, a meno che il mondo stesso non si faccia capace di affrontare efficacemente e positivamente il PROBLEMA.
Sentendomi insetto di fronte ad esso, sento un po' come mia la pelle dei poveri e degli impoveriti, e forse in parte miei i loro sentimenti. Dico quanto segue per ricordare come furono espropriate alcune popolazioni centro europee e gruppi umani ideologicamente connotati come alieni e pericolosi, ma rivolgo la memoria a questo presente fastidioso ricacciato nel silenzio o in una visibilità di comodo.
Colonna infame
Ombre
di lacerti indegni
ci
struggiamo - sparsi –
col
grugno basso-
come
se faccia
fosse muso e ringhiasse …
…
e certo digrigna -
tra
cattivi denti - odio
e
inconfessabile vergogna.
A
incrociarci
riflessi
nel disgusto
della
gente perbene
c’incalza
la fame
e
l’animo canino
rimediato
nei vicoli
Cuocere
d’infamia
è
compensare
con
la breve pace
dello
stomaco
l’
urto osceno
delle
differenze
Scema
da noi
l’insegna
dell’umano
come
abito
che
si disfi
sulla
pelle
Il
freddo ci caccerà
dai
luoghi
illuminati
a giorno
frequentati
da
quelli che si lavano
da
quelli che dormono
sui
letti
Ci
spingerà a rannicchiarci
negli
ipogei dimenticati
rasentando
i cigli
dei
suburbi
Estiveremo solitari
come
i cani abbandonati
dai
vacanzieri
accanto
agli sfiati torridi
dei
tombini
e
ruberemo l’acqua
alle
fontane
Tremerà
d’orrore
e
di facile consolazione
la
comitiva dei turisti
sfiorando
la cresta d’ombra
che
ci raggruma
in
crosta infetta
a
deturpare
la
faccia irriverente
del
giorno.
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